Nel primo semestre del 2025, l’Italia ha registrato 125 ciclisti morti sulle strade italiane, secondo i dati dell’Osservatorio Sapidata-Asaps. Un numero in crescita del 21,8% rispetto al 2024, che evidenzia una vera emergenza nazionale. A preoccupare è soprattutto l’età delle vittime: 61 avevano più di 65 anni, e solo negli ultimi dieci giorni si contano sei morti, tutti anziani.
Ma come si colloca l’Italia rispetto al resto d’Europa? Male. Secondo i dati Eurostat e dell’Osservatorio europeo per la sicurezza stradale, la media di mortalità ciclistica nelle grandi città europee è del 2%, con punte dell’1% in città come Oslo, Stoccolma e Berna. In Italia, invece, la media è del 6,3%, con picchi drammatici a Catania (9,6%), Messina (9,0%) e Roma (7,4%).
Il contrasto è ancora più evidente se si guarda a Helsinki, dove nel 2024 non si è registrata nessuna vittima della strada. Un risultato ottenuto grazie a politiche urbane mirate, limiti di velocità ridotti, infrastrutture ciclabili sicure e una forte cultura della mobilità sostenibile (fonte).
Il fenomeno della pirateria stradale aggrava ulteriormente il quadro italiano: 12 incidenti mortali hanno visto i responsabili fuggire senza prestare soccorso.
A livello regionale, la Lombardia è la più colpita con 31 vittime, seguita da Emilia-Romagna (22) e Veneto (16).
Il confronto con l’Europa mostra quanto l’Italia sia indietro in termini di infrastrutture ciclabili, educazione stradale e tutela degli utenti vulnerabili. Serve un cambio di passo deciso: più piste ciclabili sicure, campagne di sensibilizzazione e controlli severi per ridurre una strage silenziosa che si consuma ogni giorno sulle nostre strade.