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La storia di Pietro, da Milano a Capo Nord in bicicletta

alberta schiatti by alberta schiatti
23 Settembre 2022
in In evidenza, Storie in bicicletta
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Pietro Franzese all'arrivo mostra il dito medio.

pietro franzese all'arrivo

Cosa troverai in questo articolo:

  • Una storia a lieto fine
  • L’impresa di Pietro
  • E’ una lunga storia di passione la sua
  • “La bicicletta mi ha fatto un regalo incredibile”

“Sono sempre stato pigro, grasso e sfigato. Mai avrei pensato che un semplice mezzo a due ruote mi avrebbe stravolto l’esistenza. Per me la bici è diventata molto più di uno strumento di trasporto per spostarsi da un punto A ad un punto B. E’ un ideale, uno stile di vita che ho scoperto solo tre anni fa e ha creato una persona del tutto nuova. Mi ha permesso di diventare indipendente, di viaggiare in paesi lontani, di conoscere nuove persone e culture, ma soprattutto mi ha cambiato la vita.”

Comincia così il libro di Pietro, un e-book che trovate qui https://amzn.to/3CMBJY6.

pietro fraiese
pietro fraiese

Una storia a lieto fine

Infatti il  5 agosto 2022, Pietro Franzese, 27 anni appena compiuti, professione cicloturista YouTuber,  in sella alla sua bici a scatto fisso, ha raggiunto Capo Nord (partendo da Milano) con l’intento di sensibilizzare sugli sprechi alimentari e raccogliere fondi per il Banco Alimentare. E la prima cosa pubblica che ha fatto (con relativo post ovviamente) è stato alzare la mano in segno di vittoria, con le due dita a formare la V sotto al famoso mappamondo. E fin qui, niente di strano.

La seconda però, è stata la stessa foto, ma con un dito solo. E no, non il “pollicione in su”, sinonimo gestuale della V. No,  era “quel dito”. Il dito meno gentile che abbiamo. Quel dito che si usa per “mandare” qualcuno. E non a capo Nord. Il dito medio.

Il testo di accompagnamento del post cominciava così:

“Lasciamelo dire: tu di viaggi in bici non ci capisci niente”

“Cosa sprechi soldi ad assemblare quella scatto fisso?”

“Ma con quella pancia dove vuoi andare!”

“Il tuo set up è sbagliato, non sai cos’è il bikepacking”

“Fissi le borse male, lascia perdere i viaggi in bici”

“Resta a casa che è meglio, non sei un vero viaggiatore come XXX”

“Facci un favore smetti di pubblicare video, dici solo ca****e”

“Rimetti la bici in garage che è meglio”

“Uno straps su un solo pedale? Si vede che non ne capisci di fixed”

“Stai sbagliando tutto”

“Con la scatto fisso non andrai mai lontano nei tuoi viaggi”

Capisco che si tratta di un “sassolino”, grande almeno come il mappamondo dietro alle spalle di Pietro, che lui si sta togliendo dalla metaforica scarpa con la solita sfrontata allegria.

Infatti continua:

Di commenti così negli ultimi anni ne ho sentiti parecchi. E quindi lasciatemi sfogare. Un bel 🖕 a tutti quelli che in questi anni hanno cercato di buttarmi giù, di bloccare il mio sogno. A tutti quelli che pensano di sapere tutto. A tutti quelli che giudicano ma senza sapere nulla.

Ma la prova dei fatti é qui, signori. Ho fatto qualcosa che nessuno aveva mai fatto nella storia probabilmente. E ne sono orgoglioso, perché sono arrivato a farlo da solo e senza nessun incoraggiamento. Non ho mai avuto nessuno a fare il tifo per me, mai nessuno a dirmi “Grande, continua così'”. Per quasi tutta la mia vita ho avuto a che fare con persone “depotenzianti” che mi hanno sempre fatto sentire sbagliato, il peggiore, quello inutile, quello stupido e da non calcolare. Quello sfigato, insomma.

Eppure da solo ho trovato la forza per andare avanti lo stesso. Eh beh, vorrei vederli adesso 🤩

Anzi no, non me ne frega niente. Perché quello che è arrivato a Capo Nord da Milano in scatto fisso da solo, sono io. E tutti gli altri che parlano, parlano, parlano … me lo possono baciare 😘

Come dite? Permaloso? Io? No beh, si lo sono 😉

pietro fraiese
pietro fraiese

L’impresa di Pietro

E permaloso o no, in questa impresa i fatti parlano, eccome: in  40 giorni di viaggio ha percorso 4,700 chilometri con 20.000 metri di dislivello scalati a scatto fisso, attraversando 8 stati. 

Più di 3.900 sono gli euro raccolti da Pietro con il crowdfunding per il Banco Alimentare (ma la campagna sarà attiva fino a settembre con la possibilità dunque di donare dal link https://www.retedeldono.it/it/milano-capo-nord-sostegno-banco-alimentare-lombardia).

Ma non è che un giorno Pietro si è svegliato e ha pensato “adesso per farla vedere a tutti quelli che non hanno creduto in me, che non mi hanno supportato, parto e vado in fissa capo Nord, tiè”, no, i viaggi in bici di questo calibro non si improvvisano. Ci vuole preparazione, abitudine, ci vuole il fisico, e anche lo spirito. E la storia di Pietro con la bicicletta è una storia lunga, e tortuosa.  Dura come una salita, bella come una salita. Ha il sapore della fatica, il gusto della libertà e  quello irresistibile del riscatto. Appunto.

È  bagnata di pioggia e sudore, è fatta di metalli diversi, di studio, di errori. Di momenti belli e di momenti no.  Vissuti sempre con la gioia e il sorriso, su quella faccia da monello che Pietro avrà anche a 50 anni.

pietro fraiese
pietro fraiese

E’ una lunga storia di passione la sua

Vanta  infatti una lunga serie di imprese portate a termine che se fosse un medagliere non gli starebbe, tutto sul petto, un po’ come quello di Figliuolo.

2016: Colonia – Amsterdam | Milano – Budapest

2017: Barcellona – Malaga | Colonia – Londra

2018: Milano – Parigi | Lisbona – Marrakesch

2019: Vienna – Amburgo

2020: 2.300 km in Italia con partenza da Milano e ritorno a Milano

2022: Milano – Nordkapp

Nel 2021 ha anche viaggiato (ma, non in scatto fisso) lungo la Via Francigena (da Calais a Roma per circa 3500k), e lungo il Cammino di Santiago (da Marsiglia a Finisterre).

pietro fraiese
pietro fraiese

“La bicicletta mi ha fatto un regalo incredibile”

“La mia storia parte dal bambino timido, sovrappeso, e insicuro che ero, a cui la bicicletta ha fatto un regalo incredibile, – dice – perché mi ha aiutato non solo ad acquisire uno stile di vita più sano e ovviamente a perdere peso. La bici mi ha anche aperto un mondo nuovo in cui ero totalmente libero, indipendente e potevo andare dove volevo. E non è una cosa di famiglia che si tramanda di padre in figlio come spesso accade, nessuno in casa mia è appassionato di ciclismo, e la mia prima bici, che mi ha accompagnato dal 2013 al 2019 (la mitica Orangina ndr), me la sono assemblata da solo per risparmiare dopo aver scoperto lo scatto fisso.

E oltre ai fatti e ai risultati tangibili, alle destinazioni raggiunte, ci sono cose che non si possono contare, né misurare: i tramonti e le albe visti nei posti più belli del mondo, le ore passate al sole, e quelle sotta la pioggia, i sorrisi, le risate, le birre. Gli incontri meravigliosi che si fanno solo in bicicletta e trascendono nazionalità, genere, età, prestanza fisica, tutti connessi dai raggi delle mille ruote, in costante movimento. Ma soprattutto adesso ci sono decine di migliaia di persone che fanno tifo per lui, che ci credono e lo ammirano.

E parafrasando un famoso detto: quando miri alla luna, agli altri, mostra il dito, Pietro.  

Tags: Storie in bici
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Alberta Turbolenta Schiatti, creativa sempre in sella. A volte turbo, più spesso lenta, comunque contenta del proprio equilibrio instabile. Creative and Communication Consultant @Not Combing Dolls. Previously @S&S. Cyclist. Cook. Mom.

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