Secondo Eurostat, circa l’Overtourism – 80% dei flussi turistici europei si concentra nel 15% delle destinazioni. Un dato che fotografa con chiarezza uno dei problemi più urgenti del turismo contemporaneo: l’overtourism. Città iconiche, località balneari famose e mete “da cartolina” continuano ad attrarre la maggior parte dei visitatori, spesso oltre la loro capacità di carico, mentre ampie aree del continente restano ai margini dei grandi flussi turistici.
Questo squilibrio ha conseguenze evidenti: aumento dei prezzi, pressione sulle infrastrutture, perdita di autenticità e, non da ultimo, un impatto ambientale significativo. Allo stesso tempo, però, l’Europa è attraversata da migliaia di chilometri di strade secondarie, ciclovie, borghi, parchi naturali e territori rurali che custodiscono un patrimonio paesaggistico e culturale straordinario. È qui che entra in gioco il cicloturismo.

Il turismo in bicicletta rappresenta una delle risposte più concrete e sostenibili all’overtourism. A differenza del turismo di massa, il cicloturista tende a muoversi lentamente, a fermarsi più a lungo, a viaggiare anche fuori stagione e a cercare esperienze autentiche. Questo significa destagionalizzazione, ma anche redistribuzione dei flussi verso destinazioni meno note, spesso escluse dai circuiti turistici tradizionali.
Le ciclovie europee – dalla EuroVelo alle reti ciclabili nazionali e regionali – attraversano zone interne, vallate, aree collinari e piccoli centri che raramente compaiono nelle top ten delle destinazioni più visitate. Qui il cicloturismo può diventare un volano economico fondamentale: piccoli alberghi, agriturismi, bar, officine e produttori locali beneficiano di un turismo diffuso e costante, anziché concentrato in poche settimane all’anno.
Un altro aspetto chiave è la sostenibilità. Il cicloturismo ha un’impronta ambientale ridotta, favorisce la mobilità dolce e incoraggia un rapporto più rispettoso con il territorio. In un’epoca in cui i viaggiatori sono sempre più attenti all’impatto delle proprie scelte, pedalare lungo una ciclovia europea diventa non solo un modo di viaggiare, ma una vera e propria dichiarazione di intenti.

Dal punto di vista strategico, investire nel cicloturismo significa anche ripensare la geografia del turismo europeo. Non più poche destinazioni sovraffollate, ma una rete di luoghi interconnessi, accessibili e valorizzati attraverso itinerari ciclabili ben segnalati e servizi dedicati. Le amministrazioni locali che puntano sulla bicicletta come leva turistica stanno già raccogliendo i primi risultati, dimostrando che un altro modello è possibile.
In conclusione, se l’80% dei turisti continua a concentrarsi nel 15% delle destinazioni, il problema non è la mancanza di luoghi belli in Europa, ma il modo in cui li raccontiamo e li rendiamo accessibili. Il cicloturismo offre una risposta concreta all’overtourism: più lenta, più sostenibile e capace di portare i viaggiatori dove non si aspettavano di arrivare, scoprendo che le mete meno note sono spesso le più memorabili.
