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Favignana
Ha la forma di una clessidra. Anzi no, di un otto. Anzi, del simbolo dell’infinito. Favignana è nota soprattutto con l’appellativo di “farfalla delle Egadi“, per la sua silhouette inconfondibile. Se ne sta lì affacciata davanti a Trapani, a ricordare le sue origini vulcaniche, così vicina eppure così distante dal resto della terraferma – che poi tanto ferma non è, visto che si tratta della Sicilia. Favignana è l’isola di un’isola. E oltre ai suoi mari cristallini, grotte nascoste e panorami incantevoli, è nota anche per essere una delle isole più ciclabili del Mediterraneo.
Coi suoi 19 km quadrati di superficie e i suoi 3000 abitanti, l’isola ha una lunghezza massima di 4 km. Va da sé che nessuno o quasi utilizza l’automobile, e per questo la bicicletta è il mezzo più funzionale e piacevole per gli spostamenti. E per questi motivi è stato facile e quasi spontaneo creare un percorso cicloturistico segnalato, che ripercorre tutto il perimetro dell’isola, toccando tutte le spiagge e le località più belle.
La storia dell’isola
Favignana fu ambita e abitata da tutte le popolazioni di navigatori del Mediterraneo: Fenici, Cartaginesi, Greci, Romani. Conosciuta dapprima dai Greci col nome di Egousa (letteralmente “che ha capre”), prese successivamente il nome di Favognana dal vento Favonio, che spesso spira da sud investendo l’isola. Negli anni è stata citata da storici classici come Plinio e Polibio, e fu teatro di battaglie importanti durante le Guerre Puniche (241 a.C.). Durante il Medioevo fu normanna, come testimonia la presenza dell’imponente Castello di Santa Caterina, che ancora oggi domina l’unica altura sull’isola.
I tesori di Favignana
La sua posizione particolarmente felice nel Mediterraneo e il suo clima mite hanno reso Favignana un posto unico. Le sue peculiarità spaziano dalle spiagge cristalline (la Praia, il Burrone, la Cala Azzurra, Cala Grande e la Grotta del Bue Marino sono soltanto le più note) alla biodiversità (famoso è il rospo smeraldino, che ha una colonia qui), alle specie di flora (cavolo marino e finocchiella di Boccone) fino alle particolarità geologiche (le Grotte del Bue Marino o gli ipogei di tufo, spesso utilizzati come giardini). Ma la vera star dell’isola, nonché prelibatezza locale e principale motore dell’economia locale, è il tonno. La principale attività nella sua storia è stata infatti quella nelle tonnare, la più famosa delle quali è lo stabilimento Florio . Dimenticate le scatolette sott’olio: a Favignana il tonno ha un sapore mai provato prima, al punto che ci fanno anche il kebab!
Il percorso cicloturistico
Uscendo dalla cittadina di Favignana, dove arrivano anche i traghetti da Trapani, è facile trovare i cartelli marroni che indicano il percorso cicloturistico. Data la forma a farfalla dell’isola, sulla sua strettoia al centro tra le due “ali” c’è un piccolo ma ripido rilievo montuoso, in cima al quale si erge il Castello di Santa Caterina. A parte questo, il resto dell’isola è completamente pianeggiante, il che rende questa pedalata adatta a chiunque, oltre che sicura anche per bambini.
Infatti un tunnel con corsia ciclabile protetta collega le due metà dell’isola, e anche se il nostro itinerario sceglie di scalare il monte al ritorno, è possibile farla anche al ritorno per chiudere l’anello, rendendolo ancora più facile. Inoltre a Favignana sono molti i noleggi bici che per una decina di euro permettono di affittare una trekking o una city bike per l’intera giornata, e tutto il percorso è fattibile con la dovuta calma in 3 ore effettive, quindi anche in mezza giornata.
Il perimetro dell’isola
- distanza: 33 km
- altimetria: 624m +
- fondo stradale: asfalto 80%, sterrato sassoso 20%
Partendo dal porto, ci dirigiamo verso l’ala est (i cartelli ci indicano la direzione contraria, ma noi preferiamo fare sempre le isole in senso orario) in direzione di Punta San Nicola. Qui il panorama è fatto di macchia mediterranea del tutto simile al resto della Sicilia, fichi d’India e muretti a secco. Oltre alla bellissima Grotta del Bue Marino, omonima di quella sarda che ispirò anche Francesco De Gregori, si susseguono i surreali ipogei di tufo coltivati a giardino, il blu limpido del mare e la costa trapanese. Qui le spiagge più belle da visitare sono senza dubbio Cala Azzurra, Scalo Cavallo, Cala Rossa e il Bue Marino.
Il tunnel e Punta Lunga
Tornando indietro verso ovest, incontriamo il tunnel ciclabile che collega le due parti di isola. Esistono due strade alternative, ma sono sentieri sterrati, uno dei quali, quello indicato al ritorno nella traccia, è molto ripido e fattibile in MTB oppure scendendo di sella. Il tunnel, come già anticipato, prevede una corsia ciclabile separata che garantisce la sicurezza dell’attraversamento. Il panorama qui è cambiato, anche se è passata una manciata di chilometri. Si sente più profumo d’Africa e di Grecia, l’azzurro scrostato dalle persiane delle case bianche tradisce la costanza del vento Favonio, che batte da sud, dal deserto.
Barche tirate in secca e un paio di localetti con terrazza, sparuti ma accoglienti, un’atmosfera da finis terrae e dei cartelli con le distanze in km di alcune città sul continente rendono ancora tutto più affascinante e surreale. Ci troviamo ora a Punta Lunga, e in questa zona le spiagge di Cala Trono e Burrone sono senza dubbio ottime soste.
La costa ovest e il Faro di Punta Sottile
In seguito, procedendo oltre il tunnel, ci ritroviamo una zona dell’isola relativamente ombrosa, con la strada che attraversa un boschetto di ulivi. Da qui in poi il panorama cambia ancora: distese più ampie, vegetazione più bassa, una macchia mediterranea che si fa largo a fatica tra gli scogli e le linee lunghe del panorama. Un’unica forma verticale svetta su tante linee piatte: è il faro di Punta Liscia, estremità ovest dell’isola. Bisogna dire che questo lato di Favignana è più selvaggio e meno popolato, forse a causa dei venti più forti e delle onde più grandi, ma non meno affascinante. Il tratto compreso tra Punta Sottile e Punta Ferro pare un’Irlanda dal clima temperato, coi gabbiani che si affaccendano su una lisca di pesce e i buoi al pascolo. Giunti a questo punto il sentiero si fa sterrato e un po’ accidentato, il vento continua a sferzare tra i capelli.
Il ritorno montuoso
Infine, arrivati all’altezza della Calazza, poco prima dei Faraglioni, si hanno due opzioni per tornare indietro al paese di Favignana: tornare verso il tunnel, oppure scalare la collina per la via più diretta. Quest’ultima soluzione è senza dubbio più difficoltosa, date le pendenze molto ripide specie nell’ultimo tratto, ma offre panorami dell’isola dall’altro di incredibile bellezza. A questo punto la strada si fa mulattiera, sassosa e impervia, ma si tratta di un chilometro scarso – in cui si guadagnano praticamente tutti i 200 metri di dislivello del percorso! Però la vista è speciale. Giunti in cima, nei pressi di un osservatorio, chi ha una mountain bike e discrete abilità discesistiche potrà divertirsi a planare dall’alto sul porto di Favignana. Prima di terminare il giro, è doverosa una visita all’Ex Stabilimento Florio, la tonnara del paese, e magari un succulento kebab di tonno fresco.