I luoghi si legano ai ricordi, e le emozioni che ho da poco vissuto in Veneto sono indelebili. Ho soggiornato due notti a Vittorio Veneto. E, in ordine sparso, ho camminato in una città che ha tre centri storici ed è bagnata da un fiume – il Meschio – che ha una temperatura costante di undici gradi tutto l’anno per via delle sorgenti sotterranee che lo alimentano. Ho pedalato fino a grotte che mi hanno regalato scorci inaspettati e fino a una ex filanda convertita in museo per documentare una delle principali attività economiche presenti in questo territorio dalla fine del Diciottesimo secolo ai primi decenni del Ventesimo. Ho degustato l’olio extravergine di oliva dei Colli Trevigiani e D.O.P. “Veneto del Grappa” e il Torchiato di Fregona DOCG, un vino passito prodotto con tre tipologie di vitigni. Ho avuto a disposizione una e-bike di alta gamma presa a noleggio presso Moto Ri, un negozio ben fornito che nel piazzale ha un murale realizzato dal writer vittoriese Michele Peruch.
E l’indomani mi sono svegliata all’alba per intrufolarmi in un bosco e ascoltare il bramito dei cervi in amore; e ho poi realizzato un desiderio che coltivavo da bambina: guardare il mondo da una palafitta.
Itinerari in bici
La prima cosa da sapere è che Vittorio Veneto si trova alle pendici delle Prealpi Trevigiane, in una posizione strategica fra Venezia e Cortina, ha dato i natali a Lorenzo Da Ponte (il celebre librettista di Mozart) e ha opere autografe di Tiziano Vecellio (uno dei massimi esponenti della pittura cinquecentesca). La città è anche ricordata dal punto di vista storico perché in queste zone si è combattuta la battaglia finale della Prima Guerra Mondiale.
La seconda cosa da sapere (la prima per chi ama pedalare!) è che ha una ciclopista che prende il nome proprio dal fiume Meschio: da Serravalle (uno dei suoi tre centri storici che si trova a nord della città) porta dopo cinque chilometri a San Giacomo di Veglia. Io l’ho percorsa nella direzione opposta, al termine di un bel giro in bicicletta di una ventina di chilometri che ha incluso soste naturalistiche, culturali ed enogastronomiche.
Se si vogliono sperimentare percorsi ciclistici più ampi, si può affrontare l’itinerario “Attraverso le colline del Prosecco”, che conduce a Treviso ed è inserito nel contesto della Dolomiti-Venezia. Ci sono anche otto itinerari con partenza e arrivo nella città di Treviso. Si tratta di percorsi inseriti nel progetto “Bici in vacanza nella Marca Trevigiana”, e si srotolano per un totale di 500 chilometri lungo strade poco trafficate.
Vittorio Veneto e Treviso sono due città che valgono un viaggio per scoprire questo angolo d’Italia a misura di cicloturista. Qui si incontrano borghi, chiese e monumenti di valore storico-artistico, ma anche testimonianze di importanti attività produttive come le manifatturiere tessili e le cartiere. E naturalmente le iconiche colline dal profilo dolce ricoperte di vitigni.
Le opportunità ciclistiche sono molteplici e per chi vuole mettere l’acqua al centro della propria vacanza c’è Veneto Rivers Holiday, un portale che racchiude le principali attrattive turistiche tra Venezia e le Dolomiti. Un susseguirsi di località amene e scorci da cartolina che si possono ammirare seguendo il corso dei fiumi Piave, Meschio e Livenza. Una rete d’impresa per un’azione di promozione d’insieme e trasversale dedicata a chi cerca esperienze naturalistiche e sportive, strizzando l’occhio all’enogastronomia e alla cultura. Il progetto abbraccia le realtà territoriali sparse fra il Bellunese, Venezia e Treviso proponendo molteplici attività, da scegliere in base alle proprie passioni.
La mia giornata in bicicletta è iniziata in direzione Grotte del Caglieron, a Breda di Fregona. Un complesso di cavità naturali e artificiali frutto del lavoro dell’uomo, per estrarre la “piera dolza” (pietra tenera) – un’arenaria bianca impiegata per la costruzione di stipiti e architravi che si possono ancora ammirare nelle vecchie case e nei palazzi d’epoca – e dell’incessante opera di scavo da parte del torrente Caglieron che ha dato origine a una forra molto profonda e suggestiva.
Si cammina per circa un chilometro lungo un percorso che porta nei pressi di un antico mulino trasformato in ristorante.
Recuperata la bici, mi sono diretta al Museo del Baco da Seta, che si trova in località San Giacomo di Veglia e ha un dettagliato percorso didattico per fare conoscere il ciclo di vita del baco da seta e le tecniche di lavorazione che venivano impiegate per la produzione della seta in Veneto.
Una volta rientrati a Serravalle vi consiglio di fare tappa in piazza Flaminio, per scoprire i vicini Meschietti, opere idrauliche costruite per contenere il fiume che nel 1521 straripò a causa di una frana.
Il Meschio finisce la sua corsa fra le acque del Livenza, e lungo il suo corso si può ammirare quel che resta degli antichi mulini e delle segherie impiegate nella lavorazione del legno proveniente dal Cansiglio, considerato un tempo il bosco della Serenissima.
Stiamo parlando di una delle più grandi faggete d’Europa, utilizzata un tempo per costruire i remi delle galere impiegate a scopo bellico. Il faggio infatti è un legno forte e resistente, che può sopportare carichi pesanti.
Per fortuna, oggi il Bosco del Cansiglio è diventato un’importante area naturale protetta. Per arrivarci, nel cuore della notte, ho impiegato un’oretta in auto da Vittorio Veneto. Ed è qui che ho vissuto un’esperienza che resterà ben scolpita nella mia memoria. Ho ascoltato il bramito dei cervi immersa nel silenzio, in compagnia di una guida naturalistica che mi ha permesso di scorgere alle prime luci dell’alba un branco di una settantina di esemplari da un punto privilegiato: il bosco. Ho sentito il loro respiro e il loro odore, in completa sintonia con la natura.
Ho assistito a un altro spettacolo molto suggestivo: quello che sembrava un lago era un accumulo di nebbia fitta, che pian pian si è diradata. E ho poi raggiunto l’Agriturismo Filippon, in località Pian Cansiglio a Tambre. Qui ho gustato una colazione a base di prodotti del territorio, e da qui sono partita alla volta di un interessante Museo ecologico (ingresso gratuito) che porta il nome dell’ispettore forestale che ha contribuito alla sua creazione: Giovanni Zanardo.
Il mio viaggio è proseguito poi in direzione laghi di Revine, nel Parco dei Laghi della Vallata, tra i comuni di Revine Lago e Tarzo.
Revine Lago si trova lungo la strada provinciale che collega Vittorio Veneto a Valdobbiadene, e offre una tranquilla passeggiata in bici o a piedi alla scoperta della sua biodiversità. Vicino c’è il Parco archeologico Didattico del Livelet, col suo villaggio di palafitte preistoriche ricostruite e tutta una serie di attività didattiche pensate per trascorrere una giornata coi bambini.
Nel mio diario dei ricordi di viaggio ho appuntato anche le due belle esperienze fatte a Vittorio Veneto: il pernottamento al Relais Althea – un angolo di pace nel cuore dei vigneti del Conegliano Valdobbiadene, dove l’azienda vitivinicola fondata da Marika Drusian lavora le uve coltivate nei 13 ettari di proprietà – e la cena raffinata al ristorante Mainor, all’interno dell’Hotel Calvi ma aperto anche a chi non vi soggiorna.
Sulla copertina immaginaria del mio diario metterei la nebbia che sembrava un lago che ho ammirato al Cansiglio, l’altopiano delle Prealpi Carniche che si posiziona a cavallo delle provincie di Belluno, Treviso e Pordenone.
Per info
www.veneto-rivers-holiday.com/it
Fulvia Camisa
Complimenti, bellissimo viaggio, bellissima descrizione dettata dalle sensazioni.
Spero di riuscire a duplicare le tue esperienze.