In bicicletta verso il Lago d’Iseo
Vivere lontano dal mare, per chi cresce su un golfo cullato dalle onde, è come stare in apnea. Baki a Cremona ha trattenuto il respiro, si è allenato per resistere senza il suo ossigeno, il mar di Marmara, ma il richiamo dell’acqua è stato più forte. Così ha preso la sua bicicletta e ancora una volta è partito. Seguendo il corso del fiume Oglio, per 90 chilometri, ha puntato a nord, verso uno specchio d’acqua sinuoso: il lago d’Iseo. A contendersi il suo fascino glaciale sono le province di Bergamo e Brescia, dove si insinua il bacino prealpino. La sponda orientale è bresciana, quella occidentale bergamasca.
«Ses abordes sont doux et frais comme une églogue de Virgile», scriveva l’autrice francese George Sand in Lucrezia Floriani. Ovvero, i suoi dintorni sono dolci e freschi come un’egloga (poesia bucolica) di Virgilio.
«Quando sono arrivato al lago – racconta Baki – è come se fossi arrivato al mare. Sentire le voci dei gabbiani e vederli volteggiare ha colmato quel senso di nostalgia». Un posto amichevole per i cicloturisti – con qualche accorgimento -, ma anche per fare escursioni fuori porta, surf e vela.
A colpire Baki sono state la dolcezza dell’acqua naturale dell’Iseo, la sua limpidezza, gli alberi di fichi – e lui coi fichi è un po’ come un orso col miele -, gli ulivi dei suoi lidi, che ne svelano il clima mediterraneo. «Sembra che abbiano protetto questo lago, che l’industria non abbia intaccato questo angolo di Lombardia».
La ciclabile litoranea costeggia per 62 chilometri l’intero bacino. A sud c’è Clusane, borgo di pescatori noto ai buongustai per la tinca al forno con polenta. Poi, procedendo sulla sponda ovest è la volta di Paratico, Sarnico, Predore, Tavernola Bergamasca, Riva di Solto e Lovere, ultimo comune del Bergamasco. Ad inaugurare il lato bresciano c’è l’antico borgo medievale di Pisogne, e la via per Toline, Vello, Marone, Sale Marasino e Sulzano.
Caratteristica di questa ciclovia, nella parte orientale, sono le tante gallerie, non vietate ai ciclisti, ma che richiedono un po’ di attenzione in più e una bicicletta con luci adeguate. Alle persone che temono i tunnel Baki consiglia i fanali giusti per pedalare in sicurezza, di evitare i periodi di traffico, ma soprattutto di stare bene alla larga dalla galleria Trentapassi. «Mi piacciono le gallerie – confessa Baki -, ma quelle in pietra, non in cemento armato». Un chiaro riferimento alla galleria-incubo dei ciclisti, finita spesso nelle pagine di cronaca. «Non devono entrare nella “Trentapassi”. È molto trafficata e lunga quasi 2 chilometri al buio. Ufficialmente non è vietata ai ciclisti. Ma è molto pericolosa». Per lui il tragitto al buio, per una segnaletica poco chiara, è stato un errore inevitabile, che ha filmato con la sua videocamera.
Tratti ciclabili da intercettare, ce ne sono, come la Toline-Vello. E in alternativa, per evitare panico da oscurità e brutti incidenti, da Pisogne a Marone si può caricare la bicicletta sul treno o sul battello.
L’ultimo tratto di pista, che da Marone arriva a Iseo, ha tre splendide sorprese sospese sull’acqua: Loreto, Monte Isola e San Paolo. Sono le tre gemme del lago. Due di queste, Loreto e San Paolo, sono inaccessibili perché proprietà privata, mentre per Monte Isola – la più grande isola lacustre italiana -, non si deve che scegliere il traghetto per pedalare in assoluta sicurezza. Perché i mezzi motorizzati qui sono banditi.
Baki questa volta ha scelto di dormire in un parco sulla costa e guardare le stelle, a Sale Marasino, prima di riprendere la via di Cremona e ricominciare l’allenamento di apnea. In due giorni ha percorso 237 chilometri, trascinato dal richiamo dell’acqua dolce dell’Iseo.
Silvia Ricciardi & Baki Berk Kayalar
Foto di Baki Berk Kayalar