in bici da corsa sul Carso sloveno
Chi conosce il Carso, saprà che è sinonimo di pietre. Pietre calcaree, pungenti o levigate dall’acqua che scorre sulla superficie e subito s’inabissa nel sottosuolo, dove silenziosa alimenta fiumi, torrentelli e pozze sotterranee. In superficie, accanto alle rocce, boschi e sottobosco dove i sentieri appaiono e scompaiono tra alberi e cespugli. Pedalare in queste zone di solito significa prendere una mountain bike e affrontare sentieri più o meno sassosi o magari sterrati.
Questa volta invece, il Carso lo ammiriamo sfilando tra le curve delle strade di paese, su una snella e leggerissima bicicletta da corsa: partendo da Sesana, dove si possono noleggiare bici (da corsa, mtb ma anche a pedalata assistita) nel nuovo centro Mathitech appena aperto. Case, semafori, un paio di incroci: superato il “passo” di Sesana, si apre alla vista il panorama sul Carso sloveno con il Monte Nanos, le colline e i campanili dei paesi, che ad uno ad uno sfoggiano pinnacoli e campane. Il primo, Šmarje pri Sežani, si presenta con una piccola chiesetta con campanile a vela, che merita già una tappa;
poi, Križ con la sua chiesa dedicata alla Santa Croce: i campanili spuntano uno dopo l’altro che quasi “interrompono” la pedalata. Ora mi riprometto di “tirar dritto” e non farmi ammaliare ma ce la faccio solo per qualche chilometro. Già a Tomaj mio malgrado mi fermo e tiro fuori la macchina fotografica: ma questa volta dal sacro passo al profano… ed ecco la Gostilna (trattoria) che porta il nome del paese.
Mi fermo solo per un caffè e mi ripropongo di tornarci per un pranzo! Prossimo campanile, prossimo scatto: la chiesa di Duttogliano è la più bella che si incontra durante l’itinerario. Ancora due tornanti quasi da montagna (per fortuna in discesa) e a sinistra si biforca una strada più piccola, il cui cartello indica Komen, Gorjansko e Pliskovica, meta di questa gita. Le vigne sembrano brillare alla luce del tramonto e appena il sole si nasconde, l’aria si fa più fredda: superata Krajna Vas, ancora pochi chilometri e Pliskovica mi accoglie al margine della sera, nella valle ormai quasi all’ombra sotto il monte Lanaro.
Per chi, come me, arriva a quell’ora, la scelta migliore è quella di fermarsi a dormire nell’ostello della gioventù del paese, antica casa carsica splendidamente rinnovata. Troverete un’accoglienza degna di un vero International youth hostel, mappe per nuovi itinerari e un panorama da gustare insieme ad un bicchiere di Terrano. Per la cena, assicuratevi con anticipo che l’agriturismo del paese, Petelin, sia aperto: io non ho avuto la fortuna di provarlo e attendo curiosa i commenti online di chi potrà assaggiare i piatti tipici del luogo! La mattina seguente, l’occasione è buona per visitare il paese che, con le sue oltre venti aziende vinicole artigianali, ha molto da offrire: se possibile fatelo insieme ad Enrico Milic che grazie al progetto Joseph.land ha portato a Pliskovica nuova energia e interessanti iniziative dall’appeal turistico, che oggi va di moda chiamare “vacanza attiva”. Si può visitare il laboratorio di Jernej Bortolato, uno dei più abili scalpellini della pietra bianca del Carso, o gli orti sociali, iniziativa coordinata dalla Casa Jeričevi, Centro per la Natura, dove tra l’altro si può anche alloggiare. E se ci si organizza per tempo, scegliendo la data giusta, si può anche partecipare ad uno dei workshop che Enrico propone: dal pane fatto in casa con il grano coltivato a Pliskovica alle lezioni sui tipi di semi e sulla loro coltura biologica; dalle visite alle arnie al sentiero didattico ma anche corsi residenziali di yoga e, naturalmente, escursioni in bicicletta… A proposito, rimontiamo in sella che si riparte: per tornare a Sesana, partendo da Pliskovica, questa volta percorriamo un itinerario che vi farà prima raggiungere Duttogliano e poi deviare verso Kreplje.
Sulla strada, un cartello indica un cimitero di guerra: lo sterrato porta ad un piccolo campo santo, ben tenuto, dove riposano soldati di varie nazionalità, tra cui oltre 3000 cechi, caduti combattendo nell’esercito Austro-Ungarico durante le battaglie sull’Isonzo, tra il 1915 e il ’17. Passato il paese di Kreplje, si attraversa un ponte sulla ferrovia, distrutto durante la seconda guerra dai tedeschi e ricostruito dagli inglesi, tra il ’46 e il ’47 (la targa commemorativa da anni non esiste più, staccata dal ponte stesso dove ne resta solamente una traccia).
Da qui iniziano tre strappetti in salita, che passando per Dol Pri Vogljah e a fianco dei colli Srednjik, Lože e Lenivec, ci riportano a Sesana, dove si può riconsegnare le eventuali biciclette prese a noleggio nel Mathitech Bikeways Center, situato all’interno della zona Inkubator, a pochi chilometri dal confine di Fernetti. Per rientrare in Italia, da alcune settimane c’è anche la possibilità di prendere il treno che finalmente unisce in modo diretto i due paesi che si affacciano sullo stesso confine, un tempo cortina di ferro.
The Lady Bike