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Gino Bartali: Il campione silenzioso che salvò l’Italia

Dalle epiche sfide con Coppi agli atti di eroismo durante il conflitto: la storia di un uomo indimenticabile.

giordano roverato by giordano roverato
5 Maggio 2025
in In evidenza, News
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Il 5 maggio 2000 si concludeva la vita di Gino Bartali, leggendario ciclista simbolo di un’epoca eroica. Oltre alla celebre rivalità con Coppi e al suo ruolo di pacificatore dopo la morte di Togliatti, Bartali fu un eroe silenzioso che, con la sua bicicletta e il suo coraggio, salvò innumerevoli vite durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ricordato come uno dei più grandi ciclisti italiani, al pari del suo storico rivale Fausto Coppi, Bartali conquistò tre Giri d’Italia (1936, 1937, 1946), due Tour de France (1938, 1948), due Giri di Svizzera (1946, 1947), tre Giri di Lombardia (1936, 1939, 1940) e quattro Milano-Sanremo (1939, 1940, 1947, 1950). Nato nel 1914 in una famiglia modesta del fiorentino, Gino fin da giovane contribuì al bilancio familiare lavorando in una fattoria e aiutando la madre con i ricami. A undici anni, per raggiungere la scuola a Firenze, acquistò la sua prima bicicletta con i suoi risparmi e l’aiuto della famiglia. Proprio pedalando sulle strade collinari toscane, Bartali scoprì il suo talento, che presto si trasformò in passione agonistica, culminando nella sua prima vittoria nel 1931, a soli 17 anni.

Divenuto professionista nel 1935, l’anno seguente vinse il suo primo Giro d’Italia. Nonostante le sue reticenze, fu spinto dalla Federazione Ciclistica Italiana a partecipare al Tour de France del 1938 per promuovere il ciclismo italiano a livello internazionale, in un contesto in cui il regime fascista vedeva lo sport come strumento di propaganda. Bartali vinse il Tour, ma si rifiutò di dedicare la vittoria a Mussolini, e al suo ritorno non ricevette le celebrazioni che meritava. Con l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940, fu richiamato alle armi, ma a causa di un’aritmia cardiaca fu assegnato al ruolo di staffetta, potendo così continuare ad allenarsi e a gareggiare.

Gino Bartali
Gino Bartali

Ma Bartali fece molto di più: con grande saggezza e coraggio, tra il 1943 e il 1944 sfruttò l’immunità diplomatica ottenuta grazie ai suoi successi sportivi per compiere azioni eroiche, rischiando la propria vita. Collaborò con una rete clandestina che salvò centinaia di ebrei dalla deportazione, trasportando documenti falsi nascosti nei tubi della sua bicicletta sulla tratta Firenze-Assisi, senza destare sospetti. Quelle carte d’identità contraffatte furono cruciali per la salvezza di oltre 800 persone. Per questo straordinario impegno, a Gino Bartali furono conferite postume la Medaglia d’Oro al Valor Civile (2005) e il titolo di “Giusto tra le Nazioni” da Yad Vashem (2013).

Gli anni della guerra e della Resistenza lasciarono un segno profondo in Bartali, ma con grande sforzo riuscì a tornare ai livelli atletici di un tempo, vincendo nuovamente il Giro d’Italia nel 1946 e compiendo un’impresa memorabile al Tour de France del 1948, dieci anni dopo la sua prima vittoria. Quel trionfo, a quasi 34 anni, non fu solo la sua massima consacrazione sportiva, ma contribuì anche a placare le tensioni sociali in Italia dopo l’attentato a Togliatti.

Dopo le ultime stagioni agonistiche, Bartali si ritirò dalle competizioni nel 1956, proseguendo la sua attività come allenatore e opinionista. Nel 1977 ricevette il Premio Italia come “maggior campione ciclista vivente”.

Gino Bartali e Fausto Coppi
Gino Bartali e Fausto Coppi

Bartali-Coppi: una storica rivalità

Dal 1945, con la ripresa dell’attività agonistica di Bartali e il ritorno di Coppi dalla prigionia, nacque una leggendaria rivalità sportiva, che talvolta sfociò in episodi antisportivi. Questa competizione, spesso enfatizzata, assunse anche una connotazione politica, con Gino Bartali simbolo della Democrazia Cristiana e Fausto Coppi del Partito Comunista Italiano.

La loro rivalità culminò nel luglio 1952 con il celebre scambio della borraccia al Tour de France, un gesto iconico di fair play il cui autore rimase un mistero. Nonostante l’antagonismo, tra i due campioni esisteva un rispetto reciproco, come dimostrò il loro accordo a Zurigo nel 1946 per regalare gioia agli emigrati italiani. «Eravamo avversari, ma ci volevamo bene», ammise Bartali.

Tags: anniversario mortebiciclettaCiclismocorse a tappeFausto CoppiGino BartaliGiusto tra le NazioniMedaglia d'Oro al Valor CivileYad Vashem
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