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Home La Tecnica della bicicletta

Luci, una sicurezza da ABC per i ciclisti

Marzia Dal Piai by Marzia Dal Piai
3 Dicembre 2020
in La Tecnica della bicicletta
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Cosa troverai in questo articolo:

  • “A” come Accese sempre
  • “B” come Biomotricità
  • “C” come Contrasto

Jovannotti ha lanciato qualche giorno fa un appello sui social a sostegno della sicurezza dei ciclisti per strada e raccomanda l’uso delle luci. Sulla stessa scia continuiamo a parlare di luci e di sicurezza. L’azienda di biciclette Trek ha adottato l’adagio “prevenire è meglio che curare”, per sensibilizzare i ciclisti a prendersi cura dei dettagli che garantiscono la propria sicurezza in strada. Le basi della consapevolezza secondo Trek si fondano su tre concetti specifici: A come Accese (ovviamente le luci), B come Biomotricità e C come Contrasto. Utilizzare le luci diurne è un buon metodo per farsi notare, ma la combinazione tra luci diurne, elementi per evidenziare le parti del corpo in movimento e scelta di un abbigliamento che contrasti con l’ambiente circostante rappresenta la ricetta migliore.

“A” come Accese sempre

Perchè accese sempre? Affinché una luce diurna sia efficace deve essere davvero luminosa soprattutto perché gli automobilisti, quando sono al volante, sono soggetti a tantissime distrazioni. Una luce fissa potrebbe confondersi con l’ambiente circostante. Al contrario, una luce lampeggiante salta subito all’occhio e cattura l’attenzione degli altri utenti sulla strada. Inoltre, è stato verificato che le auto dotate di luci diurne, che oggi fanno parte della dotazione di serie, sono meno soggette a incidenti. Applicare questa tecnologia anche alle biciclette è semplice e anche logico a patto che si utilizzino prodotti appositamente studiati per emettere un fascio di luce riconoscibile anche alla luce del sole. Quindi la caratteristica minima di una luce per essere classificata come “utile” nelle ore diurne riguarda la presenza di ottiche, profili di lampeggio e portata del fascio luminoso sviluppato per lo scopo specifico. Senza questi tre elementi, si tratta di normalissime luci.


“B” come Biomotricità

Il movimento del corpo permette di distinguere i ciclisti dall’ambiente circostante. È questa l’idea che sta alla base del principio di Biomotricità, cioè l’insieme di soluzioni tecniche che mettono in evidenza piedi, ginocchia e altre parti del corpo in movimento con materiali fluorescenti o catarifrangenti. La ricerca dimostra che se un ciclista usa la Biomotricità in modo efficace aumenta la propria visibilità fino all’83%. In soldoni questo il consiglio: di notte, mettere in evidenza piedi, caviglie e gambe con prodotti realizzati con materiali catarifrangenti mentre in condizioni d’illuminazione diurna, indossare calze, scarpe, copri-scarpe o gambali di colore fluorescente.

“C” come Contrasto

I colori fluorescenti si “attivano” solo in presenza dei raggi Ultravioletti e, quindi, della luce del sole. Un ciclista che indossa capi dai colori fluorescenti aumenta la propria visibilità fino al 300% rispetto a uno che veste capi dai colori normali. Di sera però le cose vanno diversamente poichè i fari delle automobili non emettono raggi UV abbassando drasticamente l’efficienza di un capo fluorescente. Diversi studi dimostrano che i ciclisti sovrastimano la loro visibilità nei confronti degli altri conducenti del 700%: indossare capi fluorescenti non è sinonimo di visibilità. Durante le ore serali l’unica soluzione possibile è quella di utilizzare capi con dettagli riflettenti. Un ciclista che desidera aumentare il proprio contrasto deve quindi utilizzare indumenti fluorescenti di giorno e riflettenti di sera.
www.trekbikes.com

Tags: Bici di notteEvidenzaluci biciSicurezza in bici
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Marzia Dal Piai

giornalista professionista con esperienza ventennale in diversi campi del giornalismo sportivo, enogastronomico e non solo.

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