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Castellaneta e Rudy Valentino
Castellaneta, in provincia di Taranto, è il paese natale di Rodolfo Valentino, il mito del cinema muto degli anni venti del secolo scorso. Sicuramente più conosciuto all’estero che in Italia, è stato uno dei primi divi della settima arte. Siamo andati a pedalare per le strade e per i sentieri che lo hanno visto correre da bambino.
La cittadina di circa 17.000 abitanti, è al centro dell’area che costituisce il Parco naturale regionale Terra delle Gravine. Il suo territorio va dalla Murgia tarantina fino al Mar Ionio, e presenta una grande varietà di paesaggi e diverse presenze naturalistiche storiche e archeologiche. La zona è solcata da una serie di “gravine”, incisioni nella roccia calcarea, molto simili ai Canyon, che possono essere profonde anche più di 100 metri, mentre Montecamplo, una collina a poca distanza è il punto più alto (411 m) da dove si ha un bellissimo panorama su tutta la piana e la costa di Castellaneta.
Le gravine e le lame
Il nostro itinerario si svolge qui, tra la cima di questa collina e il fondo delle gravine che ne solcano i pendii. Proprio perché assomiglianti a dei Canyon, le pareti dove si pedala sono in qualche caso tecniche e con pendenze importanti, ma nulla di impossibile, anzi, hanno il piacere di sfidare il biker, rendendo la pedalata ancora più divertente.
La mia guida è Davide, il presidente di MTB Group di Castellaneta, un gruppo di “ragazzi” che ha dato nuova vita a Montecamplo, riaprendo i sentieri ormai coperti dai rovi e dagli alberi, riscoprendo le cave di tufo e le grotte dove i briganti si nascondevano. Grazie ad un accordo con l’amministrazione di Castellaneta, i ciclisti che pedalano lungo i sentieri, segnalano eventuali ritrovamenti di immondizia o crolli di alberi, e tutto viene ripristinato al meglio, in poco tempo. Ecco un esempio pratico e di grande intelligenza di quello che dovrebbe essere la collaborazione tra pubblico e privato.
Montecamplo, parco divertimento per i biker
Ma torniamo a Davide, dopo i saluti di rito e le mie preghiere di non esagerare nelle pendenze e nelle difficoltà, partiamo. Subito ci inerpichiamo nella folta boscaglia che costeggia le gravine. I sentieri sono tutti segnalati in modo davvero preciso, ben tenuti, con curve disegnate per le bici, non troppo stretti, ma neppure per distratti. Passiamo da strade asfaltate, per nulla trafficate, a sentieri davvero divertenti e panoramici sulle gravine. Ci fermiamo a vedere grotte impossibili da trovare ad occhi non del luogo, anche essendo a pochi metri dal loro ingresso.
Le gravine costituiscono delle vere nicchie microclimatiche che permettono la sopravvivenza di specie rare vegetali, nella vicina gravina di Laterza per esempio sono state classificate ben 528 specie floristiche. Questa ricchezza di varietà era nota dalla fine del 1700 e Montecamplo, già allora, veniva indicato come “Monte d’Oro”, per l’inesauribile ricchezza di erbe aromatiche, il cui uso all’epoca alimentava un’intensa attività economica.
Pedalare qui è un continuo passare da una salita a una discesa, da una gravina a una lama (la gravina meno ripida), attraverso passaggi tecnici divertenti e semplici strade sterrate. Montecamplo è davvero un piccolo, ma neppure tanto piccolo (2.380 ettari) paradiso per gli amanti delle ruote grasse. Se avete voglia di qualche piccolo brivido, vi consiglio di scendere per quello che Davide chiama il sentiero del chirurgo. Prima di farlo chiedo il perché del nome, la risposta l’avrò da solo alla fine del percorso. La precisione della guida qui è essenziale, come la precisione che deve avere il chirurgo nell’operare, se sbagli sono davvero guai.
Le processioni della settimana Santa
La nostra mattinata in MTB è volata via, senza che ci accorgessimo del tempo che passava. E’ ora di tornare a Castellaneta per ripercorrere le strade del centro, che hanno visto Rudy bambino. Se passate da queste parti, una visita al museo del divo è una tappa obbligatoria. Conoscere un personaggio amato all’estero come lui è una piacevole sorpresa. Così come vi consigliamo di venire e partecipare ai riti della Settimana Santa.
A Castellaneta, come in tutta la Puglia, durante la settimana precedente la Pasqua, si svolgono processioni i cui inizi si perdono nei secoli dello scorso millennio. Processioni, vedono la partecipazione di tutti gli abitanti della cittadina divisi per confraternite, ognuna con la devozione ad un Santo o alla Madonna, che viene tramandata di generazione in generazione. I riti tradizionali iniziano il venerdì prima della domenica delle Palme e continuano in un crescendo di partecipazione fino al Sabato Santo, con la processione del Gesù morto.
L’inizio del corteo è alle 6.00 della mattina quando escono dalla Cattedrale, il “legno”, la bara di Cristo Morto e la statua della Vergine Desolata, per farvi ritorno alle 12.00 dopo aver percorso le principali vie cittadine. Il legno è una pesante croce che viene portata a spalla da un fedele come segno di devozione, è accompagnata da uomini incappucciati, scalzi, e con una corona di spine in testa, che muniti di “trozzl” (raganella) e “tocca-tocc” (battola), producono un fragoroso rumore, che attraversa l’intera città. Alla processione partecipano anche i lancieri, le pie donne, i portatori della bara, ognuno di loro con il loro voto di fede, da portare a compimento.
Come spesso accade, in Italia soprattutto, partire per un giro in bicicletta, permette di scoprire personaggi, storie e storia, prodotti enogastronomici, come solo il turismo lento permette, e Castellaneta è una di queste esperienze.