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La casa di Maurice Garin nel villaggio Chez les Garin non è luogo di pellegrinaggio. Peccato. S’intravede dalla strada che attraversa il villaggio di Arvier e da cui s’imbocca la Valgrisenche. Dito puntato verso la collina, lo indica Riccardo Moret, presidente della Società Ciclistica Valdostana. “In quella casa ora ristrutturata nacque nel 1894 il primo vincitore del Tour de France. Questo luogo lo vogliamo far conoscere, portandovi una tappa della Grand Boucle. Presto, molto presto. Garin è nato in Valle d’Aosta, dobbiamo esserne fieri. E’ stato il primo italiano a vincere la Parigi-Roubaix, emigrò in Francia per fare lo spazzacamino. Poi il suo destino prese una direzione ben diversa e solo nel 1901 venne naturalizzato francese”. Allargare i confini del Tour in Italia. Possibile. Ci sono le idee, ci sono i percorsi, c’è un territorio straordinario e ci sono le strutture.
Percorso mondiale
Da 56 anni, la SC Valdostana organizza il Giro della Valle d’Aosta, gara a tappe con parterre super internazionale (quest’anno vinta dal belga Mauri Vansevenant, con la maglia a pois del GPM sulle spalle dell’etiope Mulu Hailemichael e quella a punti indossata dall’olandese Kevin Inkeelar). Un giro consistente (prologo più cinque tappe) riservato ad atleti U23. Nell’albo d’oro ci sono Thibaut Pinot e Fabio Aru, tra i nomi recenti. Quest’anno sono partiti in 130. Un Giro riservato agli scalatori e una fama costruita sul grado di difficoltà che le tappe comportano. Salite e luoghi spesso sconosciuti al grande pubblico ciclistico. Con lo sviluppo del settore e-bike, le cose possono cambiare segnando tempi nuovi in un territorio che potrebbe accogliere un Mondiale. L’esempio è poco più in là, oltreconfine, in Svizzera, a Martigny, sede iridata nel 2020. Il Giro della Valle d’Aosta ci ha fatto tappa (rapporti di buon vicinato) e la cittadina ne ha approfittato per mostrare i suoi gioielli paesaggistici, con colpo d’occhio su colline coltivate a vigne e alberi di albicocche.
Aosta in cerca di un Mondiale
Cittadina piccola (40 mila abitanti), fondata ben prima di Cristo quando i romani combatterono contro i Salassi, Aosta ne ricorda una vittoriosa battaglia con l’Arco di Augusto (25 a.C.). Sotto quel monumento l’edizione 2019 del Giro della Valle d’Aosta ha preso il via con un cronoprologo di 2,7 km. Partenza e arrivo paralleli per la gioia del pubblico. Un cicloturista che intende scoprire la regione potrebbe iniziare il suo viaggio proprio dal capoluogo, seguendo percorsi già tracciati, di minima difficoltà l’Aosta-Verres (per MTB e gravel) di 50 km. Il viaggetto inizia alla stazione di Aosta, finisce alla stazione di Verres seguendo lo sviluppo della Dora Baltea, su piste ciclabili in buono stato e strade a bassa intensità di traffico, per uno sguardo ai manieri di Fénis, di Ussel, il castello Gamba di Chatillon e al rudere del castello di Saint Germain. L’unica difficoltà è la salita che conduce a St Vincent. La discesa è impegnativa e prima di arrivare a destinazione si percorrere uno dei tratti più panoramici su mulattiera a mezzacosta e fra i vigneti sopra a Montjovet.
Valsavarenche, nel parco del Gran Paradiso
La prima tappa in linea in territorio valdostano proposta al Giro della Valle d’Aosta è stata la Aymavilles – Pont di Valsavarenche: 138 km con 3 GPM per nulla banali con le salite di Doues (da Valpelline al Gpm 4 km con pendenze oltre il 15%), Saint Pierre (da Sarre si sale per 7 impegnativi km) e l’arrivo a Valsavarenche in pieno Parco del Gran Paradiso (da Introd 17 km lunghi ma pedalabili). La tappa si è decisa dopo il tratto sterrato (un percorso da MTb) di Chèvrere, con l’olandese Kevin Inkelaar (secondo in classifica generale nel 2018) del team Groupama FDJ a fare il forcing imponendosi sul traguardo di Pont. Aymavilles è meta ottimale per chi cerca un luogo pieno di storia (il ponte acquedotto di Pont d’Ael risale al 3 a.C.), tra vigneti e frutteti dominati dall’omonimo castello, caratterizzato da quattro torri cilindriche dotate di merli e beccatelli e in fase quasi terminata di restauro (per diventare un museo). A soli 8 km da Aosta, Aymavilles è la porta di accesso al Parco del Gran Paradiso che comprende 13 comuni (7 in Valle d’Aosta – Aymavilles, Cogne, Introd, Rhêmes-Saint-Georges, Rhêmes-Notre-Dame, Villeneuve e Valsavarenche – e 6 in Piemonte). Valsavarenche è la più stretta e selvaggia delle valli valdostane, territorio di ascese attorno al Massiccio del Gran Paradiso. Da visitare la Casa reale di caccia di Orvieille che si raggiunge attraverso una suggestiva mulattiera, l’antica strada che Re Vittorio Emanuele II percorreva in carrozza. Sale nel bosco di abeti rossi e larici.
Val d’Ayas: non solo bici da corsa, anche e-mtb
La terza tappa del Giro della Valle d’Aosta ha portato i corridori da Antagnod a Champoluc, partenza ed arrivo in Val d’Ayas: 180 km di saliscendi. Una tappa per professionisti. Si è scalato in partenza il Col de Joux (da Brusson ), quindi Champremier, affrontato dal versante di Fenis (per onor di cronaca al Gpm hanno transitato Bagioli, Huys e Cassarà in ordine), quindi le secche rampe della salita di Emarèse per concludere il tutto di nuovo col Col de Joux (nel suo tratto da Salirod allo scollinamento). Azione vincente quella di belga Michel Ries (Kometa Cycling Team) che arriva a Champoluc con 8” di vantaggio sul connazionale Maxim Van Gils (Lotto Soudal) e 24” sul colombiano Santiago Buitrago Sanchez (Team Cinelli). Una tappa solo per scalatori esperti, o per chi è dotato di una MBT o una e-Mbt. E la valle di Ayas sta decisamente puntato sulla MTB per farsi conoscere con i suoi oltre 200 km di percorsi tracciati. Quest’anno vi si è svolta la seconda edizione della Monterosa Prestige, una ultramarathon di 92 km con 3.300 metri di dislivello positivo. Hanno partecipato oltre 500 ciclisti, ai piedi di Monte Rosa e Cervino. “Rispetto ad altre competizioni che si svolgono sulle Alpi, la Monterosa Prestige si caratterizza per il suo percorso non solo di strade bianche, ma in parte su sentiero con discese tecniche, non pericolose divertenti da eseguire” dice Marco Vallino, organizzatore dell’evento. Oltre al percorso “extreme”, i partecipanti possono scegliere quello “classic” di 52 km e 2050 metri di dislivello. “E’ aperto anche alla categoria e-bike. Nell’edizione 2018 hanno partecipato nove atleti, quest’anno saliti a 40. Un successo esponenziale e per la prossima edizione ci aspettiamo numeri ancora più importanti”.
Terra di lardo doc e un saluto a Mike
Il Giro della Valle d’Aosta U23 si è concluso con la tappa Valtournenche – Cervinia di 120 chilometri, vinta dal lombardo Andrea Bagioli (team Colpack). Gruppo in picchiata su Chatillon, discesa molto tecnica sino a Pont Saint Martin, poi la salita di Fabiole (molto impegnativa, discesa supertecnica) fa selezione. Ritorno a Chatillon e gran finale lungo l’ascesa di Cervinia. Un percorso con punti chiave importanti per il cicloturista che non ha fretta. Da visitare il Forte di Bard, un complesso fortificato fatto riedificare nel XIX secolo da Casa Savoia e che oggi ospita importantissime esposizioni di arte antica, moderna, contemporanea e di fotografia. Sosta d’obbligo ad Arnad. “Il villaggio si anima a fine agosto di ogni anno per la festa del lardo, un prodotto dop di cui si parla nei documenti del XVI secolo. Richiama più di 50mila turisti provenienti da tutta Europa”, segnala Riccardo Moret. Centro principale della valle è Saint Vincent con le sue terme a ridosso della montagna e il Casino de la Vallée. Il cicloturista che parte da Aosta, può raggiungere Saint Vincent attraverso la ciclabile lungo la Dora Baltea. Sono circa venti chilometri pianeggianti. All’altezza di Saint Vincent si può scegliere di lasciare la ciclabile e proseguire verso sud verso il forte di Bard, oppure entrare sulla strada regionale 46 della Valtournenche che porta diritto fino a Cervinia, 28 chilometri di salita (con tratti anche superiori al 10%) impegnativi con la bici da corsa, da godere con la e-bike. A metà strada, nei pressi di Antey St. André si trova il bivio per Chamois unico paese in Italia che non si raggiunge in auto, ma solo attraverso la funivia o strade interne sterrate abbordabili con una MTB o una gravel. Restando sulla regionale 46 si arriva a Cervinia e si può gridare “allegria”. Nella piazza principale si trova la statua dedicata a Mike Bongiorno che sul monte Cervino girò un famoso spot. Il giro della Valle d’Aosta è terminato lì, tra spruzzi di spumante e pranzo collettivo. Modo generoso per ringraziare i suoi protagonisti, quei giovani che nelle difficili salite valdostane hanno cercato il loro momento di gloria. Vincitori o sconfitti, sono tornati oltreconfine, in Belgio, Olanda, Sud Africa, Spagna e Colombia. Alcuni di loro li ritroveremo tra i pro. Tra questi Bagioli, unico italiano a vincere una tappa. Sarà in maglia Deceuninck–Quick-Step, per nuove indimenticabili sfide.
Lorenza Cerbini