Cosa troverai in questo articolo:
I ciclisti vintage, se li conosci li emuli
Se in questo periodo che ci ha abituato a vedere (evviva!) sempre più ciclisti – avvolti in lycra, su biciclette leggere e scattanti come giovani purosangue, o su ecologiche city-bike cariche di cestelli per la spesa, fino alle comode e-bike per andare oltre i propri limiti in souplesse – vi capitasse di incontrare strani personaggi in sella a bici pesanti come cancelli e con un pacco pignone così piccolo che sembra una confezione di caramelle Polo, personaggi che sembrano arrivare con la macchina del tempo da un’epoca lontana. Vestiti in lana cotta e caschetti di cuoio, con le camere d’aria a tracolla. Se li incontrate che arrancano per salite impervie e sterrate, caracollano giù per discese altrettanto impervie e sterrate, coperti di polvere o fango, a seconda del tempo che fa, ma comunque sempre sorridenti e felici, non sono pazzi ( o forse un po’ sì): sono i ciclisti vintage.
Le ciclostoriche: non chiamatele gare
Questa passione per le biciclette d’epoca e per un ciclismo che fu, ha anche i suoi raduni: le ciclostoriche.
A metà tra la manifestazione ciclistica e la festa di paese, le ciclostoriche non sono gare, non si cronometra, semmai si chiede quanto manca al ristoro successivo. E anche se la gara è solo con se stessi, alla fine vincono tutti solo per il fatto di esserci stati. La prima fu L’Eroica, iniziata nell’ormai lontano 1997 come una cosa tra quattro amici, e oggi le ciclostoriche non si contano più: sono solo in Italia tra 140 e le 150, difficile dirlo perché di fianco a quelle più strutturate, ne nascono ogni anno di piccole, amatoriali, spontanee, che magari non durano, ma altre ne sorgono e così via. Sono tutte diverse, ma accomunate da regole e caratteristiche, istituite dall’Eroica ai tempi e prese come Bibbia anche da tutte le altre.
Le “regole” delle ciclostoriche
- Le biciclette devono essere antecedenti all’87. E devono avere alcune caratteristiche precise quali i fili dei freni esterni al telaio e al manubrio, il cambio non indicizzato posto sulla canna, e le gabbiette punta-piedi al posto dei pedali.
- Sono vietati i capi tecnici eccezion fatta per i caschi.
- Si svolgono tutte su strade prevalentemente sterrate.
- Prediligono territori dalle spiccate bellezze naturali e caratterizzati da un’eno-gastronomia eccellente.
- Sono precedute e circondate da mercatini pieni di bancarelle che vendono accessori d’epoca, biciclette, abbigliamento vintage oltre che cibo e vino del territorio, proprio come nelle feste di paese.
La loro diffusione non è uniforme su tutto il territorio nazionale: più importanti e numerose in centro Italia e in particolare in Toscana, dove tutto ebbe inizio, quasi assenti al Sud, qualcuna al Nord.
Le ciclostoriche da non perdere
Se siete ciclisti, ma anche se non lo siete ancora (mai dire mai), il nostro consiglio è quello, almeno una volta nella vita, di partecipare ad una ciclostorica (se non avete la bici, la trovate in affitto in loco, anche il giorno prima, non avete scuse). Per godervi lo spettacolo, assaporare l’atmosfera (e non solo) e provare l’emozione, quasi infantile, di quel ciclismo vero e vivo, allegro e scanzonato, faticosissimo e un po’ più spericolato (basta provare una discesa sterrata su una di quelle bici) che c’era prima dei GPS, del carbonio, del manto stradale perfetto, del lattato (non hai fatto l’esame del lattato??). Per provare la gioia dei ristori senza sali minerali, banane e biscotti industriali (ah i ristori!) l’allegria di una compagnia multilingue dove si è già tutti amici ancor prima di partire. La gioia di aver superato i propri limiti. La fatica, però si può dosare, in tutte le ciclostoriche ci sono diversi percorsi tra cui scegliere, dalla “passeggiata” pochi chilometri per le bici veramente antiche o le gambe meno toste, via via fino al “lungo” che include il percorso completo.
1. L’Eroica, la regina delle ciclostoriche
È la regina incontrastata delle ciclostoriche. La prima edizione, si è svolta nel 1997, ed è via via cresciuta, con un indotto turistico incredibile per il Chianti, regione in cui si svolge, ma soprattutto per Gaiole, il delizioso paese da cui parte, arrivando a essere una realtà internazionale con manifestazioni in tutto il mondo. Solo in Italia ce ne sono tre: l’originale, ad inizio ottobre, che parte da Gaiole appunto e si snoda per 209 km attraverso borghi e paesaggi di incredibile bellezza, come le Crete Senesi, Radda, Montalcino e conta in anni “normali” più di diecimila iscritti. L’Eroica di Primavera, che da Montalcino si sviluppa nella parte più a sud del percorso classico, da Buonconvento alla val d’Orcia. Questi sono entrambi anche percorsi permanenti, con tanto di mappe, segnaletica stradale e road book su cui farsi mettere i timbri agli appositi checkpoint. Da fare in qualsiasi giorno dell’anno (anche in più giorni), con i propri tempi. E infine, l’Eroica Dolomiti, che si svolge ad inizio settembre sulle montagne più belle del mondo, dove la sfida per quel tipo di bici è tutta nel rapporto chilometri-metri di dislivello, resi ancora più impegnativi dai tratti di sterrato. Solo per Eroici eroici.
2. L’Artica, nordica e freddissima
L’Artica invece è una ciclostorica del nord Italia, parte da Lonigo (VI) si snoda sulle strade e sui sentieri dei Colli Berici, in cui è impossibile non innamorarsi dei paesaggi dai colori e dai profumi e bontà locali che, nei ristori, si susseguono lungo tutto il percorso. La sua peculiarità è che si svolge d’inverno, e – Covid-time a parte – proprio nei giorni più freddi, quelli che si chiamano i “giorni della merla”. A differenza delle altre, per bilanciare l’eroicità delle temperature (ed evitare assideramenti) è dotata di assistenza e carro – scopa, cosa che ai tempi non esisteva. L’Artica esiste da circa due lustri, ed è in costante crescita. Per l’edizione 2021 sono previsti 750 partecipanti, provenienti da tutt’Italia e dall’Europa.
3. La Vinaria, in omen nomen
Derivata da L’Eroica, o come si dice oggi, è un suo “spin off” in quanto nata dagli amici eroici del Cicli Carube. Si svolge sui colli e dentro e fuori le Mura di Lucca, sulle colline di Matraia e Segromigno Monte e nel territorio di Capannori e dell’Eroica ha mutuato lo spirito e l’atmosfera. E anche l’allegria, la toscanità, e la qualità dei ristori è quella. Un po’ più contenuta – qualche centinaio di persone – e con più presenza locale e italiana. Pare che il nome La Vinaria derivi da una manifestazione vinicola in cui le cantine aprono le loro bottiglie alle degustazioni, altri suggeriscono che è il percorso tra le mille vigne del territorio che le ha dato il nome, ma non credeteci. Provate i ristori e vedrete che il nome “La Vinaria” assume tutto un altro significato. Due i percorsi, il Divino di 43 chilometri e l’Intrepido di 78, per quelli che non temono le salite (e soprattutto per gli astemi). Se ce lo si può permettere, vale sicuramente la pena per godersi il panorama delle montagne della lucchesia, dall’aspetto maestoso e quasi alpino, con pendenze importanti e scorci suggestivi come la Quercia delle Streghe, dove la favola narra sia stato impiccato Pinocchio.
4. La Francescana, una bellezza umbra
La Francescana è una ciclostorica che ha normalmente luogo a metà settembre, su un percorso – se fatto nella sua interezza – lungo 160 chilometri con più di 2.000 metri di dislivello, che ha le stesse caratteristiche delle altre ciclostoriche con mercatino, cibo e degustazioni sin da due giorni prima eccetera. La Francescana però è anche diventata un percorso permanente, nelle bellezze (e bontà) del paesaggio umbro nata per far conoscere in modo lento e suggestivo questo meraviglioso territorio ricco di storia e di spiritualità. Si viaggia col proprio passo, spezzando il percorso in quante tappe si vuole, si attraversano i comuni di Assisi, Bevagna, Campello sul Clitunno, Cannara, Castel Ritaldi, Foligno, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo, Montefalco, Spello, Spoleto, Trevi. Si mangia e si beve in modo che è inutile ribadire. Si incontrano chiese, musei, locande, cantine. Per i ciclostorici è possibile farsi mettere i famosi timbri sul Road Book. Per ottenere il brevetto “La Francescana” bisogna averne almeno quattro.
5. L’Ardita, un festival e un tributo ad Arezzo
È arrivata alla sua quinta edizione, L’Ardita, che più che una semplice ciclostorica è una festa che vede come protagonista Arezzo. Ideata e fondata dalla Fondazione Arezzo Intour e dall’Associazione A.S.D. “Gli Arditi del ciclismo” consiste in una tre giorni di mercatino, esposizioni museali, degustazioni, musica e ovviamente l’omonima ciclostorica. Ma non finisce qui, il suo tracciato completo, di 80 chilometri è diventato un percorso permanente che permetterà al famoso “turismo di prossimità” di scoprire pedalando Arezzo e il territorio che lo circonda, di visitarne le attrazioni e apprezzarne le eccellenze. La ciclostorica L’Ardita parte (e arriva) dalla piazza principale di Arezzo, piazza Grande, nel cuore del centro storico e raggiunge la vetta dell’Alpe di Poti, già tappa del Giro d’Italia e presente in molte altre gare. Si può scegliere tra tre percorsi: il Gourmet di appena 30 chilometri, il Classico di 50, che raggiunge il casentino e L’Ardita di 80 chilometri, l’unico che include la cronoscalata all’Alpe di Poti.
6. La Ghisallo, un pellegrinaggio al santuario del ciclismo d’antan
La Ghisallo, che ha luogo nell’incredibile scenario del lago di Como, assai frequentato dal turismo mondiale (anche V.I.P.), è una due giorni che ci riporta indietro nel tempo. Se già ci si sente un po’ Fausto Coppi a percorrere quelle strade tortuose e arrivare in cima dove tutto parla di un ciclismo storico (e stoico, visto le pendenze presenti soprattutto ne primo tratto da Bellagio), l’occasione di farlo con abbigliamento non tecnico e in sella a bici dell’epoca, rende l’illusione perfetta: un viaggio nel tempo e nella fatica di allora. Il primo giorno si tiene una staffetta a squadre che parte da Bellagio e arriva a in cima. Mentre il secondo giorno si parte dall’Autodromo di Monza, Parte dall’autodromo di Monza e poi si va verso la montagna toccando Eupilio, Pusiano, Cesana Brianza, Bosisio Parini, Rogeno, Erba, Longone, Proserpio, Castelmarte, Canzo, Asso, Rezzago, Caglio, Sormano, Lasnigo, Barni, Magreglio. E l’arrivo è sempre là, nella piazza della Madonna del Ghisallo, dove tutto parla di ciclismo, dal monumento al Museo. Con l’incomparabile vista sul lago e sulle montagne che lo circondano. E in questo caso, ovviamente, per provare l’emozione dell’arrivo, il percorso è uno solo.