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La Via Francigena che dal Passo della Cisa arriva a Pontremoli è una discesa di una trentina di chilometri, già Toscana ma ancora Emilia e quasi Liguria. E’ terra boschiva e selvatica, cioè splendida; stretta tra gli Appennini che vedono il mare e sentono il clima mediterraneo. E’ alta Lunigiana, con il Magra che è ancora un torrente, con l’entusiasmo di buttarsi verso valle.
La strada ha dei tratti ripidi, considerato che il dislivello è di oltre mille metri. Si lascia quasi subito la statale della Cisa in direzione Valdantena per arrivare poi a Gravagna San Rocco e Gravagna Montale su un fondo che è sì per bici da strada e mountain bike ma che ha buche e ghiaia. Questo vuol dire ancora più attenzione in discesa, una certa distanza tra le bici e un accurato uso dei freni. In compenso non c’è traffico e si arriva bene ad un tratto piano (circa quattro chilometri da Gravagna) che porta a incrociare la Via Francigena pedonale, su una mulattiera. Qui si incontra il Magra e lo si accompagna verso valle, ma senza vederlo, protetto per bene dalle rive boscose, a rimarcare la riservatezza di chi arriva dalla montagna. Siamo sulla strada provinciale 42 che dà poi sulla statale 62 per Pontremoli, dove si arriva appena passato Migneno. Entrati in città si tiene la destra prima del ponte di Porta Parma e si evita così la galleria della statale. Certo si deve portare la bici a mano, per una mulattiera segnata come “Via Francigena”, ma è la soluzione migliore. Poi si passa sulla ferrovia e da via Porta Parma per via Garibaldi: siamo così nel centro storico di Pontremoli.
Pontremoli porta della Toscana
“L’unica chiave e porta della Toscana”, disse di Pontremoli Federico II. Tappa trentuno del viaggio di Sigerico, dominata dal Castello del Piagnaro e protetta dal Magra e dal Verde, Pontremoli è un passaggio obbligato che diventa una sosta gradevole. E’ il barocco e il medioevo, i ponti sui fiumi e la “Torre del Campanone” (che divideva i quartieri dei Guelfi e dei Ghibellini).
E’ lo splendore della Cattedrale di S. Maria Assunta e il complesso rinascimentale della chiesa della S.S. Annunziata; ma anche Palazzo Pavesi, con un centinaio di stanze e arredi con le “quadrature settecentesche”, che sono le architetture prospettiche dipinte. Nel Castello del Piagnaro, che è del X secolo, c’è il museo delle statue stele datate tra il III millennio e il IV secolo avanti Cristo. Figure maschili e femminili, forse divinità, probabilmente eroi, di sicuro così antiche da essere il presente.
I pellegrini trovano facilmente da mangiare e da dormire in vari posti della città, per esempio al Convento dei Cappuccini, nella via dei Cappuccini: 0187.830395. Altrimenti, in via Europa 74, trovano “El Nino Bici”, nel caso ce ne fosse bisogno.
La discesa verso Sarzana
Dal centro storico si prende quella che una volta era la via Fiorentina, e che oggi ha diversi altri nomi ma che è sempre l’asse centrale del borgo, fino a svoltare a sinistra per la statale 62 della Cisa. Scendendo per i quaranta chilometri di strada che portano a Sarzana, capiterà di attraversare la statale e anche di percorrerla. E’ molto trafficata e in alcuni punti anche stretta, per cui bisogna sempre stare in campana. La Pieve di Sorano per esempio è proprio di fianco alla statale, ma vale una sosta: per le dimensioni, vista dall’esterno (stalle, magazzini e altri edifici, oltre alla chiesa), e per la statua stele che si trova all’interno. Si può visitare chiedendo le chiavi alla casa col giardino che è all’inizio della via. Poi di lì si prosegue per Filattiera e ancora la statale della Cisa, ma solo per un chilometro e mezzo, fino alla svolta a sinistra per le strade belle e tranquille in direzione Bagnone e Villafranca.
Qui si attraversa il Magra e si passa sul versante destro del fiume, giocando coi saliscendi nel bosco che poi diventano vigneti. Si pedala, si osserva, si respira. Si porta dentro quello che ci circonda e che ci fa bene; e si prosegue.
Si passa così da Barbarasco e di nuovo dall’altra parte del fiume, sulla provinciale 23, fino a Terrarossa e a destra per Aulla.
Ad Aulla arrivavano le due direttrici delle sponde del Magra e anche la via che risaliva l’Auella, tra gli Appennini e le Alpi Apuane. Era la via del Volto Santo, che scendeva lungo la Garfagnana fino a Lucca. La città fu mortificata da un devastante bombardamento della seconda guerra mondiale che distrusse l’ Abbazia di San Caprasio, santo protettore dei pellegrini, a cui anche Sigerico rese omaggio. Aulla è la tappa numero trenta del suo viaggio.
Dalla via Lunigiana- centro della città, costeggiando il Magra – si seguono le indicazioni verso La Spezia e ci ritrova sulla Cisa. Da qui sono 15 chilometri di statale, che è la vera sofferenza per chi si sposta in bicicletta. In alternativa ci sarebbero le salite: 23 chilometri passando da Pallerone, Pomarino e poi Ponzarello. Roba per scalatori puri, che solo a pensarci va bene la statale.
Lungo la strada c’è Santo Stefano di Magra, tappa ventinove nelle annotazioni di Sigerico, crocevia importante poiché su uno dei guadi del Magra e all’incrocio con la via Aurelia, percorsa dai pellegrini che andavano a Compostela. E’ proprio con una grande rotonda che la Cisa finisce nell’Aurelia, la strada statale numero uno. Sono circa sei chilometri della nuova strada, che è trafficata come quella vecchia. Poi finalmente si svolta a sinistra e si entra nel borgo murato di Sarzana.
Il borgo murato di Sarzana
Sarzana è bella e importante; medioevale e contemporanea. Lunigiana in Liguria ma quasi in Toscana. Ai piedi delle montagne, sul fiume e vicino al mare. E’ la concretezza del marmo di Carrara e la leggenda del Preziosissimo Sangue di Gesù, arrivato a Luni su una nave senza nessuno che la navigasse.
Il centro storico di Sarzana è ancora circondato dalle mura e dai torrioni del XVI secolo; da visitare la pieve romanica di S. Andrea e la cattedrale di Santa Maria Assunta, che è di una semplicità splendida, con la facciata a capanna e bianca del marmo di Carrara e il rosone in stile gotico. Da vedere anche i palazzi gentilizi sulla Via Francigena, oggi via Mazzini, e quelli su piazza Matteotti. Qui c’è il Palazzo Comunale, che è di edificazione fiorentina – del 1400 – ma porta con sé ritorni architettonici del tempo dei romani e dei periodi successivi.
Perché Sarzana è stata dei signori di Lucca, dei Genovesi, dei Visconti e dei Fiorentini; ma non solo e non una volta sola. Stili e tempi diversi che con l’andamento lento della bicicletta si possono ammirare, confrontare e anche confondere, piacevole rischio che si corre per tanta diversa bellezza.
Alessandro Avalli