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Una Puglia dove si respira un’aria nuova
La cosa che mi ha colpito di più della Puglia? L’aria. Ma non fraintendetemi, non l’aria di Bari che anche a novembre profuma di sole e di mare, o la brezza rarefatta e pura dei Monti Dauni, o il sentore che esce dalle cucine e profuma di squisitezze …
Bari in bicicletta
No, mi riferisco all’aria che si respira tra la gente, per le strade, nell’amministrazione pubblica e in particolare nel team di PugliaPromozione. Al vento di cambiamento che nasce dalle parole dell’assessore Capone, e scuote i giovani che si lanciano a reinventare una Regione con una lunghissima storia alle spalle e lo sguardo in avanti, con determinazione, orgoglio e voglia di crederci. E’ un’aria nuova e fresca che spazza via luoghi comuni e pregiudizi antichi e radicati, dalla Puglia, ma per osmosi anche un po’ dal resto d’Italia.
La sede di PugliaPromozione per esempio si trova all’interno di un’area portuale in via di riqualificazione ed è più simile alla sede di Google che a un ufficio pubblico italiano: un ex capannone industriale recuperato, modernissimo e pieno di luce e di giovani che parlano l’inglese e l’internettese come lingue madri e ce la mettono tutta per far fare un salto in avanti alla loro regione della quale vanno così fieri, facendo tesoro dei valori inestimabili che essa custodisce da secoli. E anche andando in giro per la città, si respira la stessa aria, pulita e nuova, la si vede nella riqualificazione del centro storico, nelle idee di giovani preparati e entusiasti, nella gentilezza aperta ed accogliente degli abitanti, nell’orgoglio che tutti lì provano per quello che hanno da offrire, ognuno il suo, sia esso pane o vino, orecchiette, monumenti o storia.
L’inizio del viaggio
Partiamo da Milano per Bari in una mattina plumbea e fredda, che, per dirla con Paolo Conte “ti sembra di essere dentro a un bicchiere di acqua e anice eh già …”. Decidiamo di essere slow e andare in treno, e mentre il viaggio procede, è come se una mano pietosa dipingesse i finestrini con pennellate di colore. Qui un po’ di azzurro nel grigio del cielo, là qualche prato verde, e poi il mare, con tutti i colori del mare. Più avanti, un tocco di luce sbuca dalle nuvole. E da Ancona in giù c’è un tale sole che per un milanese in trasferta potrebbe essere estate.
A Bari alloggiamo in un albergo antico vicino al centro storico, il Palace Hotel e la cena si svolge al Ristorante Murat, su una terrazza del nostro Hotel, romanticissima, da cui si domina Bari e si ha un’incantevole vista su Bari Vecchia. La cena comincia bene: polpo croccante adagiato su un letto di purea di fave accompagnata dall’immancabile cicoria e, a dare un po’ di grinta, dei peperoni cruschi. Ovviamente si beve… (cosa?) rigorosamente del territorio e proseguiamo la nostra esplorazione palatale con delle orecchiette scure, di grano arso, con salsa di carciofi, guanciale e caciocavallo e si conclude con un branzino su tortino di patate con paté di olive, tutto, da perdere la testa. (Credo ci fosse anche un dolce ma ho fatto finta di non vederlo, ho una forma fisica da mantenere, io, soprattutto se voglio continuare a pedalare!)
Il secondo giorno: Bari in “Bisciò”
La mattina ci svegliamo presto e usciamo nell’aria dolce e tiepida con un sole quasi estivo: il termometro infatti segna 25 gradi! Fuori dall’albergo troviamo una bella sorpresa: ad aspettarci ci sono dei risciò a pedali. È la Start
Up di tre giovani pugliesi, la Velo Service che organizza tour della città di Bari e Lecce. Ma non sono semplici tour fatti per turisti pigri ma green, che ti scorrazzano in giro e basta, no, le loro visite guidate raccontano (in molte lingue tutte parlate perfettamente) la città vera, la storia e gli aneddoti che non si troveranno mai sulle guide e si trasformano in una conoscenza esperienziale della realtà locale, ed è questa la vera innovazione che ha profondamente cambiato il modo di fare turismo e ha sortito anche un altro effetto miracoloso: quello di rendere la bici un mezzo popolare amato dai cittadini che non la vedono più come un ostacolo allo scorrere del traffico o alla sicurezza dei pedoni a seconda di dove si trova, ma come un modo di far crescere il turismo “buono” e di avvicinare ad esso gli abitanti. Verso le nove e mezza partiamo scorrazzati da gambe giovani in direzione del lungomare. Bari è bianca, bella e pulita. Pur essendo l’ora di punta è semi-vuota, sporadiche macchine passano e spariscono veloci nella quasi totale assenza di traffico. Controllo mentalmente che non sia un giorno festivo e poi chiedo spiegazioni a Paco, uno dei fondatori di VeloService.
“Qualche anno fa – racconta – vennero costruiti degli enormi parcheggi ai confini delle città e istituite navette che la percorrono senza sosta in lungo e in largo, così la gente pian piano ha smesso di usare la macchina e adesso il lungomare respira e ce lo si può godere in tutta la sua bellezza”. Semplice, no?
L’aperitivo barese
Gironzoliamo senza fretta, curiosando tra i banchi di pesce freschissimo che offrono “l’aperitivo barese” – un vassoio fatto esclusivamente di assaggini di pesce crudo – facendo amicizia coi pescatori; ammiriamo la parata di monumenti che fronteggia il mare, come lo storico teatro Margherita, costruito all’inizio del secolo scorso come una palafitta, con le fondamenta in acqua, e ci inoltriamo nella Bari Vecchia, che ora è pulita e sicura, con un’intensa vita di quartiere.
Dopo una deliziosa sosta nell’ antico e rinomato forno Fiore dove assaporiamo la focaccia barese, posteggiamo i nostri mezzi ecologici in piazza dell’Albicocca, che deve il suo nome proprio ad un albero di albicocche piantato al centro della piazza, per andare a “scuola di orecchiette” dalla signora Carmela. Veniamo accolti nella sua cucina che si trova, perfettamente allestita, appena fuori dalla porta di casa, proprio sulla piazza, recintata da alcune siepi e staccionate basse in modo da restare bene in vista. La nostra guida ci spiega che a Bari Vecchia si vive fuori, per strada o in piazza, ed è lì che si cucina e si mangia, si ricevono gli amici, si chiacchiera. Le strade qui sono un prolungamento delle case, è come una sorta di “parte comune” ed è la stessa gente che ci abita a tenerle pulite, proprio come fosse casa loro. Carmela ci mostra tutto il procedimento per fare le orecchiette e finisce con una carrellata sulle varie “taglie”, da quelle grandi poco più di una lenticchia a degli orecchioni giganti. Dopo aver provato il risultato mangiando la nostra stessa produzione, ripartiamo diretti ad una degustazione nell’antica gastronomia famigliare (come si chiama?). Il mondo delle orecchiette si schiude poi definitivamente davanti ai nostri occhi proprio nella strada che da esse prende il nome, la Via delle Orecchiette, che è come una delle famose vie di Amsterdam, ma molto più sexy. Infatti, in ogni “vetrina” ci sono vassoi di orecchiette di ogni tipo e fattezze che solo a guardarle vien fame.
Eccolo il bello di questo tour: il modo di mostrare la città che va oltre i monumenti classici, o gli scorci panoramici e entra davvero nel tessuto urbano, coinvolgendo gli abitanti, che diventano essi stessi protagonisti, un turismo davvero nuovo, smart e green. Ma parlando di monumenti, non poteva mancare una visita alla Basilica di San Nicola, una chiesa bellissima e solenne nella sua semplicità, un fulgido esempio di romanico – pugliese che sorge isolata a due passi dal mare. In essa sono custodite le spoglie di San Nicola, motivo per il quale entravi è come fare un salto in terra russa, infatti quello per San Nicola è un culto condiviso con gli ortodossi.
Partiamo per i Monti Dauni
E infine, satolli e appagati siamo pronti a partire, destinazione: i Monti Dauni, dove mi aspettano due giorni di Mountain Bike. Ma appena salgo sul pulmino mi devo arrendere all’evidenza, e ai segnali che da un po’ mi lanciano le ossa e la testa: mi sto ammalando. “Come farò?” mi chiedo prima di sprofondare in un sonno pesantissimo.
… l’avventura continua … 2° puntata