In Piemonte nella campagna vercellese, ci sono molti tragitti per chi ama pedalare lentamente, senza la fretta di raggiungere la meta, percorrendo strade tutte in pianura, adatte sia a famiglie con bambini che a persone alle prime pedalate. Sono luoghi distanti dalla civiltà motorizzata, con i suoi gas inquinanti e rumori assordanti: qui si possono respirare i profumi, ascoltare i silenzi ed osservare i colori della natura. Il paesaggio permette una visione ampia, che spazia sino alla cerchia montuosa della Valle d’Aosta, dando tutt’intorno una sensazione d’infinito.
Il terreno è perfettamente livellato, diviso, mediante piccoli argini di terra, in vasche che sono allagate per quasi tutto il periodo di crescita del riso; la risaia appare così come uno stagno dalla superficie immobile. Pedalando lungo le risaie, possiamo osservare l’airone cenerino, l’airone rosso, l’airone bianco e la sgarza ciuffetto.
I periodi più adatti, per godersi queste terre, sono la primavera, quando il paesaggio diventa simile ad un mare a quadretti, e l’autunno, con le risaie che prendono il colore delle pannocchie di riso dorate. Nei mesi di settembre e ottobre siamo alla vigilia della raccolta del risone, che poi sarà stoccato nei silos di lamiera, che riflettono la luce del sole. Le loro sagome slanciate spezzano la piattezza delle distese risicole e attirano l’attenzione del viaggiatore.
Abbiamo scelto il fine estate per una gita di circa quaranta chilometri, da Morano sul Po (AL) a Santhià (VC), in una giornata con un tipico clima autunnale, con nebbie basse e molta umidità nella prima parte della mattinata, ma che ha poi lasciato via via splendere il sole. In treno, di buon mattino, insieme alle nostre biciclette, abbiamo raggiunto Morano sul Po (AL).
Un anziano abitante del luogo, che abbiamo incontrato nel bar del paese, sostiene che Morano sul Po dovrebbe invece chiamarsi Morano nel Po, perché il paesino fu totalmente sommerso durante un’alluvione e c’è ancora chi lo ricorda. Alcuni vecchi edifici in mattoni con portici medievali caratterizzano il suo aspetto, così come la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista, di antiche origini, più volte modificata nel tempo, e che ora ostenta sulla facciata affreschi di circa un secolo fa, con gli episodi della vita di Cristo.
Uscendo dal paese, in direzione Nord, s’incontra l’indicazione Due Sture e poco dopo i resti imponenti di un vecchio cementificio abbandonato all’invasione della vegetazione. Più avanti, sulla destra, la frazione Due Sture e poi il Castello del Torrione, una costruzione in completo stato di abbandono e ormai oggi un rudere pericolante.
Arriviamo alla località di Saletta di Costanzana, che ha una chiesa sconsacrata e murata, un piccolo cimitero e un tempietto nascosto nella vegetazione; è un posto misterioso, circondato da leggende e dicerie.
A Lignana, merita una sosta il castello del XV secolo, che necessita di restauro, ma la cui possente torre d’ingresso, ancora integra, fa intuire quale ne fosse l’importanza in un tempo ormai lontano.
Da Lignana proseguiamo lungo la strada provinciale 18 che ci porta a Crova. Nel tragitto facciamo una sosta alla Cascina Venerìa, che sorge nel territorio delle Grange vercellesi, dove i monaci della vicina Abbazia cistercense di Santa Maria di Lucedio, nella seconda metà del 1400, si dedicarono a una lenta opera di bonifica di un’area paludosa.
La tenuta della Venerìa è oggi una delle maggiori aziende del settore risicolo, dove la produzione del riso di qualità compie per intero tutto il suo ciclo fino al confezionamento. Il prodotto ha una notorietà ed una diffusione a livello mondiale e fa parte del paniere italiano di Eataly a New York. Fino agli anni ’50 del secolo scorso, centinaia di mondine passavano intere giornate nelle risaie, con l’acqua fino alle ginocchia, a piedi nudi e con la schiena curva, per togliere le erbacce infestanti che crescevano e che disturbavano la crescita delle piantine di riso. In questa tenuta furono ambientate alcune scene di uno dei capolavori del cinema neorealista italiano, Riso amaro, del ’49, con Silvana Mangano e Vittorio Gassman. Val la pena percorrere dall’esterno il perimetro della tenuta e poi entrarvi e assaporarne l’atmosfera, prima di accedere al locale di vendita. Dopo l’immancabile acquisto di qualche confezione di riso di varie qualità, proseguiamo per Crova, paese di circa 400 abitanti, che si anima in occasione della festa patronale dei SS. Pietro e Paolo. Passiamo davanti alla Parrocchiale di stile barocco, il cui portone è sormontato da un grosso rosone al centro.
Superiamo il canale Cavour e poco dopo siamo a Tronzano Vercellese, che possiede due chiese che meritano una sosta: la parrocchiale, dedicata ai SS. Pietro e Paolo, costruita nella prima parte del 1700, e la chiesa romanica di San Pietro al Cimitero, la cui storia è profondamente legata a quella del paese. Infatti, ai tempi delle lotte guelfo-ghibelline (nel XIII secolo), esistevano Tronzano Superiore e Inferiore; i due borghi, durante le battaglie, furono distrutti e abbandonati, per poi fondare il nuovo borgo di Tronzano. Rimase però la Chiesa romanica di San Pietro al cimitero, segno della prevalenza bellica di Tronzano superiore.
Dal centro del paese, con un breve tragitto su strada sterrata (per evitare un tratto di strada con traffico), raggiungiamo Santhià, comune di quasi novemila abitanti, importante crocevia della provincia di Vercelli. Santhià si trova lungo il percorso da Roma a Canterbury, compiuto dal vescovo inglese Sigerico nel 990, percorso che sarebbe poi diventato il ramo principale della Via Francigena. Nei poemi francesi medioevali Chansons de geste, il tratto da Ivrea a Vercelli dell’itinerario francigeno italiano è quello che più frequentemente viene ricordato e il comune di Santhià è citato numerose volte. In città è possibile soggiornare nell’ostello, nei pressi della centralissima piazza Roma, realizzato nella primavera del 2009, al fine di ospitare i pellegrini che qui giungono da vari paesi.
Reportage di Mario TITLI e Isabella DE GASPARI
Fiab Torino Bici & Dintorni