La Nova Eroica, ormai lo so, è Eroica, quindi questa volta non mi coglie impreparata – Penso mentre arrivo in Toscana armata di forza di volontà. Ma arrivando, il giorno prima, al tramonto, la bellezza di Buonconvento mi lascia senza fiato.
Stradine contorte e acciottolate, racchiuse in sontuose mura medievali e tutt’intorno la valle d’Ombrone, bella come solo la campagna Toscana sa essere.
E ogni strada e piazza e angolo, pullula di vita.
Diversamente dal solito, ci sono ciclisti eroici, moderni, gravel, perché la Nova Eroica, tra le tante novità a cui deve il nome, ha quella di ammettere alla manifestazione biciclette di tutti i tipi.
E poi ci sono i bambini, ciclisti in miniatura su altrettanto minuscole bici da corsa, reduci dalla Under 23 appena conclusa.
E bancarelle, dove piccoli produttori locali vendono eccellenze toscane eno-gastronomiche, o bici e accessori, dai più esclusivi e prestigiosi nomi ai piccoli artigiani semi-sconosciuti, a quelle in cui tutto è vintage.
E poi, girando l’angolo, annuso l’aria come Yoghi e Bubu nel parco di Yellostone, perché mi trovo in mezzo a mille tentazioni che in gergo si chiamano “street food”: panini con la porchetta, pecorini di tutte le stagioni, salumi, ciambelloni e così via, cose da perderci il peso forma.
E’ un vero è proprio festival del buon vivere quello che circonda questa gara-non-gara sul circuito classico dell’Eroica ma ricca di inedite sorprese. Un modo per far vivere, conoscere e apprezzare con tutti i sensi e tutti i mezzi questa regione già famosa ma che ha ancora tanto da svelare.
Ritiro il pacco gara e mi trattengo dall’abboffarmi: domattina si parte presto.
La partenza avviene sotto I migliori auspici. Un’alba tersa e limpida, l’aria frizzante, e le colline più belle del mondo attorno a noi. I ciclisti sono circa seicento, tra i quali parecchie donne, diverse famiglie, anche con bambini sul seggiolino, e al solito, molti stranieri.
Il clima attorno a me è rilassato, allegro, ma d’altra parte come potrebbe essere altrimenti, circondati da tanta bellezza?
Partiamo, e solo in quel momento mi ricordo della mia scarsa confidenza con lo sterrato: stavolta sono sulla bici moderna e quindi i rapporti saranno più pedalabili, ma allo stesso tempo, con ‘ste scarpette, non avrò tanta possibilità di camminare. Ce la farò? E se buco? E se ribuco? Qui ognuno ha più camere d’aria che barrette…
Parto, un po’ insicura sulle ruotine abituate a terreni di ben altro tipo, accompagnata da un amico molto più esperto e veloce che pazientemente mi affianca, mi supporta, a volte mi fotografa. E miracolosamente vado. piano, ovvio, e mi fermo anche, incantata da quello che andando mi si para di fronte, ma incredibilmente, vado.
Percorriamo strade bianche belle e dritte, assolutamente pedalabili persino per me, che poi si impennano improvvisamente in salite al limite del dislivello e quando spianano, d’un colpo, ti senti in cima al mondo e davanti hai solo una distesa infinita di colli che cambiano sfumatura di verde in continuazione. La Toscana vista dalle strade bianche è molto più selvaggia e deserta di quella già bellissima che si ammira sulle strade asfaltate. E poi si scende, altrettanto verticalmente di come si era saliti, aggrappati ai freni con tutte le forze per paura di prendere troppa velocità.
C’è solo natura qui, senza quasi traccia umana, niente costruzioni, nè auto, niente rumori. Solo i ristori. Che restano per fortuna uguali a se stessi, sempre confortevoli, ristoratori. Così assolutamente toscani, così tradizionalmente Eroici.
Arriviamo alla fine senza quasi accorgercene (ok, sì, abbiamo tagliato un pezzettino di strada per errore, ma che importa, stavamo facendo un percorso non competitivo, no?), e il traguardo è una festa ancora più bella. Sono tutti rilassati, adesso, si parla e si scherza di più, ognuno riceve la medaglia, e si chiacchiera con i vicini di traguardo, che non importa che lingua parlano perché il nostro esperanto è la bicicletta, con gli organizzatori, felici e soddisfatti che tutto sia andato per il meglio, con i bambini, che dal seggiolino di dietro esigono giustamente di indossare la medaglia.
E’ stata una bellissima giornata, per la bicicletta, ma non solo, per l’aria, la luce, la gente, i sapori, i paesaggi. E si parte già con la voglia di tornare.