In bicicletta a Cambridge per il tea time!
London calling? Lasciamola aspettare. Prima di addentrarsi nella giungla urbana britannica vale la pena di fare conoscenza con la Vecchia Inghilterra. Nei luoghi dove fioriscono le migliori avide giovani menti del pianeta. Quelle di Charles Darwin e Virginia Woolf, Isaac Newton o i padri della doppia elica Watson e Crick, giusto per fare alcuni nomi. Tanti illustri scienziati e artisti hanno dato qualcosa all’umanità passando proprio da questa città del sud-est inglese, a un centinaio di chilometri da Londra. Pensando tra le sue vie, traendo ispirazione dai suoi brumosi dintorni, bevendo qualche pinta di troppo, discutendo sui massimi sistemi all’ora del tè, qui qualcuno ha cambiato il nostro modo di vedere le cose.
Cambridge non è solo uno dei centri di ricerca d’eccellenza più conosciuti al mondo, ma anche la storia di un paese capace di dare valore e investire sui propri talenti. Attirando così i cervelli migliori anche dal resto del mondo. Per questo, nonostante sia lontana dall’essere una metropoli, vi si respira internazionalità ad ogni angolo. Quella stessa internazionalità che ha fatto tanto progredire la scienza. Fu ad esempio un binomio anglo-americano, formato dall’inglese Francis Crick e dall’americano James Watson, a trovare la struttura a doppia elica del dna. E l’annuncio della scoperta, prima della pubblicazione su qualche rivista scientifica, venne fatto in un ottimo pub di Cambridge, l’Eagle – ancora oggi a pochi passi da Market Square -, dove il 28 febbraio 1953 i due scienziati resero noto pubblicamente di aver «scoperto il segreto della vita».
Ad ogni pedalata a Cambridge ci si scontra con la tradizione e il sapere. L’università ha più di 800 anni, ed è cresciuta senza mai invecchiare. Ci sono 31 college e più di 100 dipartimenti accademici. Qualcosa di molto lontano dal nostro modo di concepire gli atenei, più divisi per compartimenti stagni e pieni di cattedratici. Ogni college è un’entità autonoma che si autogoverna, ognuna con i suoi studenti e docenti nelle varie discipline, ma tutti i college sono messi a sistema, e affiliati alla prestigiosa University of Cambridge. Si tratta di una rete di cervelli a maglie strette, che invade di conoscenza la città ed è fatta per favorire la trasmissione e la condivisione dei saperi in un flusso di scambio continuo, con 18 mila studenti e 6 mila accademici che dialogano anche fuori dalle aule, tra le “formal dinner” – esclusive cene formali- e gli allenamenti di canottaggio. Di invasione si tratta se non altro per i numeri: gli studenti costituiscono il 20 per cento dell’intera cittadinanza. Tutto questo non può che avere un impatto forte sulla città, cresciuta insieme al suo polo – e popolo- universitario.
La varietà degli edifici che ospitano i college permette di vivere i diversi periodi storici attraverso le più disparate architetture. Tra i più noti e maestosi c’è il King’s. A volerlo Enrico VI nel 1441. Imperdibile la cappella tardogotica, dove gli studenti del coro si esibiscono ancora oggi in concerti mozzafiato.
Poi c’è il Trinity, fondato da Enrico VIII a metà Cinquecento, che può fregiarsi di 32 premi Nobel tra i suoi membri. Molti gli alunni eccellenti, da Isaac Newton al principe Carlo d’Inghilterra.
Al St John’s – 500 anni di storia alle spalle – conviene arrivare in barca. Solo così si può ammirare in tutta la sua bellezza, compreso il suo Bridge of Sighs, il “ponte dei Sospiri”, che di veneziano ha poco, ma di sbuffi degli studenti deve averne sentiti tanti.
Le imbarcazioni tipiche con cui muoversi sul fiume Cam si chiamano punt, hanno il fondo piatto e un lungo bastone per la navigazione. Fare punting significa appoggiarsi al fondale con quest’asta e muoversi a ritmo lento, osservando le meraviglie che offrono alla vista i college e la natura senza nessuna fretta, mettendo in conto le deviazioni indesiderate (garantite, se a condurre il punt siete voi).
Momento ideale per una gita fuori porta in bicicletta è l’ora del tè. A pochi chilometri dal centro, a Grantchester, nel Cambridgeshire, si trova l’Orchard tea garden, un giardino dell’eden per molti artisti e scienziati. Immaginate il poeta Rupert Brooke, il filosofo Bertrand Russell, l’economista Keynes e la scrittrice Virginia Woolf immersi in un frutteto a dialogare con una tazza di tè? A inizio Novecento, in questa terrazza a cielo aperto, l’atmosfera era esattamente questa.
Ora al giardino da tè resta un menu di prelibatezze dolci e salate, un’ottima selezione di tè, scones fatti in casa, muffin e favolose torte inglesi. Sempre all’ombra degli alberi di mele.
Silvia Ricciardi