Cosa troverai in questo articolo:
“Come si guida la mtb su un trail, ovvero su un sentiero”: per affrontare un argomento del genere non basterebbe un libro intero. Si dovrebbe parlare di tipologia del terreno (sassoso, smosso, compatto, con radici, erboso … ), poi si dovrebbe parlare di condizioni del fondo (asciutto, bagnato o “allentato”), di pendenza (pianura, salita e discesa più o meno ripida), per poi passare ai mille risvolti legati all’assetto tecnico del mezzo che si utilizza, che sia “front” o “full suspended”, che abbia un’escursione della sospensioni più o meno marcata, che sia da 26 oi 29 pollici; infine si dovrebbe passare al capitolo ancor più complesso legato alla posizione in sella e ai movimenti che il corpo deve mettere in atto quando il tracciato in fuoristrada diventa angusto, stretto, ovvero quando su quella pista non può passare più di una bicicletta alla volta. Appunto, quest’ultimo è il significato di “single-track”, che nella terminologia del mountain biking è l’interpretazione più comune del più generico termine “trail”.
Sui trail con bici adventure
Ora, se dal contesto specifico del mountain biking ci spostiamo al più allargato panorama dell’utilizzo “adventure” che ha oggi la bicicletta, ci accorgeremmo che il trail è una situazione frequente non solo per i biker esperti, ma può capitare spesso anche sul percorso di chi pratica cicloturismo su strade prevalentemente sterrate, è situazione immancabile per chi viaggia in sella a una gravel bike e, perché no, è possibile anche per chi con la sua bici ibrida o da trekking di avventura su percorsi misti che possono includere porzioni di percorso su trail o single track che dir si voglia. Questo servizio è dedicato soprattutto a tutti loro: senza scendere troppo nel tecnico e nello specialismo della “vera” mountain bike, eccovi allora delle preziose indicazioni pratiche generali su come vanno affrontate queste situazioni quando si è in sella a bici che non sono mtb.
#1- Che gomme ho?
Il comportamento della bici sui fondi non asfaltati è strettamente legato al tipo di sezione, tassellatura e pressione delle coperture che si utilizzano. Errori di impostazione o valutazione tecnica possono essere imperdonabili sui trail, visto che l’ampiezza ridotta del tracciato riduce al minimo la possibilità di “salvarsi” in caso di perdita di aderenza delle ruote sul terreno. I problemi aumentano se si approccia il sentiero con bici ibride oppure da trekking, ovvero con bici che non solo hanno coperture con battistrada poco scolpito, ma che hanno anche una geometria poco “agile” per affrontare con la necessaria scioltezza quella situazione. L’imperativo categorico in questa situazione è adottare la massima prudenza e semmai diminuire di poco (massimo un bar) la pressione settata per fondi asfaltati.
#2 – Mai rigidi
A prescindere dalla bicicletta che si sta utilizzando la guida della bici su terreni non asfaltati si regge su un pilastro da mettere bene a mente prima di approcciare un trail: evitare di irrigidirsi con i muscoli e di farlo a prescindere dal livello di intensità dello sforzo in quel momento. Mai come nessun altro terreno il trail demanda agli arti superiori, agli arti inferiori, al busto e persino alla testa il compito di adattare continuamente l’equilibrio rispetto ai colpi trasmessi da un terreno che oltre ad essere stretto è spesso sdrucciolevole, dissestato e pieno di irregolarità. I muscoli dovranno per questo essere sempre sciolti e reattivi, pronti a muoversi per assecondare le necessità di un equilibrio che è davvero complesso, mutevole, che può cambiare radicalmente da un momento all’altro, ad esempio quando la pendenza sotto le ruote improvvisamente cambia, quando dalla ghiaia si passa a solcare la terra battuta oppure quando ci si trova improvvisamente di fronte a una radice oppure quando si transita su un terreno erboso senza sapere dove vanno a poggiare le ruote. Il meccanismo di difesa più naturale e inconscio che mette in atto il corpo quando non si sanno fronteggiare situazioni simili è appunto irrigidire i muscoli, ma appunto questo è il modo peggiore di affrontare il problema, rischiando il piede a terra o peggio la caduta.
#3 – Guida pronta e reattiva
Non irrigidire muscoli e articolazioni non significa affatto avere una guida “passiva”, che lascia al trail la facoltà di decidere dove orientare la traiettoria. Quel che deve succedere, semmai, è il contrario, e per farlo occorre essere sempre presenti, vigili, con il fisico che deve essere pronto e reattivo ad assorbire qualsiasi ostacolo, a superare cunette o buche, a “leggere” con la massima rapidità il sentiero che si sviluppa davanti ai nostri occhi e stabilire di conseguenza la direzione migliore dove orientare le ruote.
#4 – Non tallonare chi è davanti
La guida sul trail è qualcosa che si deve acquisire con gradualità, possibilmente assieme a chi è più esperto di noi, ma assolutamente mai subito dietro di questi. Siete in compagnia di un ciclista più esperto che ha tempo e voglia di insegnarvi a guidare? Allora fermatevi a guardare come lui affronta quella sezione di percorso, quel passaggio che a voi mette così paura, magari chiedete di farlo e di rifarlo nuovamente: poi provate ad imitarlo, ovviamente a basse velocità e aumentando progressivamente il grado di difficoltà tecnica richiesta in quel passaggio. Vi accorgerete che il vostro limite piano piano farà un passetto avanti, arrivando ad un livello che naturalmente può variare da persona a persona, ma che progredirà comunque, a meno che a frenarlo non sia il nemico numero uno della guida in single track: la paura.
#5 – Il colpo d’occhio
La visuale verso cui orientare lo sguardo in bicicletta è proporzionata a una miriade di fattori: in ordine di importanza troviamo il tipo di fondo stradale, la velocità di marcia, le oggettive capacità di guida di chi è in sella e infine il tipo di bici che si utilizza. Se si guida su un trail con una bici che non è una mtb le velocità saranno presumibilmente ridotte, ma questo non ci autorizza a direzionare mai lo sguardo troppo vicino alla ruota anteriore. In genere in situazioni simili uno sguardo che “punta” a una distanza compresa tra i 4 e gli 8 metri è quello giusto per “leggere” con il giusto anticipo il terreno e a quel punto decidere in maniera rapida traiettoria e posizione da impostare.
#6 – In salita: posizione e rapporti per non “piantarsi”
Parlando di trail forse vi viene spontaneo parlare di discesa, perché è qui che sono richieste le maggiori competenze tecniche. In realtà la guida sul sentiero è altrettanto complessa in salita, situazione in cui occorre posizionare il corpo in un certo modo per avere maggiore trazione possibile. Allo stesso tempo occorre indovinare la moltiplica giusta, per arrampicarsi senza “piantarsi” o al contrario far non far slittare la ruota posteriore. In questo senso la moltiplica giusta sarà sicuramente quella che le nostre gambe saranno in grado di spingere in quel momento, ma in realtà più il rapporto innestato è agile, maggiori saranno i rischi di far slittare la ruota. Questo è il motivo per cui il fuoristrada, e ancor più il single track in salita, sono le uniche situazioni in cui la tanto decantata “agilità” della pedalata può essere nemica e al contrario per avere più grip sarà meglio “indurire” un poco la moltiplica. Sempre per limitare lo slittamento sarà bene arretrate il peso del corpo sulla sella, contestualmente schiacciando un po’ il busto verso il suolo e portando la testa più vicina possibile al manubrio: il peso esercitato sulla ruota posteriore sarà maggiore e il baricentro basso limiterà la tendenza a ribaltarsi che la bici può avere in caso di pendenze più severe.
#7 – In discesa: il “fuorisella”
Anche se non siete in sella a una vera mtb la guida su un trail in discesa deve comunque ispirarsi alla regola fondamentale che in questo caso insegna lo stile di guida delle bici a “ruote grasse”: se la strada punta in giù occorre arretrare il bacino, con il sedere che si solleva un poco dal piano di appoggio della sella e in certi casi si porta anche oltre il limite posteriore della stessa. Ora, nel vero mountain biking l’arretramento è a volte così marcato che la pancia arriva in certi casi a sfiorare letteralmente il piano di appoggio della sella (e le braccia per forza di cose tutte tese, per raggiungere il manubrio). Su una bici ibrida, su un modello da trekking o anche su una gravel bike questo arretramento non potrà essere così estremo , ma a livello generale questa posizione del corpo sarà comunque il migliore alleato per evitare di impuntarsi pericolosamente sugli ostacoli, che al contrario in questo modo possono essere superati con relativa facilità.
#8 – Come frenare
È opinione assai frequente tra i neofiti che in bicicletta serva soprattutto il freno posteriore, con l’anteriore che va usato solo come opzione di emergenza, da azionare solo in casi eccezionali. Non c’è niente di più sbagliato in generale, e non c’è niente di più sbagliato anche nello specifico della guida su trail. Il freno anteriore in bicicletta è essenziale per ridurre – assieme a quello posteriore – la velocità del mezzo prima dell’ingresso in curva. L’importante è che questo vada utilizzato solo quando la bici è in posizione rettilinea, mai quando la bici inizia a variare il suo angolo di incidenza rispetto al suolo, perché si è già iniziata l’esecuzione della curva. Quanto detto vale sull’asfalto, ma vale ancor di più nella guida su trail , dove al contrario demandare al solo posteriore la decelerazione può aumentare il rischio che la stessa ruota derapi, con conseguenze difficili da controllare.