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Il terzo forum sull’economia della bicicletta fa il punto sulle potenzialità di tutto ciò che gira attorno alla mobilità ciclistica. In Italia? C’è ancora tanto da fare, ma c’è spazio anche per significative eccellenze.
Per il terzo anno consecutivo l’Osservatorio Bikeconomy presieduto da Gianluca Santilli, assieme alla Fondazione Manlio Masi, ha organizzato a Roma il forum sull’economia legata al mondo della bicicletta, a quanto, come e cosa l’indotto legato alle due ruote a pedali possa generare, sia come ricaduta economica sugli investimenti sulla mobilità ciclabile, sia come benessere legato ai singoli individui e alle collettività. The “Booming Bike” è stata chiamata non per caso la terza edizione di questo importante evento, proprio a sottolineare che la bicicletta può rappresentare un virtuoso moltiplicatore, non solo dal punto di vista economico. Oltre alla singola filiera rappresentata dalla produzione di biciclette l’economia legata alla due ruote è anche quella della costruzione di infrastrutture, di ciclovie e piste ciclabili, quella turistica legata al cicloturismo, con tutte le ricadute occupazionali che questo può significare e con tutti i benefici legati al benessere che deriva dall’impiego di un mezzo così ecologico al posto della automobile.
Concetti già sentiti, questi, per carità, che spesso cozzano con una realtà dei fatti che, soprattutto se si rimane nell’ambito italiano, parlano di una situazione decisamente arretrata rispetto ad altre realtà europee dove, al contrario, la bicicletta è considerata il principale mezzo di trasporto urbano. L’Olanda, il Belgio e in genere i Paesi scandinavi sono in pole position in questo senso, ma anche questi sono concetti e temi già noti. Importante è segnalare che anche entro i nostri confini esistono casi ed esperienze virtuose, che hanno già dimostrato con i fatti e con i numeri che oltre al benessere sociale, la bicicletta porta anche convenienza economica alle realtà che investono sulla più ampia mobilità ciclistica. Oltre agli eccellenti esempi di alcuni casi internazionali, il terzo Bikeconomy forum svoltosi al Maxxi di Roma lo scorso 16 novembre ha parlato anche di questi casi, delle esperienze italiane, in particolare all’interno della tavola rotonda “La bike come utility”, moderata dal nostro direttore Ludovica Casellati.
Comuni virtuosi
Il progetto si chiama “Cambiamo Marcia”, è quello che è valso al Comune di Cesena l’Urban Award organizzato dal nostro portale, ma soprattutto è quello che è teso a incoraggiare i cittadini a modalità di spostamento sostenibili, che abbiano minore impatto sulla città, sull’ambiente, favorendo salute, sicurezza e socialità. “Cambiamo Marcia” ha un orizzonte temporale di tre anni, è iniziato nel 2018 e terminerà nel 2021, e punta sul completamento di lavori infrastrutturali ed integrati per la mobilità sostenibile, su parcheggi scambiatori per chi lascia l’auto e prende bus-navetta che portano in centro a Cesena con costo simbolico di 10 centesimi. Il progetto prevede inoltre un incentivo di 25 centesimi al chilometro, fino a un massimo di 2.50 euro al giorno e 50 euro al mese, per i cittadini che decidono di andare al lavoro in bici, abbandonando l’auto. A presentare il progetto durante il Bikeconomy Forum è stato il sindaco di Cesena, Paolo Lucchi. Quali ricadute economiche può avere un progetto di questo tipo?
Ce lo suggeriscono i risultati del Primo Rapporto sull’economia della bici in Italia, stilato da Legambiente: secondo le stime del rapporto, l’utilizzo quotidiano della bicicletta genera proprio per i cittadini dell’Emilia Romagna quasi 200 euro di bonus ambientale e sanitario, raggiungendo in questo senso il valore più alto nel confronto con le altre regioni italiane. Tra le “maglie nere” di questa classifica c’è il Lazio, dove la carenza di infrastrutture e la scarsa cultura ciclistica portano, ad oggi, solo a 10 euro il bonus annuale legato all’utilizzo frequente della bici. Segnali positivi comunque stanno arrivando anche da questa Regione e in particolare da Roma, dove stanno andando avanti i lavori di completamento delle ciclabili di via Nomentana e via Tuscolana. Non solo, aderendo al progetto Handshake, Roma è stata coinvolta assieme a Torino ad un progetto in cui tre città virtuose dal punto di vista della mobilità ciclistica (Amsterdam, Copenaghen e Monaco) fanno da traino per promuovere la mobilità urbana in metropoli dove la bike culture è carente.
E ancora. Proprio durante la tavola rotonda il responsabile dell’Agenzia Mobilità Francesco Iacorossi ha presentato la quinta edizione di “Roma gioca Sostenibile”, una guida a impatto zero utile ai tifosi che vorranno raggiungere il Foro Italico in occasione dell’imminente match di rugby Italia-Nuova Zelanda, del prossimo 24 novembre. Roma gioca Sostenibile è in pratica una mappa, replicabile anche dopo la partita, utile ai cittadini e a chi visita Roma in occasione di eventi sportivi e culturali, per facilitare il loro soggiorno e renderlo semplice ed ecologico attraverso l’uso dei mezzi pubblici e soprattutto della bicicletta.
Argomenti altrettanto solidi legati ai vantaggi dell’utilizzo quotidiano della bicicletta ha potuto esporli anche Francesco Casciano, sindaco di Collegno. In questo Comunenon solo è stato offerto un contributo di 250 euro per i cittadini che decidono di cambiare il mezzo di spostamento lasciando l’automobile e optando per la bicicletta, ma è stato normato, codificato e messo in sicurezza il Servizio Ciclabile Metropolitano, o se preferite la prima “Bicipolitana”, ovvero una pista ciclabile in grado di creare un collegamento diretto, sicuro e veloce che collega Torino con tutte le città del quadrante ovest del capoluogo piemontese.
Esperienza altrettanto virtuosa, ma in questo caso focalizzata non solo sulla mobilità quotidiana ma soprattutto sul turismo in bicicletta, è quella che in Toscana, nel cuore della bella Val d’Elsa ha dato vita da qualche anno a una sorta di “cicloriserva”. Il termine ha un’accezione tutt’altro che isolazionistica o negativa, rappresenta piuttosto la volontà che ha messo in campo da tre anni l’Amministrazione di Casole d’Elsa con il suo sindaco Piero Pii di creare un vero e proprio bike-hub, un’area che offra ai cicloturisti una rete non competitiva ed organica di alberghi, strutture ricettive e servizi per il ciclista, che possano permettere di godersi al meglio questa che è indubbiamente una tra le zone più suggestive d’Italia, anche dal punto di vista cicloturistico.
Numeri da capogiro
Dal PIL al “PIB”, dal prodotto Interno Lordo al Prodotto Interno Bicicletta. Una ricerca condotta da Legambiente, Velolove e Grab+ (2017) ha sommato la produzione di bici e accessori, le vacanze in bicicletta e l’insieme delle esternalità positive generate dai ciclisti (ad esempio il risparmio di carburante, i benefit sanitarci o la riduzione di emissioni nocive) per arrivare appunto a quantificare un “Prodotto Interno Bicicletta”. All’interno dei nostri confini questo è in grado di produrre ben 6 miliardi di euro l’anno. Il dato è sorprendente, se solo si considera che si riferisce ad un Paese, dove la bicicletta come mezzo di trasporto ha un utilizzo davvero limitato rispetto ad altre nazioni e dove solo un sesto di quei sei miliardi è rappresentato dalla voce nella quale l’Italia è be attrezzata: la produzione, che da sola fattura poco più di un miliardo all’anno. I dati ci dicono che nel settennio 2008-2015 la percentuale di italiani che utilizzano la bici come mezzo di trasporto è invariata, solo 3,6 per cento, mentre addirittura è diminuita la quota di abbonati ai servizi di bike sharing (-13 per cento). Questi dati stridono con quelli relativi alla produzione di bici e accessori, che ci vedono, almeno a livello europeo, su posizioni di leadership (2.339.000 unità e 1.272 milioni di euro di fatturato annui). In un contesto di questo tipo è evidente che solo la creazione di infrastrutture, di servizi e di esperienze virtuose delle singole realtà locali e territoriali potrebbe essere in grado di diffondere quella cultura per la bici che in altri paesi è ben più solida e radicata. Inoltre, questi numeri testimoniano come l’aspetto della produzione dell’articolo merceologico “bicicletta”, sia nei fatti tutt’altra cosa rispetto all’impiego che quell’articolo genera in quell’area, soprattutto quando – come nel caso della bici in Italia – l’immagine che storicamente evoca quell’oggetto ha una matrice di tutt’altro genere. In Italia la percezione della bicicletta è infatti essenzialmente quella di strumento sportivo, agonistico. È questo il concetto da superare, questa la visione da integrare con scenari di impiego ben più ampi. In questo senso un assist formidabile potrebbe venire da quella che durante il Forum è stata definita la “bici nuova”, la due ruote a pedali che negli ultimi anni ha avvicinato pubblici e persone che la bicicletta classica, ossia quella “muscolare”, e che sta continuando a far registrare numeri di crescita a tre zeri se si considerano gli esemplari prodotti. Ci riferiamo naturalmente alla bici a pedalata assistita.
La nuova bici
È partito da lontano Piero Nigrelli, per spiegare cosa l’avvento delle bici elettriche potrebbe generare in Italia nell’immediato futuro: per introdurre la tavola rotonda “Quanti soldi a questa bici!”. Nigrelli, responsabile del settore ciclo di Ancma, è partito dal boom che alla fine degli anni Ottanta e all’inizio dei Novanta generò il nascente mercato della mtb, la bicicletta da montagna, che in pochissimi anni rilanciò l’economia delle due ruote. “Volevo chiedermi se la stessa cosa possa oggi accadere con le bici elettriche”, spiega Nigrelli, lui che di recente ha condotto assieme ad Eumetra una ricerca per capire chi è e cosa pensa chi acquista oggi una bici elettrica, qual è la percezione che ha di questo mezzo la gente e quale la differenza rispetto agli altri veicoli più “tradizionali”. La ricerca è giustificata dai numeri in continua crescita che sta generando il mercato delle bici elettriche negli ultimi anni anche in Italia, dove nel 2017 le bici a pedalata assistita hanno fatto segnare 148.000 esemplari venduti. I risultati ufficiali del sondaggio ancora non sono pubblici, ma Nigrelli ha anticipato che in questi ultimi la bicicletta elettrica è risultato l’oggetto che nella percezione del pubblico ha ricevuto il minor numero di “rifiuti” da parte del campione intervistato, ovvero è stato il mezzo di trasporto più apprezzato. Ora la grande sfida, e questo non è solo Nigrelli a ricordarcelo, è capire se ad affermarsi in un immediato futuro che va sempre più verso l’elettrico, sarà più la bicicletta oppure lo scooter ad alimentazione assistita, scooter che lo stesso Nigrelli definisce il più forte competitor delle e-bike. “Quel che è certo – conclude Nigrelli – è che se vogliamo sognare, facendo i conti, per le bici elettriche c’è un mercato potenziale di 3 milioni di pezzi”. Numeri da far paura e che fanno riflettere. Anche e soprattutto i big dell’industria motociclistica.