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Una storia di mani fredde e cuore caldo che il protagonista racconta come un fiume in piena, mescolando posti nel mondo raggiunti in bicicletta, a migliaia di chilometri l’uno dall’altro, fra lo strampalato e qualcosa che a più può apparire come estremo. Anche se lui dice: “Non reputo ciò che faccio un’impresa, ciò che faccio rappresenta per me solamente vita”.
Una vita in bici
Vita che comincia, in sella, quando compie diciotto anni e si trova nella galleria dell’ex ferrovia Spoleto-Norcia, trasformata nel tempo in percorso ciclabile, ad asciugare i vestiti al fuoco. Dopo un acquazzone preso lungo il tragitto che lo porta all’ascesa del Monte Vettore, vetta più alta dei Monti Sibillini, con i suoi 2.476 metri di altitudine. Con l’aggiunta, poi, di un viaggio in bici da San Gemini, sua cittadina natale, 4.866 abitanti in provincia di Terni, in Umbria, verso il Portogallo. Con una normalissima city-bike che all’altezza di La Spezia l’abbandona. Ma lui non abbandona l’idea, torna indietro e prende un’altra bici, anche questa messa male, lasciata in garage per vent’anni. Tanto che le marce non vanno e allora per cambiare si ferma, sposta la catena con le mani e va, fino ad essere costretto a trasformare la bici in scatto fisso per poter proseguire. “A Siviglia poi ho incontrato un triatleta che mi ha aggiustato un po’ la bici, che però all’altezza di Barcellona si è rotta di nuovo e allora sono tornato a casa ancora a scatto fisso”. La voce narrante è quella di Lorenzo Barone, ciclo viaggiatore oggi 23enne, raggiunto via WhatsApp a Pokrovsk Sacha Yakutia, in Siberia, dove si trova già da un anno. E da dove racconta la sua avventura, dopo aver pedalato 52 giorni lungo la strada più fredda del mondo.
Sulle tracce del destino
Ma prima di arrivare in Siberia ci sono una pedalata da casa fino all’Etna e anche da casa alle Cime di Lavaredo. Per non dire di quella fino ad Amsterdam, dove cambia la bici e prende la Surly che lo accompagna ancora. E poi ancora Danimarca, Islanda e Norvegia, Capo Nord. Per vivere e guadagnare un po’ fa il giocoliere per strada. Il cartello dice: “A push to reach a dream”, una spinta per raggiungere un sogno. Che prima del deserto bianco lo porta nel rovente Sahara, dove sceglie di pedalare in piena estate: 410 km con punte di + 48 gradi. “Seguivo la mappa dei pozzi, portando con me 24 litri d’acqua, bevendone 12 al giorno, con altrettanti di riserva nel caso il pozzo successivo fosse secco, o senza corda, o carrucola per calare il secchio. – racconta Lorenzo Barone – Temperature altissime, che ho ritrovato in Siberia ma col segno meno davanti”.
Pedalare lungo la strada più fredda al mondo
Per raccogliere soldi, oltre che come giocoliere, il nostro vende sue foto per strada. E fra i vari giri di qua e di là, a Mantova incontra una persona che ha dovuto abbandonare il progetto di andare in Siberia. E così Lorenzo Barone coglie l’occasione al volo: sacco a pelo, giacca e pantaloni da spedizione, a metà prezzo. E via verso l’avventura di pedalare lungo la strada più fredda del mondo. “Tra l’altro – aggiunge il viaggiatore – sono capitato in uno degli inverni più freddi degli ultimi dieci anni”. Insomma non esiste un cattivo tempo, solo un cattivo abbigliamento, come ricordiamo in questo articolo dedicato a Come dobbiamo vestirci in inverno per continuare ad usare la bicicletta. Un’avventura, questa di Lorenzo Barone, iniziata nel gennaio 2020 e non ancora finita, considerata anche la pandemia che ha bloccato il ciclo viaggiatore in Siberia.
Noodles caldi e camere d’aria ghiacciate
E quindi, da Magadan a Yakustsk, per 52 giorni totali, una distanza di 2.400 chilometri, di cui 2.152 percorsi in bici, per 40 giorni pedalati con una media giornaliera di 53,8 chilometri. Le temperatura minima registrata è stata quella di -52,2 gradi, la minima di notte, in tenda: -56 gradi. Il problema principale, quello delle forature. “Le camere d’aria esplodevano per il freddo. – racconta l’avventuriero – Non è proprio facile con quelle temperature sostituire una camera, un giorno ho atteso ore un camion, chiedendo un passaggio, per raggiungere il primo posto utile dove sostituire la camera al caldo, diciamo così. Nel frattempo sono stato contattato da Schwalbe che mi sta spedendo del materiale. È il primo contatto commerciale che ho, non ho sponsor che mi sostengano”. Durante la pedalata la dieta di Lorenzo è stata a base di noodles con grasso e burro. Da bere, neve sciolta. Oltre al problema tecnico delle forature, non da meno il rischio di congelamento del naso.
Dalla Siberia con amore
Ma l’avventura di Lorenzo Barone non finisce qui. Si aggiungono una foto pubblicata su Instagram da una ragazza che lo incontra, mentre fa la spesa, in un piccolo mercato nel nulla del deserto bianco intorno. E un’altra ragazza che comincia a “seguirlo” da San Pietroburgo. Poi mentre il viaggiatore pedala sul ghiaccio del Lago Bajkal, il più antico e profondo del mondo, decide di pubblicare la mappa del posto togliendo i riferimenti geografici intorno, invitando i follower ad indovinare dove si trovasse. Aygul, la ragazza di San Pietroburgo, indovina. Cominciano a scriversi, poi lei prende un aereo e lo raggiunge: dopo aver percorso 120 chilometri insieme, questa volta a piedi, trascinando le slitte sul ghiaccio, si sposano. Una storia di bici e amore, nel posto più freddo del mondo. Lorenzo e Aygul sono in Siberia, al momento. “Ho avviato una piccola raccolta fondi – spiega il ragazzo. – Al rientro in Italia andrò a trovare chi partecipa, portando loro delle foto. Sarà un giro d’Italia infinito, che faremo insieme. In bici”.
Qui il video che racconta l’avventura di Lorenzo.