Anche quest’anno ho fatto l’Eroica. Di tutte le mie poche volte, questa è stata la migliore. Perfetta direi. Un’alba bellissima, ha mantenuto la promessa e la giornata è stata alla sua altezza. I colli toscani si sono tinti di colori così vividi e carichi che sembrava di essere in una foto anni sessanta fatta con pellicola Ferrania. Anche il terreno era buono, poca polvere e soprattutto niente fango. Ho fatto il percorso di 81 chilometri (se state pensando “solo?”, non fatelo) e mi sono goduta ogni metro, anche quelli in cui ho spinto (sì, ho spinto). Anche quelli in cui ho avuto paura. Ho sfidato la temibile Volpaia, e ho vinto. Ho mangiato troppo, bevuto ancora di più. Ho incontrato vecchi amici e conosciuto persone meravigliose. Ho persino tentato, con l’aiuto del Chianti, di parlare polacco, o forse era russo, chissà.
Per chi ancora non lo sapesse (ma dove vivete??) L’Eroica è una manifestazione non competitiva che si fa su biciclette d’epoca, con abbigliamento non tecnico, su quell’anello di strade prevalentemente sterrate che si trova nel cuore della Toscana più bella. Questa definizione, che è lunga come il bugiardino del paracetamolo, in realtà è riduttiva e non rende giustizia a quella che senza esagerare e anche senza l’effetto endorfinizzante della fatica e del Chianti (mi è passato, giuro) si può definire la manifestazione ciclistica più bella e suggestiva del mondo. Infatti non dice nulla della magia che la avvolge dal giorno prima, quando Gaiole si riempie di bancarelle rumorose e colorate, di aromi irresistibili di ogni cibo e pietanza, di musica e allegria fino alla sera dopo, nel momento in cui, al buio come quando sono partiti, tagliano il traguardo i più eroici, quelli che l’hanno fatta tutta, sfranti di fatica ma felici e emozionati come bambini.
Non menziona le migliaia di ciclisti di tutto il mondo che sono arrivati qui vestiti come cent’anni fa, ognuno a modo suo, ognuno al suo meglio. Tutti diversi, alcuni bizzarri, altri più classici; molte le divise di squadra. Probabilmente i più perfezionisti si sono dedicati al look per mesi, a giudicare dai favoriti, dalle barbe scolpite, dai baffi a manubrio.
Una definizione non può, per definizione, raccontare la gioia e l’eccitazione che partono dalla via principale di Gaiole e pervadono come un’onda tutto il territorio circostante. Felicità pura, un po’ infantile. E cosa dice, questa definizione, dei ristori Eroici, che più che ristori sono pranzi di natale, feste di nozze sul prato, pic-nic pantagruelici? E il lardo di Cecchini? Che al trentacinquesimo crostino annaffiato col Chianti mi sono chiesta cosa ne pensasse l’antidoping. O la ribollita?
Come descrive quella luce azzurra che sul far del giorno sembra accarezzare le colline, e poi pian piano si trasforma in oro, o la salita verso Brolio illuminata solo dalla luce delle torce? E dove la si trova in questa frase, la solidarietà, che è palpabile, come la fatica? Quella sensazione calda che ti aderisce al torace come la lana cotta sudata, e che ti fa sentire il vero senso di appartenenza perché su quelle strade bianche e dure si è tutti insieme.
E poi, se è vero quello che dice, che non è competitiva, allora com’è che ogni partecipante, alla fine vince? Vince l’eroico che fa tutto l’anello, di 209 chilometri e quasi 4.000 metri di dislivello. Ma vince anche chi per la prima volta fa “solo” 46 chilometri. Vince chi non ce la fa e cammina, e anche chi cade e si fracassa tutto ma poi si rialza. Vince chi non credeva di potercela fare e invece … Chi ne fa un pezzetto in più di quello che pensava. Si vince l’orgoglio, la fiducia in se stessi, la sfida.
Niente da fare l’Eroica non ci sta chiusa in una definizione. Ma neanche un fiume di parole riuscirebbe a trasmetterne la vera essenza. Per capire veramente cos’è L’Eroica, bisogna esserci, farla, pedalarla, sudarla, caderla, mangiarla, berla, viverla insomma. E quando finisce, in realtà, non finisce mai davvero. Rimane lì, silente, si annida nei muscoli, dietro agli occhi o nel naso, e torna fuori quando meno te l’aspetti. Un dolorino, il colore del cielo, un profumo, un granello di polvere tra i capelli, che chissà come ci è rimasto. E improvvisamente, senti il cuore che ti batte più forte. Così capisci che l’Eroica ormai è dentro di te, e non hai più scampo. E che ti toccherà tornarci ogni anno.