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Ne è passato di tempo dalla Nova Eroica di Buonconvento, l’evento ciclistico all road in puro stile Eroico, più di un mese. Eppure ho ancora la polvere che scricchiola sotto i denti e negli occhi lo spettacolo di quei tre giorni. Roventi, abbaglianti, stremanti. Indimenticabili.
Buonconvento, dove si incontrano il passato e il futuro. Dove la polvere secolare di strade antiche si posa sul carbonio, imbianca i delicati ingranaggi dei cambi elettronici, si insinua nei più sofisticati devise digitali. Ammanta di un color seppia molto retrò microfibre e lycra.
È la Nova Eroica, bellezza. Che raduna ciclisti di ogni età e stile, bici d’epoca, pochissime o da strada, sempre meno, fino alle grandi protagoniste, le bici gravel, che qui ormai la fanno da padrone.
È stato bello arrivare e ritrovarsi tutti insieme, ormai grati e consapevoli, che questo vedersi, abbracciarsi, ridere non è poi così scontato. Buonconvento ci accoglie ancora una volta come una vecchia amica con la sua bellezza antica. Le bancarelle, l’aria di festa, i posti e i volti noti. Ci si sente sempre a casa all’Eroica. Un rinnovato e bellissimo Hotel Roma ci ospita e tra il ritrovarsi e il curiosare tra gli stand è già ora di cena, che avviene in una cornice del tutto inedita e bellissima, la corte interna del Museo della Mezzadria; allestito come per una festa privata, ci offre, su tavoli lunghi e conviviali, un vero banchetto. Andiamo a letto presto, ma non abbastanza: quest’anno si pedala di sabato.
Il sabato
È bello svegliarsi all’alba e uscire in una Buonconvento dai vicoli vuoti, silenziosa e deserta, l’aria ancora miracolosamente fresca. Man mano che ci si avvicina alla partenza il silenzio si trasforma in brusio e poi pian piano nella solita allegra caciara che caratterizza queste manifestazioni. L’allegria è un ottimo modo di svegliarsi.
Io, che non possiedo una bici gravel, mi presento in partenza con la mia Cinelli Superstar, da strada pura, che tempo fa ho “gravellizzato”: copertoni 28 tubeless con gel sigillante e Air line, tutto Vittoria. Con questo assetto faccio da anni tutte le manifestazioni gravel come se lo fosse anche lei. In questo caso però mi sono resa conto della differenza e confesso che ho un po’ rimpianto la Nemo gravel che mi era stata offerta da Francesca di Cinelli. Pronta a partire, passo da Carube e mi faccio gonfiare la ruota anteriore, molliccia, pensando di essermene dimenticata.
Ridendo e scherzando, si parte nell’aria che promette temperature che non manterrà, mentre il sole sale e illumina la bellezza circostante.
Perdo l’amico Carlo immediatamente e quindi sono sola, come si può essere soli in una situazione così, dove il binomio Eroica e bici rendono impossibile tale condizione esistenziale.
Ad ogni pedalata infatti si conosce qualcuno. O si incontra qualcuno che si conosce. Io scelgo il percorso medio, di 90 chilometri, che per fortuna, presenta la fatica principalmente nella prima parte, quando è tutto ancora (relativamente) fresco, sia le gambe che l’aria.
E quindi anche il famigerato Monte Sante Marie, una salita temutissima, passa, con un’andatura chiamata anche “sfida alla forza di gravità” ma vabbè. Il caldo sale, la fatica pure e la velocità scende. Finchè mi rendo conto che c’è qualcosa che non va. La gomma davanti è di nuovo semi sgonfia, e lo resterà per tutto il percorso. A niente valgono i generosi tentativi di tutti gli amici e le amiche incontrate per la via: la gonfi e dopo cinque minuti è uguale a prima. La fatica, soprattutto nelle salite, così raddoppia. Il meteo poi stavolta non è dalla nostra parte. Il caldo sembra potenziato dall’assenza prolungata di pioggia.
E la polvere, quella polvere bianca e così fine va dappertutto. Slitta sotto le ruote facendole girare a vuoto e crea piccoli mulinelli. Si deposita su qualsiasi superfice incluso il nostro corpo facendoci somigliare a scaloppine pronte per finire in padella. Anche il paesaggio che sembra ondeggiare davanti ai nostri occhi sudati è coperto di una patina bianco sporco. Sembra una bella donna precocemente invecchiata.
L’arrivo
Non credevo di farcela, e invece. Se l’ho finita, anche se tardi e male è stato solo grazie a tre cose: l’aiuto di tutte le persone che ho incontrato, con cui ho condiviso la fatica, che hanno provato a darmi una mano. Francesca, Giovanni, le adorabili ragazze di Tacchi & Rossetti, Alberto e tutti gli altri di cui non conosco il nome, ma la simpatia e il cuore sì.
L’Air Line Vittoria che in caso di perdita di pressione della gomma (tubeless ovviamente) aumenta di volume sostituendo in qualche modo l’aria e rendendo quindi possibile, anche se non ottimale la pedalata.
Il cibo: la generosità dei ristori, ai quali approdavamo per una volta principalmente golosi d’acqua e poi ci facevamo tentare da ogni leccornia. E l’idea della cena che ci aspettava, stesso posto, stessa bontà. Perché diciamocelo, ogni bastone ha la sua carota, no?
La domenica
Non so a voi, ma io per il giorno dell’evento voto sabato tutta la vita.
Infatti da sabato sera in poi basta bastoni, solo carote. C’è lo spritz – ben meritato! – davanti al circuito delle fisse al tramonto, c’è la cena in cui non bisogna trattenersi perchè domani … no, domani è domenica ed è solo il tempo della condivisione e delle risate. E allora vai coi pici, all’aglione i più temerari o al ragù, e arrosti o fritti, senza contare i bicchieri. Domani tocca alla Nova Eroica Family, con i suoi percorsi da 14 o 27 chilometri adatti a tutti, grandi e piccini e noi pedalatori del sabato andiamo solo a fare tifo. C’è Ludovica Lady Bici con il figlio preadolescente che tenta di far finta di non aver voglia ma si vede che si diverte un sacco. E c’è Alessandra “orgoglio pieghevole”, tutt’uno con la sua Tiziana che a guardarla sembra di essere tornati ragazzini C’è Andrea, grande ciclista turbolento qui in versione “pure family” con i suoi due ragazzi, eccitatissimi all’idea di pedalare col papà. Ci sono tante famiglie, sia locali sia quelle di chi ieri ha pedalato e ora si diverte coi figli. Alcuni piccolissimi vanno un po’ in crisi, perché quella toscana lì mica scherza neanche su percorsi da famiglia. E ci sono i ristori che non guardano certo il chilometraggio e anche in questo caso offrono ogni ben di dio.
E poi c’è il ritorno, per una volta senza l’affanno del dopo pedalata. Viva la Nova Eroica del sabato! E partendo, ne sono certa, abbiamo tutti già il pensiero rivolto alla prossima volta.