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Se vi invitassero, come è successo a me, ad assistere ad una tappa del Giro d’Italia, la Crono del Prosecco per esempio, nel bellunese, state attenti: è solo uno specchietto per le allodole. Infatti, con la scusa assistere al passaggio dei ciclisti professionisti più famosi del mondo, vedendoli ad un metro dal proprio naso, e potendoseli godere appieno, perché sul Muro di Ca del Poggio, con la sua pendenza media del 15% ma punte al 19, anche loro vanno “piano”, in realtà scoprirete un territorio che è un vero scrigno di tesori. Che già sarebbe bastato, a fare di quel weekend un’esperienza eccezionale, anche solo la “base” da cui godersi la giornata della tappa: Ca del Poggio, un resort sulle colline del Prosecco, Patrimonio Unesco, da cui si apprezza – oltre a una degustazione dell’omonimo vino – un paesaggio mozzafiato di colli coperti di vigneti a perdita d’occhio, che in questa stagione si offrono alla vista in un foliage che niente ha da inviare all’indian summer. E’ il “posto in cui il prosecco incontra il mare”, recita il cartello di benvenuto, e ne abbiamo avuto la prova: un delizioso menu interamente di pesce per accompagnare quella infinita teoria di flute che sembravano comparire dal nulla.
1. Wine district e non solo
In effetti avrebbe dovuto mettermi sull’avviso la sera prima alla Locanda San Lorenzo, ricca di charme, in cui abbiamo anche pernottato, per farmi capire che aria tirava: ci hanno accolto con una cena stellata, dal talento dello chef Renzo che lavora i prodotti del territorio con creatività ma non troppa, per non rubare la scena alle materie prime. Star incontrastata, l’agnello d’Alpago, presidio slow food, presentato in due ricette tra le quali era impossibile scegliere la migliore.
Va bè direte voi, che la provincia di Belluno e il Veneto in generale è un wine district lo sanno anche i bambini, ma la birra? Lo sapevate che a Pedavena c’è la birreria più grande d’Europa, che prende il nome della città, dove si mangia (e si beve of course) benissimo? Un menu “birrocentrico” e a chilometro zero – che iniziava col risotto alla birra, scenografico oltre che squisito, in quanto la mantecatura avviene in diretta sul piatto di portata, con una bottiglia di birra al centro dalla quale con un tocco da maestro viene fatta sgorgare sul riso, – e finiva con un delizioso “birramisù”. Tutto naturalmente accompagnato da caraffe e caraffe di birra Pedavena, provenienti dal birrificio adiacente – un magnifico edificio con enormi cisterne di rame così scenografiche che sembra uscita da La fabbrica del cioccolato.
Credete che sia finita? Macchè. Il weekend è continuato svelandoci un territorio già orograficamente e morfologicamente felice: situato a metà strada tra Venezia e Cortina con le Dolomiti (di cui molte Patrimonio Unesco, e la maggior parte in provincia di Belluno), che quando l’aria è tersa e ci sono le condizioni giuste, grazie a quel fenomeno che lì si chiama lo “stravedamento” , da Venezia, sembra di poterle toccare, e invece sono a un’ora e mezza di macchina. Adornato dai colli, sì, quelli del Prosecco, e da oltre 200 ville venete, e con dei paesaggi così incredibilmente belli e suggestivi da costituire ormai un set cinematografico perenne, tanti sono i film che ci hanno girato: da 007 a Cliffhanger, a una gran quantità di cinepanettoni.
2. Tra boschi e borghi medievali
E tu, che ti aspettavi solo il ciclismo “rosa”, ti trovi a girare in bicicletta tra boschi, prati e borghi medievali bellissimi (come Mel, “uno dei borghi più belli d’Italia”), Lentiai, e Bardies disseminati di chiesette con opere di artisti che ti emozioni solo a nominarli e che qui hanno affrescato dipinto, scolpito: Canova, Tiziano, Giorgione, per dirne alcuni, in un enorme museo diffuso, grande come tutta una provincia. Ma qui si va di sorpresa in sorpresa: e chi lo sapeva che Feltre fosse così bella, così ricca di storia e monumenti! È un mix di secoli: dal Castello di Alboino la parte più antica, alle fontane lombardesche, ai loggiati del Palladio. E di cultura, con Vittorino da Feltre e Panfilo Castaldi (il vero inventore della stampa), che si contendono il centro della piazza principale con due monumenti, e Goldoni, feltrino doc che qui scrive le sue prime opere.
Tutto qui parla di storia, dalla più antica alla più recente, e si cammina attraverso le vestigia di accadimenti cruciali del passato, con i primi partigiani, che iniziano in questi luoghi la loro guerra di resistenza, o la Wehrmacht che qui aveva la sede. Fino all’emozione di arrivare pedalando a villa Gaggia, maestosa e suggestiva coi suoi giardini all’italiana, che fu teatro di un incontro tra Hitler e Mussolini.
3. Ciclabili e percorsi MTB
Ma torniamo alla bici. Son posti da ciclisti “veri” questi, da sempre teatro di tappe importanti , in cui sfidarsi su tante salite e passi famosi, ma anche percorsi di mountain bike e downhill, con svariati anelli di diverse difficoltà. Senza dimenticare le grandi ciclabili che passano di qui, e che sono più abbordabili anche ai ciclisti meno sportivi e allenati, grazie alla (quasi) totale assenza di dislivello, come la Monaco-Venezia, della quale noi abbiamo percorso una parte, da Busche (si possono noleggiare le bici al Bicigrill) a Belluno, inclusa una piccola variante più impegnativa ma bellissima (ne vale la pena) sulla vecchia Claudia Augusta, e dove è possibile fare un detour nel parco dei laghetti della Limonta, un giro in bici da 20-25 minuti poco impegnativo dove si possono ammirare sculture in metallo o fatte con il legno ricavato dagli alberi abbattuti dal Vaia.
Bici, quindi, più rosa o relax, ma anche sci ovviamente, sui 1.400 km di piste, e adrenalina – alpinismo, su roccia e ghiaccio, canyoning, ferrate, cascate di ghiaccio, kate surfing – e poi vino e cibo squisiti ovunque (la provincia da sola conta ben sette ristoranti stellati).
Insomma, seguite il mio consiglio: se vi capitasse di andare da quelle parti per un motivo, aspettatevi di scoprirne tantissimi altri per tornarci. Se non avete un motivo preciso, andateci solo per rimanerne incantati.