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Il cammino di San Tommaso
Eccoci giunti alla seconda delle quattro tappe del Cammino di San Tommaso da Ortona a Roma. La tappa di oggi è una delle più spettacolari ma anche delle più impegnative, data la quantità di saliscendi e vallate da oltrepassare, e collega la zona della Majella a quella del Gran Sasso, i due giganti silenti d’Abruzzo. Ma se è vero ciò che dicono gli inglesi, no pain no gain (o volendo anche gli Alpini, più salgo più valgo!), tocca soltanto alzarsi sui pedali e spingere più forte. I panorami che ci aspettano sono più o meno questi.
La discesa verso la valle della SS Tiburtina
Partendo da Manoppello, città del Volto Santo, ci lanciamo in discesa tra i pendii boscosi perdendo quasi tutta la quota accumulata ieri, per tornare sul corso della consolare Tiburtina. La SS5 non è tra le strade più piacevoli da pedalare, sebbene sia sufficientemente larga per non risultare pericolosa. Per questo motivo ne percorriamo il minimo indispensabile, da Scafa a Tocco da Casauria, fino a lasciarla all’altezza del polo industriale di Officine Bussi, dove vengono convogliate le acque del Fiume Tirino, considerato il fiume con le acque più limpide d’Europa. In questo tratto di strada l’andamento altimetrico presenta piccoli saliscendi non impegnativi, ma leggermente nervosi.
Il corso del Tirino
Lungo appena 25 km, il Tirino è un affluente dell’Aterno/Pescara, e si distingue immediatamente dal colore smeraldino e limpido delle sue acque. Il suo nome viene dal greco tritanon, e significa “triplice”, a indicare le tre sorgenti che lo alimentano. E proprio all’altezza della Tiburtina, vicino al punto in cui si getta nell’Aterno, noi svoltiamo a destra per costeggiare le sue sponde tranquille.
Bussi sul Tirino è un grazioso borgo in cui vale senz’altro la pena fare una sosta. Nei suoi pressi possiamo ammirare le rovine della bellissima Santa Maria di Cartignano, appartenente a un complesso benedettino dell’XI secolo, e la ancor più affascinante Chiesa di San Pietro ad Oratorium, immersa nel verde proprio sulle rive del fiume (è indicata sulla sinistra a metà dello sterrato, qualche chilometro dopo Bussi).
Dopo Bussi la strada si fa sterrata e pianeggiante. Una decina di chilometri immersi nel verde tranquillo della valle del Tirino, dove le siepi restringono l’orizzonte del nostro cammino, e il paesaggio d’Abruzzo cambia ancora: i colori e il clima delle alture della Majella sono già un ricordo. Questa è probabilmente la parte più cicloturistica e godibile dell’intera tappa.
Verso Capestrano
Lasciata la valle del Tirino, torniamo sull’asfalto e il dislivello è lì che ci attende. La bella Capestrano, infatti, è inerpicata su un poggio che domina il fiume da un lato, e la Piana di Navelli dall’altro. Per arrivarci ci aspettano circa 10 km di salita, che ci porteranno dai 300 metri a fondo valle ai quasi 700 metri del borgo, che è noto per uno dei più antichi ritrovamenti di sculture delle civiltà italiche prima di Roma: il Guerriero di Capestrano. Scoperto per caso nel 1934 da un contadino della zona, questa statua alta 2 metri e ricavata da un unico blocco marmoreo è una delle più belle e importanti espressioni dell’arte scultorea d’Italia, e rappresenta un guerriero della popolazione dei Piceni.
Ma torniamo alla salita, che ci eravamo distratti. I suoi tornanti sono piuttosto duri, ma il panorama del Gran Sasso che ammira da un istante lungo quanto l’eternità la Majella in lontananza è impagabile. Se poi un raggio di sole squarcia le nubi e illumina la valle appena percorsa, ogni fatica della scalata scompare.
La Piana di Navelli e Bominaco
Ma gli sforzi per il nostro Cammino di San Tommaso non sono finiti: se Capestrano ci concede un po’ di discesa, sappiate che è un’illusione. Infatti le pendenze favorevoli finiscono quasi subito, per lasciare il posto alla Piana di Navelli, un altipiano a quota 700 metri interrotto bruscamente dalla Statale 17. Attraversata questa superstrada molto trafficata che è bene lasciarsi subito alle spalle, ci attende l’ultima fatica della giornata: la salita per Bominaco.
Questo piccolo e incantevole borgo sorge a circa 1000 metri s.l.m., ed è famoso per le due chiese benedettine di Santa Maria Assunta e l’Oratorio di San Pellegrino, entrambi risalente al X secolo. Dopo Bominaco la strada sale ancora un po’, in maniera più graduale e gentile su un tratto a mezza costa che lambisce una bellissima vallata. Maja è scomparsa alla nostra vista, ora c’è solo il Corno Grande a sorvegliarci. L’ultima parte fino al valico è costeggiata da un bellissimo bosco di abeti.
L’arrivo a Fontecchio
La discesa per la nostra meta della giornata è ripidissima, e in 8 km ci porta a perdere quasi 400 metri di dislivello. Fontecchio è un paese che merita senz’altro una visita, incastonato com’è nella Valle dell’Aterno. I boschi di castagni sono i veri signori di questo luogo, dove la pace regna sovrana. Tra le strutture convenzionate con il Cammino di San Tommaso, una sola si trova a Fontecchio, ed è l’Affittacamere Fulè, che offre appartamenti o stanze con vista sulla valle e un parcheggio bici.
(Grazie a Jennyfer Pileggi – www.instagram.com/jen_on_travel per le foto)
Specifiche tecniche percorso
- lunghezza: 74 km
- dislivello: 1500 m+
- fondo stradale: 80% asfalto, 20% sterrato e ghiaia
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