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Il Cammino di San Tommaso
Siamo giunti alla quarta e ultima tappa del Cammino di San Tommaso, un percorso di fede, natura e storia che congiunge Ortona a Roma, attraversando l’Appennino Abruzzese. Dopo le tappe precedenti Ortona / Manoppello, Manoppello / Fontecchio e Fontecchio / Tagliacozzo, siamo arrivati alla più dura e lunga, l’arrivo a Roma attraverso i Monti Simbruini.
Tagliacozzo
Questo grazioso borgo che sorge a circa 900 metri sul livello del mare, oggi frequentata meta sciistica del turismo invernale romano, ha in realtà origini antichissime. Probabilmente il suo nome deriva da Talus e Cotium (taglio nella montagna), dato che il suo agglomerato sorge proprio nella fenditura del Monte Civita, ma una versione ben più affascinante lo fa risalire a Taliae Otium (“Ozio di Talia”, riposo della ninfa Talia), dato che questo luogo sarebbe stato scelto come dimora dalla dea greca. E non è un caso che poco distante dal paese ci sia ancora oggi una Grotta delle Ninfe. Il suo centro storico e le sue rovine medievali valgono in ogni caso una visita.
I Monti Simbruini
La parte più dura del tracciato, che è comunque divisibile in due tappe, è data dall’attraversamento del massiccio dei Monti Simbruini, la catena che divide l’Abruzzo dal Lazio. Questi rilievi, che non superano i 2000 metri ma possono presentare più di un ostacolo anche ai pedalatori più esperti, hanno colori spettacolari in ogni stagione e boschi incontaminati – nonché una serie di sentieri MTB da fare anche in giornata partendo da Roma!
Per attraversarli, esistono due strade principali: una è la Tiburtina Vecchia attraverso il valico dei Colli di Montebove, una monumentale salita su asfalto che ci porta a circa 1200 metri, per poi scendere in maniera rocambolesca lungo i paesi della consolare romana: Carsoli, Arsoli, Roviano, Vicovaro e Tivoli. L’altro modo è più lungo, ma più affascinante, nonché l’itinerario originale del Cammino di San Tommaso: iniziare la salita per i Colli di Montebove ma lasciarla subito dopo Tagliacozzo, e da lì arrivare lungo la valle del Liri fino a Capistrello.
Da qui in poi parte una spettacolare salita lungo una strada chiusa al traffico veicolare, la SP63 Simbruina, che in alcuni punti della carreggiata è ristretta per frane e per questo motivo non è mai stata riaperta alle automobili. Più di 20 km di bosco e pace in una ciclabile restituita al cicloturismo! Il dislivello è molto e la salita impegnativa, oltrepassando i 1500 metri di quota, ma lo sforzo è assolutamente ripagato dal panorama.
Subiaco
Se leggiamo la scritta “Subiaco” vuol dire che il grosso è fatto. Questo centro montano ai piedi del Monte Livata è un importante crocevia di un altro cammino di fede, quello di San Benedetto, ed è stato dimora di imperatori romani come Nerone, la cui villa è ancora visibile. Se la distanza di questa tappa è troppo impegnativa (148 km per 3000 metri di dislivello!) questa è una buona tappa intermedia per godersi il Cammino di San Tommaso in maniera più rilassata, e affrontare i km rimanenti per Roma il giorno successivo. Una vista la merita senza dubbio il Monastero sanbenedettino del Sacro Speco.
Il parco regionale dei Castelli Romani e l’Appia Antica
A dire il vero, anche se il grosso è fatto dopo Subiaco i saliscendi fino a Roma non sono ancora finiti. Ci siamo lasciati alle spalle i Monti Simbruini, è vero, ma il territorio collinare a sud di Roma può ancora fiaccare le gambe. Passano così Olevano, patria dell’omonimo vino rosso, Genazzano e Valmontone. Finalmente ci ritroviamo all’ultima fatica, quella del Parco dei Castelli Romani. Di questi laghi vulcanici abbiamo già parlato in altri articoli. Le loro “dolci” pendenze e bei panorami costituiscono il campo di allenamento domenicale dei ciclisti romani, che possono ammirare lo spettacolo del lago di Nemi o di quello di Albano prima di imboccare l’Appia Antica e rientrare a Roma in grande stile.
Il percorso
- distanza: 148 km
- altimetria: 3000 m+
- fondo stradale: asfalto 70%, sterrato / basolato romano 30%