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Austria in bici da corsa e MTB itinerari
L’arrivo
Arrivando da Milano nell’Osttirol (è meglio abituarsi a pronunciare quello che si sa in Tedesco, perchè lì, sorprendentemente, sono pochissime le persone, anche tra i giovani e gli operatori turistici, che parlano qualche altra lingua, incluse la confinante italiana e la globale inglese) si corre il rischio di voler far tutto, provare tutto, assaggiare tutto e non sapersi decidere, tanto questa regione è ricca di meraviglie, stimoli e offerte, di attività, cose da scoprire e bellezze da visitare.
C’è solo l’imbarazzo della scelta: escursionismo botanico-faunistico, alpinismo, volo con parapendio o deltaplano, ciclismo di qualsiasi tipo (bici da corsa, mountain-bike, e-bike, track- bike) arrampicata, canoa o kajac lungo i fiumi, oppure golf, per finire con attività più culturali, lasciandosi portare in giro dalla storia e dalla tradizione alla scoperta di malghe antiche di 800 anni e attività artigianali la cui origine si perde nella notte dei tempi. E ovviamente, la gola: è infatti facilissimo lasciarsi tentare dalle meraviglie eno-gastronomiche che queste terre incontaminate offrono.
Noi non abbiamo dubbi: bicicletta (e gola of course).
Viaggiamo portandoci le nostre inseparabili bici da corsa, mentre abbiamo già prenotato le mountain bike da noleggio, per dedicare un giorno a ciascuna, cercando di godere in pieno tutte le potenzialità di queste montagne meravigliose.
La valle a cui siamo diretti è una delle più incontaminate, un vero esempio di turismo eco-sostenibile: Villgraten.
La strada di accesso la dice tutta sulla riservatezza e conservazione di questo posto: è lunga e stretta, e nell’ultima parte c’è spazio appena per una stradina tortuosa in salita e un fiume, il Villgratenbach che la percorre tutta.
Sembra quasi che voglia proteggersi dal turismo di massa e dal turismo per caso, per concedersi e aprirsi – ma neanche troppo – a pochi visitatori per volta.
Infatti qui non si trovano frotte di persone, nè mense o rifugi con self service, o albergoni turistici.
No, solo piccoli hotel di charme, in malghe antiche come il mondo, minuscoli villaggi ancora identici a 800 anni fa, in cui è possibile affittare un alloggio per le vacanze e vivere ancora così, con pochi confort e tanta, tantissima natura.
Appena scesi dall’auto con gli occhi già ristorati da tutto il verde ancora splendente di clorofilla che ci ha accompagnato lungo il tratto finale del nostro viaggio, rimaniamo senza fiato per il profumo dell’aria.
Un bouquet di così tanti aromi, di erbe e legna e fiori e fieno e terra, credo di non averlo mai sentito in vita mia. Profumi intensi e delicati insieme che si combinano armoniosamente nello stesso respiro e in quello successivo, inaspettatamente, uno prende il sopravvento e ti lascia stordito e poi un altro e poi di nuovo tornano tutti a suonare composti la stessa melodia, come un’orchestra impeccabilmente diretta che lasci a tratti spazio per un breve assolo.
Il nostro albergo, un’antichissima malga, ha in tutto l’aspetto della pensione di montagna, rustica e abbastanza spartana anche se molto accogliente. Legni scuri e invecchiati naturalmente, decorazioni tirolesi, un classico ben fatto insomma.
In un contesto simile quindi, di rispetto del territorio, di attenzione alle materie prime, rigorosamente autoctone, e coltivate come una volta, la prelibatezza della colazione non ci ha stupito più di tanto: abbondante, generosa, sostanziosa. Fatta di pane di tanti tipi diversi, che dal tepore che emana, si capisce che ha finito di cuocere cinque minuti prima proprio “lì”, in un forno a due metri dal buffet, (e vi assicuro che tagliarlo ancora caldo, è stata un’emozione che è partita dalle mani ed è arrivata al naso). Di marmellate fatte in casa, di latte appena munto e di non so più quanti formaggi diversi (ma il mio palato invece lo sa benissimo), di frutta di stagione a centimetro zero.
E noi, da bravi ciclisti, le rendiamo onore.
Il Primo giro: in cima al Passo Stalle
Poi, sotto un cielo cangiante, carico di nubi ma anche di promesse di qualche raggio di sole, partiamo per il nostro giro.
Lasciamo la macchina a Lienz, seguiamo il fiume Isel su una meravigliosa ciclabile in dolcissimo falsopiano.
Passiamo ponticelli di una bellezza incredibile, pedalando spediti verso le verdissime montagne di fronte a noi.
Dopo una ventina di chilometri abbandoniamo la ciclabile per affrontare la salita che ci porterà verso lo Staller Stellar, il passo che separa l’Austria dall’Italia, indecisi se fare gli eroi e scendere dall’altra parte, sul versante italiano, per poi tornare aggirandolo verso Lienz (150 km) oppure salire e scendere dallo stesso versante (115 km).
E’ una salita bellissima, lunga ma mai proibitiva, con parecchi tratti pedalabili molto dolci e poche pendenze vere, una all’inizio e una, più lunga, alla fine, e per il resto, paesaggi meravigliosi, prati verdi fioriti, boschi di cembri a perdita d’occhio. Inoltre, tutto il percorso è punteggiato di bar, locande, stube dove all’occorrenza (occorre occorre!) rifocillarsi.
Dopo Sankt Jakob, inizia l’ultima fatica, la più dura, la salita si arrampica, le case si diradano fino a sparire, e il panorama assume l’aspetto di un vero passo di montagna, con tanto di laghetto.
Quando arriviamo in cima, piove e così prevale la “scelta corta” e facciamo una discesa veloce sotto l’acqua. In albergo, una bella sauna calda attende premurosa i nostri corpi infreddoliti e ad un orario sorprendentemente più austriaco che italiano siamo pronti per la cena.
La cena: una vera sorpresa
Ed è questa la vera sorpresa: noi ci saremmo aspettati una cena buona, senz’altro, ma robusta e rustica; il nostro chef Josef Muhlmann invece di una zuppa d’orzo e stufato tirolese con patate, ci regala una meravigliosa sequenza di portate una più buona e delicata dell’altra, tutte molto raffinate e leggere, tutte rigorosamente preparate utilizzando solamente ingredienti del territorio (in senso stretto, probabilmente, del territorio circostante l’albergo), a parte un ospite italiano d’eccezione. Infatti, dopo un’ entrèe di pera cotta nel porto su letto di gorgonzola con misticanza in vinagrette (fatta con tutte le erbette del prato, fiori compresi), ci serve una zuppa di rapa con tartufo nero d’Umbria. A seguire una trota salmonata su mousse di finocchi e una crème brulèe. Tutto squisito. Inutile dirlo, abbiamo scoperto poi che il ristorante dell’albergo Gannerhof, gestito interamente da una famiglia (il cognome dello chef Josef è lo stesso dei proprietari), è pluri-premiato.
Il giro in mountain-bike: verso l’Oberstalleralm
La mattina dopo, il tempo era ugualmente cangiante e noi armati delle nostre mountain bike di prim’ordine noleggiate in un negozio molto ben attrezzato situato all’inzio della valle, il Sunny Sport, partiamo direttamente dal villaggio dove è situato il nostro albergo, Innervillgraten, per un giro molto più corto ma assai impegnativo,
verso i nuclei di malghe antichissime tra cui spicca la Oberstalleralm, dichiarata monumento nazionale, costituita da 18 piccoli rifugi disponibili per chi desidera vacanze full immersion nella natura, 100% sostenibili, e altrettanto indimenticabili.
Ci arriviamo attraverso un sentiero che parte in modo repentino con pendenze quasi impossibili da pedalare, a volte anche oltre il 18% e scendiamo dalla parte più comoda (asfaltata). Pedalando verso l’albergo incontriamo una dopo l’altra, donne vestite in meravigliosi costumi d’epoca, acconciature elaborate, trecce e chignon impossibili da fare nei frenetici tempi d’oggi, che ci conducono a una grande processione religiosa con tanto di banda ed esercito, tutti in divise d’epoca.
E’ la Festa dei Fuochi del Sacro Cuore (in effetti alla sera abbiamo sentito il rumore di fuochi d’artificio lontani) sono dei falò che vengono accesi ogni anno dal 3 giugno 1796 sulle cime delle montagne del Tirolo, in ricordo delle minacce di invasione delle truppe di Napoleone.
E’ stata un’esperienza molto coinvolgente che ci ha fatto vivere il villaggio come doveva essere nei tempi dei tempi.
La seconda cena, in un albergo con 800 anni di attività.
Per la seconda cena ci portiamo in un villaggio a pochi chilometri di distanza, sulla strada per Lienz, a Strassen, un albergo ristorante con 800 anni di attività alle spalle, restaurato in modo assolutamente conservativo, con un meraviglioso giardino, fiorito e lussureggiante, lo Strassenwiert.
Anche questa volta rimaniamo sorpresi dalla squisitezza e ricercatezza della cena, tipica ma altrettanto rivisitata, realizzata utilizzando solo materie prime del territorio dal prosciutto di agnello agli schlip krapfen, dalla sella di cervo in salsa di ginepro con cavolo rosso, ai vini, tutti assolutamente locali e pregiati.
Alla fine, lasciamo l’Osttirol, appagati ma pieni di dubbi: avremmo dovuto pedalare lungo tutta la Drava e tornare con il treno? Oppure passeggiare lentamente guardando i fiori e gli animaletti nel parco nazionale Alti Tauri? O perderci nelle mille attività artigianali antiche di centinaia di anni, come la lavorazione della lana, o magari provare a volare, o a scendere in kajak dalle rapide di qualche torrente?
Saliamo in macchina guardando in faccia la realtà: ci dovremo tornare.
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Reportage Alberta Schiatti