Paola Santini in bici ci è praticamente nata. Pedalando si è innamorata. Le due ruote l’hanno accompagnata anche in viaggio di nozze, tre anni fa, alla scoperta in bike, dei segreti di New York e di Los Angeles. E se non sta attenta rischia di partorirci, sulla bicicletta.
Paola Santini, figlia minore di Pietro, il fondatore della azienda di famiglia specializzata dal 1965 nella produzione di abbigliamento per ciclismo, ha davvero le due ruote nel Dna. E oggi, che si occupa del markleting e della comunicazione della Santini, sta per trasmettere questo patrimonio genetico alla bimba che aspetta, Sofia. “Sono alla 28esima settimana di gravidanza, ma finché ho potuto ho pedalato. Ero alle prime settimane di attesa di Sofia quando ho partecipato a due Gran Fondo, il 15 maggio alla Felice Gimondi e pochi giorni dopo alla Mussara, in Spagna, parliamo sempre di itinerari da più di 100 km. Come ogni anno poi non ho voluto mancare all’Eroica, la cicloturistica con bici d’epoca”
Ora che l’istinto materno le consiglia di star più tranquilla, non smette di occuparsi di bici. Anzi, fa di tutto per divulgare la filosofia e l’amore per le due ruote.
“ E’ proprio per questo che la Santini ha deciso di diventare partner del progetto Bici Amore Mio, pensato da cinque albergatori di altrettante regioni italiane che hanno unito le forze per offrire ai loro ospiti il meglio del cicloturismo. Chi sceglierà una vacanza presso il Piedmont Bike Hotel di Pralormo (TO),l’Hotel Funivia di Bormio (SO), il Garda Bike Hotel di Peschiera del Garda (VR), l’Hotel Lungomare di Cesenatico (FC) e il Silva Bike Hotel di Fiuggi (FR), troverà non solo proposte di itinerari in bici per tutte le gambe, ma anche, se vorrà, biciclette di alta gamma e un bike kit completo di abbigliamento tecnico Santini. Non a caso il claim, in cui c’è tutto lo spirito della proposta di Bici Amore Mio è: You’ll love cycling in Italia”.
Quando è nato esattamente e a chi si rivolge Bici Amore Mio?
“Quando ci hanno proposto di entrare nel progetto lo abbiamo trovato assolutamente in sintonia con il nostro lavoro.Oggi il boom del turismo in bicicletta si deve per lo più ai mercati inglesi, olandesi, nord europei. E poi ancora i turisti che vogliono scoprire l’Italia pedalando arrivano da Australia, Canada, anche da Emirati Arabi”.
La cultura della bicicletta come sta oggi in Italia?
“Ha la forza e i numeri della tradizione. Chi pedala da noi lo fa da anni ed è molto esigente. Vi è stato un boom, soprattutto nel ciclismo sportivo negli anni 80 e 90. Oggi in quel campo i numeri sono un po’ stazionari. Aumentano invece le donne che pedalano nel tempo libero, anche grazie alle nuove possibilità offerte dalle e bike. Il boom degli ultimi 10 anni invece è quello dei mercati come l’Inghilterra e l’Australia, dove scoprono adesso le infinite possibilità della vita su due ruote”.
E il vostro mercato qual è?
“L’abbigliamento Santini viaggia per l’80% in tutto il mondo. L’Italia, con un 20% stabile di mercato per un solo paese, rimane comunque il nostro porto sicuro. Anche se oggi più che in passato il ciclista italiano ci pensa due volte a cambiare il body o la giacchetta tecnica. Quando pedalo vedo anch’io in giro amatori con completi, magari Santini, ma ormai davvero d’epoca. Ma qui credo che c’entri ancora l’ombra della crisi. All’estero invece per il Made in Italy non si bada a spese, anche nel mondo dei cicloamatori, oltre che degli agonisti”.
Anche lei è una sportiva?
“Sono stata una nuotatrice agonistica. Mio padre ha sempre ritenuto che le gare di ciclismo fossero più adatte agli uomini che alle donne e mi ha indirizzato al nuoto. In questo ha una visione un po’ d’altri tempi. Dal nuoto poi mi sono avvicinata al triathlon, dove ho conosciuto mio marito, Marco Manzoni, anche lui triatleta. Anche perché pur senza gareggiare ho sempre usato la bici. Tuttora, quando viaggiamo per il mondo, io e mio marito ci riserviamo due o tre giorni per scoprire un posto nuovo pedalando”.
Il mondo, la vita, visti dalla bici, come sono?
“La bici, il ciclismo, l’essere cresciuta frequentando tanti campioni, ieri Paolo Salvoldelli, oggi Peter Sagan, e poi facendo agonismo a mia volta, rende più…ottimisti. Sin da piccola ho visto atleti impegnarsi, soffrire per raggiungere i loro risultati. Ho imparato allora che nessun obbiettivo è irragiungibile se lo si vuole davvero. E dopo la fatica, la sofferenza di una salita magari, ho visto la gioia negli occhi per un traguardo conquistato. Certo che cresci credendo che la felicità è un traguardo a portata di mano, se ci si impegna davvero”
Bici Amore Mio allora è più di un logo sul suo abbigliamento da ciclisti?
“Sì, è una filosofia di vita”.
Intervista di Betta Carbone