Germania da vivere in bicicletta
Dall’archeologia romana a quella industriale, attraverso una fitta rete di ciclabili. La Ruhr che si conosce nei libri di scuola, quella che riempie le pagine della rivoluzione industriale – all’origine del temuto potenziale bellico tedesco -, conserva reperti di mondi vicini e lontani. Materiale che parla ai visitatori al passato remoto, e più spesso al passato prossimo. Mentre al presente le parole più gettonate, nel Nord-Ovest della Germania, sono riconversione e riqualificazione del territorio.
A testimoniare epoche distanti c’è Xanten. Appena 30 chilometri la separano dall’aeroporto di Weeze, dov’è anche possibile noleggiare le biciclette. In 2000 anni di storia Xanten ha cambiato nome più volte. In origine era il Castra Vetera, antica fortezza legionaria posizionata lungo il Reno da Augusto, che qui avrebbe dislocato tra gli 8mila e 10mila legionari. Il parco archeologico odierno è però costituito dai resti – e dalle ricostruzioni – della Colonia Ulpia Traiana, insediamento civile abitato soprattutto da ex-soldati, che sotto l’imperatore Traiano, nel 100 d.C., oltre a cambiare nome diventò un importante snodo commerciale. All’Archäologischen Park si può respirare quell’atmosfera romanica riprodotta tra l’anfiteatro e la cinta muraria, le torri e la Porta Nord, l’ostello romano e le terme. Tappa successiva da non perdere, pedalando tra le suggestive vie di Xanten, è il duomo di San Vittore, un tripudio di gotico costruito tra il 1263 e il 1544, con 15 altari, maestose navate e vetrate splendide. Lungo le mura della cittadina merita una sosta anche l’antico mulino a vento, il Kriemhildmühle, che veglia sul piccolo borgo dalla fine del 14esimo secolo. Dopo alterne vicissitudini dal 1992 è tornato in funzione e visitabile. Ogni giorno vi sfornano e vendono pane fragrante, con una Brotliste (lista del pane, ndr) ricca di varietà e farine.
Proseguendo lungo il Reno, per ciclovie segnalate con la precisione teutonica, le distese verdi e lineari si alternano a piccoli centri e grandi impianti industriali. Della storia recente il paesaggio racconta la terra dei minatori, del carbone e dell’acciaio che hanno reso la Germania la più grande potenza produttiva del continente. Una forza che ha attirato a sé manodopera polacca, italiana, turca, giunte a più riprese – su caldo invito delle autorità – alla ricerca di benessere e nuove opportunità. Una parabola di lavoratori da tutto il mondo: attualmente in quest’area sono 600mila i residenti di origine straniera. Per capire il cuore dell’impero industriale delle grandi famiglie Thyssen e Krupp basta osservare le imponenti strutture ingegneristiche e i sobborghi della Renania Settentrionale-Vestfalia. Essen, Wesel, Oberhausen, Duisburg, Bochum, Dortmund, Hamm. Rappezzate nella regione metropolitana del Reno-Ruhr, 53 comunità formano uno dei maggiori agglomerati urbani dell’Unione europea, dove i confini tra una città e l’altra sono molto labili, sfumati.
Ai confini tra Niederrhein e Ruhr si trova Dinslaken, cittadina immersa nel verde e nella cultura industriale. Raggiungerla attraverso il Wohnungswald, giardino dell’Eden per i joggers, è un piacere irrinunciabile. Dopo una pedalata dall’Altmarkt alla Neustraße l’itinerario non può che proseguire lungo il Rotbach fino a Hiesfeld, dove il museo dei mulini presenta una collezione di modelli da tutto il mondo, oltre all’antico mulino ad acqua. Per un balzo all’epoca delle miniere bisogna pedalare ancora un po’, verso la periferia Nord di Dinslaken. Lohberg è il quartiere storico dei minatori. Case standard, dai colori un po’ tristi, rivolte alla torre verde della miniera che oggi aspetta di diventare museo. Ad abitare queste strade molti immigrati, a dimostrazione di un’integrazione incompiuta. Ma il progetto per riqualificare l’area industriale dismessa, in fase di realizzazione, ha un cuore verde nel Bergpark con campi sportivi, parchi giochi, aree per il fitness e i pic-nic, spazi di co-working. Immancabili i sentieri per passeggiate in bici, per le quali già sono previste connessioni con le tante piste ciclabili esistenti.
Silvia Ricciardi