Il trofeo Laigueglia, una scusa per girare in bicicletta nell’entroterra poco conosciuto della Liguria …
Liguria fa rima con ciclismo
Senza scomodare il passato e la storia ma rimanendo all’attualità e alla geografia del ponente, apprezziamo come l’uso della bicicletta qui si mescola col territorio per venirne fuori in modo sempre diverso, inaspettato, nuovo. A guardare c’è da perdersi, gli appuntamenti ciclistici che da metà febbraio fino all’estate si potranno pedalare in questa parte della regione sono tanti: i professionisti fileranno lungo il mare sulla ciclabile di Sanremo per la prima delle quattro tappe in Liguria del Giro d’Italia, a maggio. Ancora i professionisti, ma anche gli amatori, sono saliti e scesi nell’entroterra per il Trofeo Laugueglia di metà febbraio.
A marzo si guarderà con speranza ai ragazzini del campionato nazionale giovanile di società di cross country; poi granfondo e gare varie fino a luglio, per ammirare il Giro d’Italia femminile. Su tutto la “primavera”: La Milano-Sanremo. Quindi dentro e fuori per i boschi; di fronte, di spalle o magari di fianco alle folate di vento. Controluce per il sole nel mare, per essere già in estate; buio degli alberi e freddo nello scendere dalle cime, come in inverno. Tutto in poche settimane e pochi chilometri, ognuno con il suo rapporto: con la bicicletta, con sé stesso, con la natura. Il Laigueglia era a metà febbraio; professionisti di giovedì e amatori di domenica, con un tracciato che giocava ad andare avanti e indietro sul mare: da Laigueglia fin sopra Albenga; poi nell’entroterra ligure fino al Vendone, Onzo e l’arrampicata su Cima Paravenna per la prima parte di gara.
Colla Micheri, il Testico e ancora Cima Paravenna per la seconda, con due passaggi sul mare in entrambi i sensi e un circuito finale proprio a Laigueglia. I professionisti l’hanno fatto come l’abbiamo scritto: di seguito, di fila e d’un fiato. E così alcuni amatori. Gli amanti come noi -della bici, del territorio – però sono stati volentieri a guardare e a sentire. Il panorama dall’Aurelia al mare, con il Capo Croce e la chiesetta del XIII secolo; il piccolo porto di Alassio e l’Isola Gallinara con la riserva naturale.
Poi da Albenga a infilarsi nell’intestino della provincia di Savona fino a Vendone e comuni limitrofi, quasi Piemonte. Vendone è quattrocento anime a quattrocento metri sul mare, come una fiaba ma vera. E’ valle Arroscia, dall’omonimo torrente. La prima parte della salita è tra colline e terrazzamenti per uliveti; poi la statale 35 si fa stretta e un po’ nervosa, per farci meritare boschi e montagna vera. Anche a costo di perdere il gruppo, vale la pena godersi l’olio e i sapori delle erbe aromatiche del posto, con cui si accompagnano pranzi o cene; magari al ristorante “l’Alpino” o almeno al negozio di alimentari di Celsa, frazione lì a poche pedalate.
Ma la vera tentazione è fermarsi alla Crosa, agriturismo in zona, per poi ripartire in escursione verso il Peso Grande, dove si passano i mille metri di quota. Merita una visita anche il parco delle sculture di Rainer Kriester, scultore tedesco che si è stabilito qui all’inizio degli anni ’80 per realizzare monoliti, megaliti e stargate. Lui non c’è più ma appunto rimane il parco, bellissimo, da vedere.
Poi la strada prosegue ancora più nervosa per qualche tornante, fino a smorzarsi nella statale 453 che presa a sinistra riporta verso Villanova d’Albenga. Dopo poco è ancora salita, Cima Paravenna. Da qualche anno l’asfalto viene rifatto prima della gara ma la fatica è la stessa da sempre; va fatta con la forza che si ha e non con quella di chi è davanti perché è proprio dura. La prima parte, diciamo i primi 2.5 km, ha solo due tornanti secchi e pochi strappi in cui smaschera la vera difficoltà dell’ascesa, con un massimo di pendenza a poco più del 16%. La seconda è meno di 2 km con una pendenza media del 7% ma che arriva a picchi del 23%. Salire è difficile e anche scendere vuole il suo impegno, ma non siamo noi quelli che corrono per i baci delle miss quindi facciamo con calma e usciamo da quel labirinto in obliquo che è l’entroterra Savonese con un ritmo appropriato e torniamo a prendere il vento sull’Aurelia, nel senso inverso rispetto a prima.
Si arriva a Laigueglia e si prosegue fino a Capo Mele dove, intorno al nel XIII secolo arrivavano i Catalani per pescare il corallo. Ancora salita: a Colla Micheri si arriva dopo una trentina di curve che fanno girare le gambe e la testa. Poi il famoso Testico, 6 km di salita pedalabili: il premio all’arrivo è la fontana del paese, qualche bar per chi non viaggia solo ad acqua e panorami meravigliosi che sono per tutti. Ci si muove ancora per Cima Paravenna e a scendere definitivamente per il circuito cittadino di Laigueglia. Borgo che vive col mare, come il resto della costa, certo. Qui però, oltre alla pesca e alle scuole di vela, sono organizzati dei “Whale Watching”, giri in barca per avvistare i mammiferi marini all’interno della grande area marina del “Santuario del Cetacei”. E dal mare, o più semplicemente dall’Aurelia, si possono vedere i due campanili della Chiesa parrocchiale di San Matteo con in cima le croci direzionate al senso dei venti, Libeccio e Maestrale.
All’interno invece, la chiesa ha interessanti dipinti della scuola ligure del ‘500 e del ‘600. Suggestivo perché proprio sulla spiaggia, il “bastione del Levante”, unico rimasto di tre torri di difesa di Laigueglia, costruite nel 1500. Dopo aver visto tanti mondi diversi in pochi chilometri, possiamo appoggiare la bici a questa torre che sa di eterno, tra la spiaggia e il mare.
Alessandro Avalli