Cosa troverai in questo articolo:
Transardinia terzo giorno da Alghero a Is Arenas
- distanza: 90 km
- dislivello in ascesa: 1967 m
- fondo stradale: 95% asfalto, 5% sterrato
- partenza: Alghero, camping “Mariposa”
- arrivo: Is Arenas, camping “Is Arenas”
Transardinia giorno 3:
La mattina ci si ritrova nel bungalow del Camping “Mariposa”, si preannuncia una giornata più limpida e serena di ieri, ma anche un’altra tappa piuttosto dura. Chi pensa che costeggiare il mare equivalga necessariamente alla pianura, si sbaglia.
In 90 km questo tratto litoraneo accumula quasi 2000 metri di dislivello positivo, offrendo in cambio dei ripidi saliscendi delle viste spettacolari a picco sul mare.
Prima di iniziare, però, visitiamo l’Alguer, la roccaforte catalana e i bastioni di Alghero: vicoli che ricordano il Barri Gotic di Barcellona, scalette e insegne delle vie in doppia lingua.
In fondo, il Mediterraneo più che dividere unisce.
I 50 km tra Alghero e Bosa sono tra i più spettacolari
dell’intero tracciato: la strada si fa tortuosa e abbraccia i seni del mare.
Tra la macchia e gli arbusti, tra le pareti di granito rosa e i rapaci che disegnano orbite circolari sopra di noi e la nostra pedalata lenta. Ci troviamo nei pressi della riserva naturale di Capo Marangiu e la pace regna. A pochi km nell’interno c’è
Villanova, sito di importanza cruciale per l’archeologia,
qui le più importanti necropoli e siti nuragici al mondo.
Salita, discesa, destra, sinistra, tornante, scoglio a picco sul mare: 50 km di panoramica totalizzanti, al punto che quando un’ultima discesa ci porta a Bosa viene quasi voglia di tornare indietro.
E invece Bosa è un altro gioiello della costa occidentale, seppure il suo fascino sia molto diverso da quello di Alghero: se quest’ultima brilla e riluce d’una bellezza vezzosa, Bosa è più discreta e forse anche più genuina. Città dalle tradizioni manifatturiere, città di pescatori e operai, Bosa si concede con riservatezza nei colori pastello delle sue case, nelle vecchie concerie oggi divenute il simbolo identitario della zona. E non ultimo, città dal passato medievale, come testimonia l’inquietante castello che la sovrasta.
Il tempo di un breve pranzo e una passeggiata lungo gli ultimi metri del fiume Temo fino alla sua foce, e si riparte. Nel pomeriggio si è alzato di nuovo un forte vento, come spesso accade da queste parti, le onde sono fragorose e la pedalata difficoltosa.
Brutta salita per Magomadas e Tresnuraghes,
con pendenze molto impegnative che si presentano a sorpresa subito dopo un bel tratto pianeggiante. La strada per Cuglieri ci allontana un po’ dalla costa – il tratto costiero è troppo scoglioso per delle strade, esiste soltanto quella che porta direttamente a Porto Alabe. Una nuova foratura, residuo delle spine rimaste ieri nel copertone, costringono Giancarlo a una nuova sostituzione di camera d’aria. Il proprietario del bar davanti al quale ci fermiamo per la riparazione, appena fuori Tresnuraghes, nel vederci intenti al lavoro ci chiede se abbiamo bisogno di qualcosa, per poi ricomparire con tre pinte di birra alla spina.
Ci allontaniamo di quando in quando dalla litoranea per deviazioni in strade secondarie che ne costeggiano il percorso.
Si alternano con naturalezza i paesaggi più vari, dalle macchie boscose ai lunghi rettilinei scoperti, fino ai pascoli dove degli enormi tori brucano placidamente.
L’ultimo tratto della tappa di oggi perde tutta la quota acquistata dopo Bosa, regalandoci una lunga discesa fino a S’Archittu, località balneare nota per le sue formazioni di granito bianco che si protendono ad arco sul mare. Col mare tempestoso di settembre, gli unici a cui interessa questo spettacolo siamo noi e i surfisti, che sguazzano nelle onde increspate.
Da qui alla nostra meta, Is Arenas, manca soltanto una manciata di chilometri: dopo 90 km di salite e discese arriviamo nel tardo pomeriggio nel bosco di eucalipti che ospita il Camping “Is Arenas”.
Il sole è appena tramontato, l’acqua è mossa ma ancora tiepida: un tuffo nel buio e a riposare.
Reportage di Claudio Mancini.