La bici in treno: Trenitalia è sorda alle richieste del popolo dei ciclisti
Se la sostenibilità nei trasporti è ancora un miraggio alcune iniziative viaggiano in direzione ostinata e contraria. È il caso della proposta lanciata su Change.org da Sara Poluzzi, ciclo-ferro-pendolare bolognese che rivendica l’abbonamento treno più bicicletta in tutta Italia. A seguirla, in pochi giorni, un gruppo di 50mila firmatari pronti a richiamare all’ordine Trenitalia sfruttando l’effetto scia.
Foto di Giovanni MagnaniniLa richiesta è chiara e semplice: «rendere omogenea a livello nazionale la possibilità di acquistare abbonamenti mensili e annuali per il trasporto bici». Il tutto per evitare che la questione si risolva in accordi «a macchia di leopardo». E magari per mettere in partica «le belle parole e le interessanti teorie sulla sostenibilità dette e ripetute su tutti i media». Perché, si legge nella petizione, ci sono regioni virtuose dove viaggiare con la bici in treno è fattibile – Lombardia in testa con 60 euro per 12 mesi –, mentre in altre il servizio avrebbe un costo annuo di circa 1000 euro. E c’è anche chi fa passi indietro come l’Emila Romagna, dove l’abbonamento annuale a 122 euro – nato da un accordo tra la Fiab, Federazione italiana amici della bicicletta e Trenitalia – è stato annullato.
Dal sito di Trenitalia in effetti le soluzioni che si prospettano per ciclo-pendolari sono due. Entrambe non troppo felici. La prima, per chi deve viaggiare sui treni nazionali, parla di misure da triciclo per il trasporto gratuito della propria bici: 80 per 110 per 40 centimetri. Il punto è: o siete dotati di una due ruote tradizionale smontata e insacchettata, oppure vi comprate una pieghevole per la gioia delle ferrovie dello Stato.
Opzione due. Treni regionali. Al netto di accordi locali il supplemento per la bici costa tre euro e mezzo per 24 ore dalla convalida. Una considerevole sommetta per chi faccia uso della bicicletta per recarsi in ufficio ogni giorno feriale. È il caso della promotrice della petizione Sara Poluzzi, che dopo anni di pendolarismo scrive nel profilo Facebook : «La vita da pendolare è faticosa, la vita da ciclo-ferro-pendolare lo è ancora di più. Il tutto è legato all’entusiasmo e alla voglia di continuare a fare. Anche se è la cosa più scomoda, e a volte la meno sensata, è anche quella che ti fa sentire viva: pedalare, sentire il vento in faccia, immergerti nel mondo che hai attorno invece di chiuderti in una scatolina, avere un impatto il meno negativo possibile sul mondo che ti circonda. Ma a volte sei stanco o hai freddo o avresti voglia che i treni fossero in orario… Sembrerà sciocco, ma quando ho saputo che non c’era più l’abbonamento annuale bici+treno sono rimasta davvero basita. Poi mi sono detta che forse ero poco adattabile e che se qualcuno al mio posto avesse reagito così forse lo avrei criticato e lo avrei spinto ad adattarsi. Poi ho scritto il post e ho visto che cominciava a girare e tutte le richieste di amicizia da tutta Italia». Sembrerà sciocco? A Trenitalia, forse.
Silvia Ricciardi