Pedalare in bicicletta in città non è mai stato così facile, salutare e conveniente come negli ultimi anni. Già perché sono numerosi i Comuni che si sono attivati o si stanno muovendo, per pagare degli incentivi a chi decide di lasciare l’auto e andare al lavoro sulle due ruote senza inquinare. Si parla in media di 25 centesimi a chilometro di contributo erogato, come hanno deciso di fare ad esempio le amministrazioni comunali di Cesena (premiato con l’Urban Award nel 2018) e Cesenatico, che nell’estate 2018 hanno stanziato 90 mila euro fino al 2021, destinati a chi preferisce pedalare per raggiungere l’ufficio. Ma prima ancora, nel 2015, il Comune di Massarosa in Toscana si era mosso, sempre con 25 centesimi a chilometro di contributo, e un tetto di 50 euro al mese. E sulla stessa scia si sono messi anche Bari, Torino e Pescara (premiata quest’anno con l’Urban Award), dove i Comuni hanno deciso di mettere mano alle casse e pagare chi sale sul sellino e va a lavorare; il tutto monitorato da delle app in grado di verificare il tragitto, la distanza e i tempi, all’insegna della massima trasparenza.
Ma non solo il pubblico, anche i privati hanno fatto uno scatto in avanti e sono numerose le aziende in tutta Italia che hanno adottato politiche analoghe per la tutela dell’ambiente. Duecento euro all’anno in più se vai a lavorare a piedi, in bici, in bus o in car pooling, li dà la G.D. di Bologna, azienda di soluzioni industriali. Mentre Anthea, società di multiservizi partecipata del Comune di Rimini, ha deciso la scorsa estate di mettere in palio una serie di premi per i propri dipendenti che percorrono più chilometri, sempre sulla bicicletta, nell’arco di tre mesi. Insomma, la rivoluzione della mobilità sta tirando la volata per raggiungere il traguardo degli spostamenti a impatto zero. Così come si fa in molti Paesi all’estero già da diverso tempo: il Belgio, primo della fila, dal 1999 ha deciso di rimborsare chi usa la bici e non l’auto con incentivi da 22 centesimi a chilometro; adesso sono circa 400mila le persone che hanno aderito al progetto, ricevendo in media 230 euro annui, che si traduce per casse dello Stato in 92milioni all’anno di spesa. O meglio, di investimento, visti i benefici per la salute dei cittadini e per l’ambiente in cui tutti noi viviamo.
Secondo la European Cyclists’ Federation l’economia della bicicletta è da valutare attorno ai 510 milardi di euro. Benefici economici ma anche di salute e di buon umore. Infatti sembra da un altro studio, che i Paesi più felici siano quelli dove si va di più in bicicletta, dalla Danimarca all’Olanda. Paesi dove oltre al taglio dei consumi di carburanti, è migliore la qualità dell’aria, l’inquinamento acustico è più limitato, con benefici per la salute di adulti e bambini. Per non parlare della riduzione del traffico, del contenimento dei costi ambientali e sociali, e così via.
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