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Novantuno a dieci: il confronto 2019-2020 parla chiaro. È il computo delle granfondo organizzate nella stagione “pre-covid” rispetto a quelle andate in scena nel primo anno dell’”era” pandemica. Vale la pena precisare che nei 91 conteggiati nel 2019 non sono incluse le granfondo “piccole” o “piccolissime”, ma solo i principali eventi organizzati sotto l’egida Fci e Acsi. Il raffronto, altrimenti, sarebbe ancora più impietoso …
I ciclofondisti si domandano adesso cosa potrà riservare loro questo 2021. Essendo a marzo dovremmo essere a inizio stagione, se vivessimo un periodo normale. Molti organizzatori hanno comunque messo in calendario le loro Granfondo, pur con tutte le incognite del caso, le possibili “chiusure”, e i costi connessi al rispetto dei protocolli normativi anti-covid da rispettare. Al momento, inizio marzo 2021, condizioni e prospettive sono tutt’altro che facili e rosee, è evidente, al punto che già in molti stanno cercando di organizzarsi mettendo in molto formati e soluzioni alternative alla classica granfondo come l’abbiamo sempre intesa qui in Italia. Ecco allora, la riscoperta e la valorizzazione di esperienze ciclistiche che accantonano l’agonismo (molto più complesso da gestire), che distanziano solo fisicamente i ciclisti. Il Giro nel Parco che vi abbiamo raccontato qui è stata nel 2020 una delle prime esperienze in questo senso; ma oltre a questi “cicloraduni distanziati” si stanno facendo largo anche formati che riscoprono piccole o grandi avventure in bici da fare in autonomia, magari con il sigillo e l’ufficialità di un riconoscimento ufficiale che può essere ottenuto semplicemente utilizzando i dispositivi di tracciamento satellitare che oggi sono una costante per quasi tutti i ciclisti. Il neonato circuito per bici da corsa Kom You oppure il Tour degli Imperatori sono solo due esempi in questo senso, ma anche moltissimi altri formati simili stanno prendendo forma un po’ in tutto lo Stivale.
La nuova dimensione del ciclismo amatoriale
Tanti dicono che queste formule stanno effettivamente strutturando la nuova dimensione del ciclismo amatoriale, che può rimanere condiviso pur essendo molto meno di massa e che con l’avallo di una pandemia si appresta ad eclissare un formato – quello delle granfondo classiche – che in fondo era già un po’ stanco ancora prima che arrivasse la batosta chiamata “Covid-19”.
Tant’è, saranno i prossimi mesi – o forse i prossimi anni – a dirci se questa previsione era vera, se e come si riorganizzerà l’organizzazione e la gestione del movimento cicloamatoriale di massa, che ricordiamocelo, in Italia muove interessi economici di non poco conto.
Appunto, proprio alla luce della “maledetta” stagione 2020, proviamo a fare i conti su quanto il Covid-19 abbia pesato sulle casse del settore amatoriale di casa nostra, di quello “classico”, ovvero quello delle granfondo come le abbiamo sempre conosciute.
Il deficit delle granfondo 2020
Granfondo Strade Bianche con 6.000 ciclisti al via; Nove Colli con 12.000 partenti; Maratona dles Dolomites con 9.000; L’Eroica con più di 8.000. Numeri alla mano, sono questi i quattro grandi eventi ciclistici di massa del nostro Paese, tutti inesorabilmente annullati nel 2020. È per questo che come riferimento per fare conti economici del granfondismo prendiamo senza dubbio questi, prima di tutto perché a livello quantitativo assorbono una quota decisamente maggiore rispetto a quella che totalizza tutto il resto degli eventi – medi, piccoli o piccolissimi che siano – granfondistici d’Italia, e secondo poi perché proprio le grosse proporzioni che li caratterizzano ci permettono di quantificare con maggiore precisione e attendibilità una serie di dati economici che negli altri casi è praticamente impossibile controllare.
Foto Paolo Martelli
Un mancato guadagno di 3,5 milioni di euro
I principali, e in un certo senso unici, dati che permettono di quantificare la perdita – anzi, il mancato guadagno – registrato nella stagione 2020 sono quelli dedotti dal numero degli iscritti. L’esperienza delle stagioni precedenti ci autorizza a dire che senza pandemia e quindi senza annullamento i quattro eventi in questione avrebbero anche nel 2020 fatto registrare il “sold-out”, esaurendo tutti i pettorali disponibili (in tutti i casi c’è il numero chiuso). Dunque, in questo senso il volume d’affare della Strade Bianche si aggira almeno sui 450.000 euro (la quota di iscrizione minima 2020 era 75 euro per poi aumentare se l’adesione avveniva a ridosso dell’evento); sempre secondo questo criterio la Nove Colli raggiunge almeno 1.320.000 euro (110 euro l’iscrizione), la Maratona delle Dolomiti almeno 1.089.000 euro (121 euro iscrizione 2020) e l’Eroica almeno 600.000 (iscrizione 75 euro). È un mancato guadagno che è pesato in modo diverso sulle tasche dei rispettivi comitati organizzatori: a rimetterci di più – certamente – sono stati gli eventi che erano in programma a inizio stagione, sui quali l’improvvisa pandemia ha mandato in fumo strutture e risorse organizzative messe già in moto per allestire eventi mai disputati: è ad esempio il caso della preparazione dei “pacchi gara”, dei gadget e ai relativi impegni presi con gli sponsor.
Meno danni in questo senso avranno avuto gli eventi in programma più avanti, che hanno avuto più tempo per prendere una decisione definitiva e di conseguenza per mettere in stand-by le eventuali spese organizzative.
Dove sta la vera perdita
Certo è che, a parte il mancato guadagno legato alle iscrizioni, la vera perdita economica che la pandemia ha prodotto rispetto al movimento granfondistico è legata a tutto l’indotto che questo tipo di movimento normalmente produce: ristoratori, albergatori e strutture turistico/ricettive hanno letteralmente visto azzerare i cospicui introiti che tradizionalmente gravitavano attorno ai quattro grandi eventi di cui stiamo parlando. Evidentemente di indotto si deve parlare non solo per quel che riguarda le spese di soggiorno dei singoli partecipanti, ma spesso di tutti gli accompagnatori che si muovono assieme ai ciclisti. La Maratona delle Dolomiti in questo senso ha fatto scuola, in quanto primo evento granfondistico a strutturare l’offerta “iscrizione + alloggio”. È impossibile quantificare in modo preciso il volume d’affari dell’economia turistica prodotta nei giorni della Maratona. Valgono però i dati ufficiali relativi alle presenze turistiche nella Val Badia (sede di partenza e arrivo della “Maratona”) , che nel bimestre giungo/luglio 2020 ha visto un calo di presenze del 33 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019 (273.298 vs 410.112). Questo calo, evidentemente, è da imputare soprattutto al mancato svolgimento della Maratona dles Dolomites oltre che dei due eventi cicloturistici Sellaronda Bike Day e Dolomites Bike Day.
Sempre per parlare di numeri restando alla “Maratona”: si fa presto a quantificare perdite milionarie se si considera che in occasione della granfondo dolomitica, di solito il 40 per cento dei 12.000 iscritti opta per il pacchetto “partecipazione + alloggio”, che ha un costo medio di 570 euro. La cifra totale? di 2.736.000 euro.
Se ci spostiamo a Cesenatico, invece, ovvero nella città della Nove Colli, possiamo ricordare che quello della granfondo romagnola è l’evento che da anni tradizionalmente dà il via alla stagione turistica estiva, che vede riaprire tutti le piccole e grandi realtà ricettive e della ristorazione che costituiscono un pilastro dell’economia locale e regionale. A proposito di Nove Colli e a proposito di soldi, vale la pena di segnalare che la granfondo romagnola nel 2017 è stata oggetto di uno studio accademico (una tesi di laurea) che ha quantificato che l’evento ciclistico amatoriale ha un impatto positivo sull’economia del territorio tale da produrre un indotto di almeno 13 milioni di euro, se si considerano le iscrizioni, l’economia della ristorazione e della ricezione alberghiera, il merchandising legato all’evento e il grosso volume di denaro mosso dagli sponsor coinvolti e dalla relativa fiera per il pubblico che si svolge nei giorni precedenti la “gara”. Tredici milioni di euro, che nel 2020 sono andati irrimediabilmente persi.