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Percorsi che partono dal nulla e finiscono nel nulla. Asfalti improbabili, per non dire di certa segnaletica, incroci che non si sa come attraversare, pali della luce in mezzo, anche rallentatori e piccoli dossi. Il mondo delle piste ciclabili fatte male è variegato e, soprattutto, non finisce mai di stupire. A fonte di posti sul pianeta dove pedalare con meraviglia o altri dove pedalare è un’arte volando molto più basso e specie in ambito urbano, ecco un po’ di cattivi esempi su come non fare piste ciclabili. Fra cose che ci si chiede com’è che siano state anche, solo, pensate. Sono, peraltro, argomento che stimola ironia e sgomento sul web tanto da avare anche pagine Facebook dedicate. E sono tante le città, in Italia, che hanno visto pubblicate in rete foto di obbrobri metropolitani pseudo ciclabili.
Ma come si fa a pedalare qui?
Ma come si fa a … non sbattere contro il muro?
Spesso, va da sé, l’assurdità di certe situazioni deriva dall’incompetenza di chi è nei cosiddetti uffici preposti e che disegna ciclabili sulla carta, senza avere un collegamento con la realtà. O è un pastrocchio legato alla burocrazia. Come nel caso della ciclabile a Moncalieri (To), prevista sì dal piano regolatore, ma che si spegne contro un muro grigio che delimita un terreno privato. E così qualcuno ha pensato di creare un passaggio immaginario, ispirandosi al cartone animato Willy il Coyote. Suonando un “Beep Beep” con il campanello, chissà, forse si passa dall’altra parte.
Ma come si fa a … passare qui?
Fra le immagini che più “hanno fatto il giro del web” – come si suol dire – quella della verniciata rosso sangue che supera un asfalto sgarrupato, vira pericolosamente a destra su un tratto di minuscolo marciapiede costeggiando il muretto di una scuola, per poi azzardare un attraversamento della strada.
Una storia iniziata ad Erice ormai nel 2014, in provincia di Trapani e finita peraltro anche in tribunale, per il contenzioso fra il Comune e la ditta appaltatrice (che avrà 70mila euro dall’amministrazione comunale). La “ciclabile” oggi non c’è più.
Ma come si fa a … proseguire?
Anche questa è un’immagine che negli ultimi tempi ha fatto furore sui social. Siamo a Milano in via Azzo Carbonera e c’è una bella ciclabile che finisce contro la staccionata. Di esempi simili le nostre città sono piene, ahinoi. Va detto che il progetto è da definire. Ciclabili che si interrompono così, senza dare scampo al ciclista urbano, per non dire di quelle ad ostacoli con decine di pali in mezzo, non sono l’esempio da seguire.
Ma come si fa a … fare i cento metri ostacoli?
Ed eccola qui, la ciclabile di via Giuseppe Berto all’Eur, a Roma. E’ il classico esempio utilizzato quando c’è da spiegare “come non fare una pista ciclabile”. Rimane il mistero sul perché i rallentatori, gli ostacoli, tocchino sempre ai ciclisti e mai – davvero di rado, dai – agli automobilisti. La foto per fortuna ora sarà solo un brutto ricordo: gli archetti sono stati rimossi a fine gennaio 2021. L’annuncio era stato dato da Salvaiciclisti Roma, che con l’occasione ha ricordato che i “parapedonali, grazie ad un ricorso di Fiab Faenza al Ministero dei Trasporti, da ottobre 2020 erano pure diventati illegali” (buono a sapersi, per altre situazioni).
Ma come si fa a … capirci qualcosa?
L’ultima arrivata nella classifica delle peggiori soluzioni per la ciclabilità urbana arriva da Pescara. Poche centinaia di metri fatti talmente male, con un’accozzaglia di segnaletica orizzontale a dir poco “Arlecchino” tanto che lo stesso sindaco è stato costretto a riconoscere l’errore, parlando di “ginepraio incomprensibile di colori e linee” (tutto però era già ben indicato nella determina dei lavori). Una storia che parte da lontano, con il primo tratto di percorso ciclabile in sede protetta realizzato dalla precedente amministrazione. Così avrebbe dovuto proseguire, ma sarebbero scomparsi 35 posti macchina: e dunque le proteste dei residenti e degli esercenti ed ecco la variante. Un caso simile a tanti altri in Italia, insomma. Nelle intenzioni avrebbe dovuto essere una Zona 30. L’incomprensibile risultato ha scatenato un’ironia notevole sui social: c’è anche chi ha posizionato la “ciclabile” su Marte per accogliere Perseverance. Ora si attende che venga tutto cancellato e rifatto (bene, si spera). In copertina e qui le foto di ciò che appare in via della Pineta a Pescara, con l’incomprensibile “ciclomacchinale”. Le foto sono state pubblicate sulla pagina Facebook di Fiab Pescarabici, che per prima ha lanciato l’allarme, evidenziando l’errore. Anzi, l’orrore.