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Si fa presto a dire “casco da bici”: oggi il panorama merceologico di questo articolo così importante per praticare ciclismo è a dir poco complesso, con modelli e tipologie studiati per adattarsi alle esigenze dei vari stili di riding, delle varie biciclette e delle tante discipline che “segmentano” l’universo bici. Si differenziano anche in base all’anatomia della testa? Sì, ma di questo abbiamo parlato più nel dettaglio qui, di come scegliere e usare sul casco giusto in base alle proprie caratteristiche.
Questa volta, invece, andiamo alla scoperta delle caratteristiche tecniche dei caschi per ogni disciplina; e andiamo a vedere perché le varie “famiglie” sono strutturate così.
#1 – Ciclismo su strada da velocità
I caschi per il ciclismo sportivo su strada si dividono in due grosse categorie: affinché siano snelli da indossare e affinché non limitino il piegamento in avanti della testa quando di pedala con le mani basse sul manubrio, entrambi hanno una calotta abbastanza rastremata rispetto alla linea delle tempie, entrambe hanno una calotta che si spinge ad abbracciare una porzione della nuca, ma si differenziano per la diversa architettura delle feritoie di aerazione.
I caschi per le discipline stradistiche di velocità, in questo senso, sono quelli provvisti di una calotta “chiusa”, che limita le zone di ingresso dell’aria, che di conseguenza migliora la penetrazione aerodinamica a scapito della ventilazione. Sono i cosiddetti caschi “aero”, perfetti per chi cerca le massime velocità in pianura e utili anche nella stagione fredda, per le loro qualità protettive e isolanti.
I caschi aero nulla hanno a che vedere con i caschi da strada da cronometro, sui quali l’architettura è disegnata con criteri che enfatizzano ancor più la penetrazione all’aria, ma lo fanno a livelli che non fanno al caso del normale ciclismo su strada, ancorché finalizzato alle massime velocità.
#2 – Ciclismo su strada da salita/caldo
Il complemento dei caschi “aero” per il ciclismo da strada sono i modelli “ventilati”, con feritoie di aerazione che spesso superano le venti unità: sono ottimi quando fa caldo e tra l’altro rispetto ai caschi aero hanno anche il vantaggio di essere più leggeri. Il peso medio di un casco ventilato è tra i due e i trecento grammi, ovvero una cinquantina di grammi in meno rispetto ai casco aero.
#3 – Mtb, discipline di velocità
I caschi destinati alle discipline veloci della mountain bike (ossia il cross country e le marathon) hanno caratteristiche molto simili ai caschi ventilati per il ciclismo su strada: l’aerazione è infatti prerogativa obbligata per questo utilizzo.
La differenza è relativa alla porzione anteriore, dove spesso il casco da mtb cross country ha una visiera (quasi sempre rimovibile) utile per proteggere dai bagliori del sole nelle uscite improvvise dal sottobosco.
Inoltre i caschi per questo tipo di mountain dining hanno talvolta una calotta con una foggia più protettiva sulla nuca rispetto a quel che accade agli omologhi caschi da strada.
#4 – Mtb, discipline trail
Sui caschi destinati al trail biking – ossia a quel mountain biking che mette da parte il cronometro e punta al piacere di pedale su sentieri sia in salita che nelle discese tecniche – la calotta ha una forma adeguatamente protettiva sulla nuca.
La visiera è ancor più pronunciata rispetto ai modelli da cross country. Il peso complessivo, di conseguenza p di qualche decina di grammi maggiore.
#5 – Mtb enduro/free ride
L’elemento discriminante nel momento in cui si passa alle discipline mtb che assegnano maggiore importanza alla discesa e alla tecnica per eseguirla (siamo nel cosiddetto mondo del “gravity”) è la presenza di una mentoniera protettiva, che ci proietta nel segmento dei caschi integrali o full face.
Talvolta i praticanti di enduro prediligono modelli con mentoniera removibile (spesso in uso anche nel trail biking), molto utile per adattare il casco in base alle caratteristiche delle discese che si dovranno affrontare nella specifica situazione o ai tratti in cui c’è bisogno di pedalare e quindi la mentoniera potrebbe recare fastidio.
#6 – Mtb downhill
Quando la discesa diventa l’elemento predominante del riding in fuoristrada la mentoniera assume un ruolo imprescindibile del casco: i caschi da “dh” sono esclusivamente con mentoniera fissa, che in quanto tale assegna al casco anche maggiori caratteristiche di resistenza.
Sui caschi da dh – cosi come si quelli da enduro e da free ride – non manca mai il supporto posteriore per ancorare la maschera.
#7 Slopestyle, dirt jump, street, pump track e trial
È una tipologia di casco, questa, che copre esigenze ad ampio spettro, perché fa al caso di una grossa fetta di discipline “trasversali” e “miste”, che non a caso sono spesso si fanno rientrare sotto il genere cosiddetto “dirt”: modelli così disegnati, con una calotta protettiva sia sulla parte nucale e abbastanza fasciante anche nella zona della fronte, sono adatti per tutte quelle situazioni in cui il riding espone la testa a movimenti improvvisi, salti, “loop” e spesso anche giravolte a 360 gradi. E in pratica il repertorio che raggruppa i cosiddetti “trick” delle discipline con una spiccata componenti acrobatica, lo slopestyle, il dirt jump o ancora il pump track (che porta a guidare una bici specifica su un circuito artificiale fatto di dossi e salti più o meno marcati). Anche la bici trial ha caratteristiche molto simili, e in questo senso anche per questa disciplina un casco di questo tipo è sicuramente il più indicato.
Il casco per questo tipo di utilizzo deve essere solido, resistente ed avvolgente, le feritoie di ventilazione decisamente passano in secondo piano e la porzione di policarbonato che riveste la calotta interna in materiale espanso deve essere robusta e uniforme. Il peso è sicuramente maggiore rispetto a quello di un casco da strada, ma ovviamente inferiore rispetto a un full-face.
#8 Ciclismo urbano
Nulla vieta a nessuno di praticare ciclismo urbano con un caso stradale ventilato o aero, di farlo con un casco da mtb cross country o oppure con uno “nativo” per il dirt, ma sul mercato oggi esistono interessanti proposte studiate specificamente per pedalare in città, che la loro connotazione urbana la guadagnano sia per lo stile casual o il design in grado di abbinarsi all’abbigliamento di tutti i giorni, ma anche per caratteristiche funzionali, che li rendono adatti per l’utilizzo nelle “giungle” urbane.
I caschi urban in questo senso hanno spesso caratteristiche morfologiche molto simili a quelle dei caschi da dirt, ma rispetto a questi ultimi abbondano di feritoie di ventilazione per adattarsi anche al caldo.
Inoltre, molti caschi da città hanno una ingegnosa architettura pieghevole, studiata per produrre il minimo ingombro quando non utilizzati, e per questo essere più facilmente trasportabili e riponibili in borsa.