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«Chi sa fare fa, chi non sa fare inventa», oltre ad essere un vecchio adagio questo è l’incipit del libro “La Biomeccanica applicata al ciclismo” e mai come per lo sport della bicicletta risulta adeguato. Lo ha scritto Luca Bartoli, consulente scientifico e tecnico che da anni si occupa di sviluppo di metodiche di allenamento per il ciclismo e sistemi di analisi biomeccanica dedicati al nostro sport.
Il volume ricorda come per troppo tempo il mondo del ciclismo sia rimasto senza un importante interessamento da parte del mondo scientifico. Proprio questo ha determinato il proliferare di teorie a dir poco fantasiose, basate solo sull’osservazione personale e sull’esperienza empirica dell’enunciatore.
Assieme a Luca Bartoli andiamo allora a vedere – e poi a smentire con valide argomentazioni scientifiche – le leggende metropolitane più ricorrenti che riguardano gli aspetti biomeccanici connessi con il nostro sport. Per non essere troppo accademici lo faremo senza scendere troppo nel tecnicismo, aspetti che invece chi vorrà conoscere potrà farlo con “Luca Bartoli, La biomeccanica applicata al ciclismo, Hoepli, Milano, 2018, 148 pp, 24,90 euro”.
La pedalata perfetta è con le ginocchia “chiuse”
«Assolutamente inesatto: la pedalata giusta è quella dove l’articolazione di anca, ginocchia e caviglia sono sullo stesso piano. E quel piano è determinato da come nei vari individui è anatomicamente angolato il collo del femore. Questo significa che pedalare con le ginocchia chiuse per alcuni può indicare una posizione corretta, ma significa anche che non per tutti sia così».
Se pedali oscillando hai una gamba più corta
«Anche questa è una vecchia storia. Il 90 per cento dei soggetti che hanno una disparità di pedalata – cioè un “basculamento” – hanno un vizio posturale che va prima risolto a monte, ovvero a livello personale e non a livello ciclistico. Non dimentichiamo, poi che quasi tutti hanno una certa dismetria nella lunghezza degli arti, perché nessuno è perfettamente simmetrico. Il fatto è che entro certi valori il fisico è perfettamente in grado di compensare questa disparità, se invece si va oltre no e allora potresti avere problemi in bicicletta. Ad esempio, alcuni ciclisti basculano perché non riescono ad estendere completamente una delle ginocchia, quindi virtualmente hanno una gamba più corta, ma realmente non è così. In questo caso per risolvere il basculamento serve risolvere questo problema al ginocchio».
Alle donne servono selle più larghe perché hanno il bacino più largo
«Questa diceria è nata circa una decina di anni fa, quando si presumeva che la donna avesse un bacino più largo dell’uomo per il semplice motivo che i disegni di anatomia cui si riferivano in tanti riportavano una diversa proporzione nel bacino dell’uomo e della donna. Se invece vai a paragonare questi due elementi anatomici in proporzione ti accorgi subito che nella maggior parte dei casi la donna ha un bacino più minuto rispetto all’uomo. È proprio questo il motivo per cui la maggior parte delle cicliste affermano di trovarsi bene con le selle usate dagli uomini, che a differenza di quelle da donna hanno una larghezza inferiore. Al contrario, le selle più larghe che fino a qualche anno fa erano considerate come selle per le donne oggi sono praticamente scomparse dal mercato, proprio perché le aziende produttrici hanno preso atto di questo errore di base. E il fatto che tante donne comunque si trovassero bene con quei modelli è dovuto al fatto che tante donne facevano ciclismo a bassa intensità e quindi quei modelli andavano anche bene, perché magari la loro ampia superficie di appoggio le faceva sembrare anche più morbide. Ma non erano comunque le selle più adatte a loro, o meglio alla maggior parte di loro».
Più abbassi il manubrio, più sei aerodinamico
«È un concetto che abbiamo sfatato lavorando in galleria del vento. Potrebbe sembrare così, ma quando lo vai a misurare non lo è. Innanzitutto è necessaria una premessa. Le regole aerodinamiche valide per il ciclismo non sono quelle del mondo dell’automotive, dove si considerano situazioni aerodinamiche che si verificano da 90, 100 all’ora in su. Nel ciclismo le velocità sono più basse, questo significa che le situazioni aerodinamiche da studiare sono principalmente quelle che analizzano come l’aria “esce” dal corpo, non come lo impatta frontalmente, visto che proprio dietro il corpo l’aria in uscita crea turbolenze negative in termini aerodinamici. Ora, quel che spesso accade se io abbasso molto il manubrio, è che il bacino non riesce a produrre una rotazione tale da schiacciare anche la schiena: questo produce una sorta di “scalino” nella superficie esposta all’aria, scalino che crea turbolenze che per modo di dire “risucchiano” da dietro il ciclista, con un evidente risultato penalizzante in termini aerodinamici. In sintesi, questo significa che schiacciare il manubrio verso il suolo può essere aerodinamicamente premiante solo per quegli individui che contemporaneamente riescono a schiacciare tutto il resto del busto».
La sella ottimale è quella che consente di muoverti avanti e indietro
«Lo spostamento sulla sella non è mai una soluzione, ma un rimedio che mette in atto il corpo quando si accorge che la sella su cui siede non è adeguata. In quei casi lo spostamento in avanti e indietro sulla sella è visto come un vantaggio per risolvere un problema, ma in realtà esprime un disagio. La sella ideale è quella sulla quale siedi il più possibile fermo. Ovviamente questo vale entro certi limiti, perché se fai ultracycling e devi stare in sella per più di dieci ore è normale che devi cambiare punto di seduta o peggio devi cambiare la sella, perché altrimenti ti vengono le piaghe … Quel che è certo è che non esiste la sella migliore per tutti, ma la sella più giusta per ognuno».
Nelle cronometro e nel triathlon serve sedersi in punta di sella
«Anche per questo caso vale lo stesso discorso fatto sopra: il punto di seduta giusto è uno soltanto, arretrare o come viene automatico per tanti nelle cronometro avanzare, significa avere un assetto sbagliato. Il successo della moderna generazione di selle corte, ossia quelle prive della tradizionale punta, sta appunto a dimostrare tutto questo».
Nelle moderne mtb da 29” il manubrio deve essere più largo
«In questo caso c’e stato un fraintendimento: è vero che con la ruota più grande c’è un problema di leveraggi e quindi hai bisogno di un manubrio più largo per condurre la bici, ma in realtà il manubrio delle mtb è prodotto in misura unica solo per esigenze di economia produttiva, visto che dopo l’acquisto andrebbe necessariamente tagliato in base alla conformazione anatomica di ciascuno. E invece nessuno lo taglia. Questo crea non pochi problemi soprattutto per gli individui di piccola statura, proprio quelli che le mtb da 29 pollici neanche dovrebbero usarle, appunto perché troppo piccoli. Quindi, il manubrio di una 29 pollici dovrebbe essere solo leggermente più grande a quello di una 26 pollici, ma in ogni caso deve essere proporzionato all’anatomia dell’utilizzatore, in particolare alla larghezza delle spalle».
Il giusto assetto in sella è declinabile su ogni tipo di bicicletta sportiva, sia da corsa, sia da mtb
«Diciamo che i criteri con i quali vai a regolare la posizione su una bicicletta sono gli stessi, ma il risultato che puoi ottenere sui differenti mezzi è completamente diverso. Affermare questo è come dire che la posizione che un motociclista ha sulla moto da cross è uguale a quella che ha sulla moto da pista. Evidentemente non è così».
Nella mtb la sella deve stare più in basso rispetto alla bici da corsa
«È un altro malinteso, dovuto al fatto che si tende a mantenere le stesse condizioni senza vedere che tipo di bici hai. Nelle stesse mtb la posizione della sella può essere diversa tra un modello e l’altro. Prendiamo ad esempio le full suspended, dove dobbiamo considerare l’affondamento determinato dalla sospensione quando ci si siede. Questo incide non solo sull’altezza, ma anche sulla inclinazione della sella, che andrà necessariamente adeguata. Ancora, quando regolo l’altezza della sella di una mtb devo considerare l’altezza del movimento centrale da terra, che è più alto di quello della bici da corsa, quindi dovrò anche considerare la necessità di poggiare i piedi a terra. Diciamo che non è che l’altezza sella di una mtb sia diversa da quella di una bici da corsa, è semplicemente diversa».
Selle con il foro? Adatte solo ai maschi
«Potrei dire che forse è proprio il contrario … Sia nell’uomo che nella donna quando ci si schiaccia sul manubrio e il bacino ruota in avanti si ha uno schiacciamento dei tessuti molli. In questa situazione la sinfisi pubica diventa una sorta di mannaia tra la sella e l’osso. Quello che semmai fa la differenza è che in questa posizione il foro di scarico dovrebbe essere più anteriorizzato, nelle donne più indietro. Questo perché la parte esterna dei genitali è diversa tra i due sessi. Quindi in generale le selle con il foro possono adattarsi sia agli uomini che alle donne. Dire che questo genere di selle è più indicato per le donne è anche possibile, ma se è così è solo perché le donne hanno una maggiore flessibilità del bacino, non per differenze di tipo anatomico».
Se hai dolore lombare il manubrio è troppo basso
«Sbagliato. Se hai il mal di schiena significa che il tuo bacino è bloccato e questo può dipendere da “enne” motivi. Più che al manubrio basso dovremmo guardare all’equilibrio che su quel mezzo ha la catena cinetica di tutto il corpo. I dolori sono spesso in zona lombare perché quella regione è proprio il fulcro di tutti i movimenti corporei. Insomma, un manubrio basso può essere una delle cause di mal di schiena, non l’unica. Può accadere, ad esempio, che anche se arretri troppo la sella hai lo stesso problema».
Se ti formicolano le mani significa che sei troppo allungato
«Inesatto. La cosiddetta parestesia transitoria della mano può dipendere fondamentalmente da due cause. A meno che non ci siano cause di diversa natura queste sono la compressione del nervo ulnare e quella del nervo radiale. Il primo subisce l’aggressione a livello del gomito, mentre il nervo radiale può essere aggredito anche più in alto, a livello della spalla. Compressioni del genere possono essere originate da mille altre situazioni, anche quando sei troppo basso, troppo corto, troppo basso e corto… ».
I pedali a sgancio causano problemi articolari
«Più che i pedali il problema spesso è di chi ti monta i pedali, che ha poca competenza … Battute a parte, è chiaro che quando sei rigidamente vincolato hai dei limiti, ma c’è sempre una posizione neutra che ti fa stare in equilibrio e di conseguenza non ti da problemi. Di sicuro è spesso difficile trovare la posizione neutra di un individuo. Anche per questo esistono pedali automatici con un grado diverso di libertà concessa alla scarpetta. In realtà, se a livello di assetto sei a posto, l’uno o l’altro tipo di pedali non cambiano niente. È solo quando c’è qualcosa che non va che non che continui a muovere il piede per cercare il tuo equilibrio e in quel caso il pedale automatico con una certa libertà serve davvero».
Per determinare la giusta altezza sella è sufficiente una formula matematica
«No, le formule fisse possono essere solo genericamente indicative. I tre parametri per determinare la corretta distanza sella/pedali sono: in primo luogo il cavallo, poi il rapporto tra lunghezza del femore e della tibia e infine il terzo parametro che si talvolta si sottovaluta è l’elasticità muscolare. Ad esempio potrei avere due soggetti con la stessa lunghezza delle gambe ma con diversa elasticità muscolare, di conseguenza la loro altezza sella dovrà essere diversa».