VenTo:Venezia Torino in bicicletta, un sogno che può diventare realtà.
Si chiama VenTo e nella semplicità del nome c’è tutto. C’è Venezia che sfuma verso Torino. C’è il Po, che di queste sfumature è la memoria storica, il presente anonimo e il futuro migliore, volendo. E soprattutto c’è un progetto, in parte già realtà, di una pista ciclabile lungo tutta la dorsale del Grande Fiume, che porterebbe acqua alla nostra economia desertificata grazie al cicloturismo.
Per dimostrarlo, a fine maggio scorso è stato organizzato un viaggio in bicicletta, dal Monviso a Venezia, fatto su un percorso ciclabile “naturalmente esistente lungo le sommità arginali del Po”, spiega Paolo Pileri, 46 anni, insegnante di Tecnica e Pianificazione Urbanistica al Politecnico di Milano, ideatore del progetto VenTo nonché capo spedizione. Alla sua ruota Diana Giudici e Alessandro Giacomel, architetti e suoi assistenti, cioè quelli con cui condividere tutto, a cominciare dai sogni. Al seguito anche Chiara Catarozzolo, studentessa a Milano e quindi ciclista per forza e per amore, ed Ercole Giammarco, appassionato di cicloturismo, che crede così tanto a questo progetto da promettere alla sua famiglia di tornarci con loro, quando sarà completato.
Aggregati anche Paolo Casalis, Pino Pace e Stefano Scarafia, che in “VenTo, il Po a due ruote” (filmvento.wordpress.com) hanno raccontato e lasciato raccontare il fascino di questa storia.
Quindi pronti-via, con le cinque bici che sono cinque muli, cariche di borse grandi e piccole, davanti e di fianco ma anche di dietro, su un carrello che sembra un ciclo-rimorchio. Uno sforzo moltiplicato per otto giorni, quindici tappe e 630 km, per spiegare nelle conferenze e dimostrare con l’esempio che una pista ciclabile che attraversi tutta la Pianura Padana è possibile, anzi auspicabile, anzi quasi del tutto esistente. E che si può completare “al costo di 80 milioni di Euro che è pari a circa 2 km di autostrada, per 2mila posti di lavoro” dice ancora Paolo al megafono, prima di partire, perché “il cicloturismo all’estero muove 100 milioni di Euro di indotto e invece oggi qua non viene nessuno”.
Dopodichè, cieli bianchi e viola, cieli di giorno e di notte, cieli di sole e di pioggia, che un ciclista non è un ciclista se non prende la pioggia. Pianura sconfinata e storia dell’arte, sterrati dimenticati e statali da dimenticare. Brava gente e cose buone, da mangiare e da bere. Bici in spalla per salire sui treni, scendere dai ponti, saltare sui battelli. L’acqua dei canali, delle risaie e del Po; che visto dal Po, fa ancora più impressione. E il mare.
Nel documentario, on line proprio in questi giorni, c’è questo e tanto altro: riprese fatte con telecamere tipo Sony Z7 usate in bici senza mani; montaggio con salti all’indietro nel tempo per capire cosa potremmo avere davanti e una colonna sonora da road movie, per dire che l’America è anche qui, basta guardare bene.
VenTo è scritto da Venezia a Torino ma è raccontato al contrario, perchè il vento cambia. Speriamo che qualcuno se ne sia accorto.
Alessandro Avalli
Da allora (era il 2014):
il 27 luglio 2016 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa per la progettazione e realizzazione della ciclovia Ven-To;
il 28 settembre 2017 è stato pubblicato il bando di gara per l’affidamento della progettazione e fattibilità tecnica dell’intervento.
Dal 25 maggio al 3 giugno VI edizione del Ventobicitour, due week end di pedalate collettive.
Per informazioni progetto.vento.polimi; ventobicitur